giovedì 17 maggio 2012


Maria Cristina, amore per la vita oltre il cancro, di Rita Coruzzi, Avvenire, 17 maggio 2012  

Ha rinunciato alle cure per fermare il cancro pur di portare avanti la sua terza gravidanza. Le «virtù eroiche» di Maria Cristina Cella Mocellin – nata a Cinisello Balsamo il 18 agosto 1969 e decevuta a Carpanè (in provincia di Vicenza e diocesi di Padova) 22 ottobre 1995 – possono essere riassunte in questa scelta che si inserisce in una vita contrassegnata da una profonda intimità con Dio. E domani si chiuderà la fase diocesana del processo di beatificazione con una celebrazione nella chiesa di Valstagna alle 19 che sarà presieduta dal vescovo di Padova, Antonio Mattiazzo. Un percorso durato oltre tre anni che era stato anticipato da un cammino studiato dal vicariato di Valstagna-Fonzaso, dove la famiglia Mocellin aveva trovato la sua residenza.
Io divento santa nella misura in cui mi svuoto di tutto, rimuovo dalla mente, dal cuore e dalla vita ogni impedimento per farmi penetrare completamente dall’amore di Dio. Più concretamente, significa vivere con molta semplicità la vita di ogni giorno, nella famiglia, nello studio, nel rapporto con te, Carlo», scriveva la donna al fidanzato il 20 marzo 1990. Eppure nella sua ordinarietà Maria Cristina è risultata straordinaria. Fin da bambina ha sempre avuto un carattere deciso. Legata alla sua famiglia, alle attività dell’oratorio, il suo pensiero era di fare la volontà del Signore, a discapito della propria. Lo dimostra la decisione di portare avanti la terza gravidanza, sebbene malata di cancro, ritardando le cure che forse avrebbero potuto salvarla, sacrificando la vita per una ancora più importante: quella di suo figlio. A Riccardo scriveva queste parole in una bellissima lettera con cui voleva spiegargli il motivo della sua scelta e rassicurarlo per non farlo mai sentire in colpa: «Caro Riccardo, tu devi sapere che non sei qui per caso. Il Signore ha voluto che tu nascessi nonostante tutti i problemi che c’erano. Papà e mamma, puoi ben capire, non erano molto contenti all’idea di aspettare un altro bambino, visto che Francesco e Lucia erano molto piccoli. Ma quando abbiamo saputo che c’eri, t’abbiamo amato e voluto con tutte le nostre forze. Ricordo il giorno in cui il dottore mi disse che diagnosticava ancora un tumore all’inguine. Mi opposi con tutte le forze al rinunciare a te, tanto che il medico capì già tutto e non aggiunse altro. Riccardo, sei un dono per noi. Fu quella sera, in macchina, che ti muovesti per la prima volta. Sembrava che mi dicessi: grazie mamma che mi vuoi bene».
 Il marito Carlo Mocellin dice ancora oggi che non è del tutto corretto affermare che Cristina abbia rinunciato alle cure per salvare il figlio: lei avrebbe voluto vivere e crescere tutti i suoi tre bambini. Era consapevole dei rischi che correva nel procrastinare le cure, ma la vita era sacra per lei, e non l’ha mai messa in discussione. Anche nella sofferenza, durante il periodo della sua malattia, lei ha continuato ad abbandonarsi al Signore. In questo si percepisce la santità di Maria Cristina, che viveva personalmente quanto scriveva nel suo diario come «credo del sofferente»: «Credo che Dio non permetterebbe il dolore se non volesse ricavare un bene segreto e misterioso, ma reale. Credo che non potrei compiere nulla di più grande che dire al Signore: sia fatta la tua volontà».  

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