India - Per pochi euro le donne diventano «incubatrici», Avvenire, 17
maggio 2012
Nel nord della città indiana di Dehli
c’è un appartamento lurido, con le pareti scrostate e piene di foto di neonati,
dove si producono bambini conto terzi. Al suo interno ci sono donne scalze e analfabete
che una società specializzata, la Wyzax Surrogacy Consultancy, paga fino a
5mila euro per fare da incubatrici umane. In quella casa è entrato un giornalista
del quotidiano britannico Daily Mail, David Jones, che ha raccontato il suo
viaggio nella «fabbrica dei bambini su misura», ultimo segmento della catena di
montaggio in cui si usano «ovuli di belle esteuropee e seme di ricchi
occidentali, mescolati in un laboratorio americano, ed embrioni impiantati in
donne disperate in un sobborgo indiano». a maternità surrogata va fortissimo: se ne è
parlato anche questa settimana perché il figlio del candidato repubblicano alla
Casa Bianca, Mitt Romney, l’ha scelta per avere i suoi figli. In India, meta
prediletta, è così di moda che fra le signore locali sta fiorendo il mercato
delle pance di gommapiuma, quelle che usava Bree Van De Kamp nella serie tv
«Desperate Housewives» per intestarsi la gravidanza della figlia: sono vendute
in set, per simulare i vari stadi della gravidanza, a 18 dollari (con realismo,
pare: una donna avrebbe raccontato al produttore di sentirsi davvero incinta
con la pancia finta addosso). La Wyzax, che sta stringendo accordi con la
clinica Bourn Hall di Cambridge (quella in cui nel ’78 è stata creata la prima bambina
in provetta, Louise Brown), si presenta come il primo «negozio tutto compreso
per la gravidanza esternalizzata». L’equivalente della produzione lowcost di
auto all’estero. Con un modello che supera quello fordista, l’azienda
«ottimizza» costi e risorse offrendo un servizio completo ai clienti che
desiderano un figlio con corredo genetico simile al proprio al prezzo più basso
possibile. Per guadagnarsi la propria paga, racconta David Jones, le donne
devono soltanto stare sdraiate a guardare la tv, mangiare cibi nutrienti e
lasciarsi bombardare di ormoni. farsi fabbricare i figli sorgono diversi
problemi, prima di tutto quelli legali su nazionalità e riconoscimento dei minori
(anche se la società promette di risolvere tutto via call center). E anche il
processo produttivo può avere inconvenienti, come l’aborto selettivo dei feti
considerati «in eccedenza» (ottenuti quando in una donna si impiantano molti embrioni
contemporaneamente, per risparmiare), chiamato «riduzione» in gergo aziendale. Alle
volte capita anche che alla dogana i pacchetti vengano aperti, così gli
embrioni inscatolati non hanno altra destinazione che la spazzatura. I maggiori
acquirenti sono gay, ma a Jones è stato intimato di non spifferarlo alle donne:
questa informazione potrebbe sconvolgerle. Nessuno choc invece, assicurano, al momento
del distacco dal bimbo: «Non sono affezionate, sono mentalmente preparate e
saranno pagate, ecco tutto». La venticinquenne Pahki cerca di non pensare a chi
siano i genitori: «Se lo vedo penso che sarò triste, ma se non lo vedo forse
non lo sarò». Valentina Fizzotti
Nessun commento:
Posta un commento