29/09/2011 - IL CASO - Aids, il vaccino della speranza, di Gian Antonio Orighi, http://www3.lastampa.it/
La speranza di vincere il flagello dell’Aids ha da ieri un solido appiglio. Un team di investigatori spagnoli ha infatti annunciato ieri i primi risultati di un vaccino che è riuscito a indurre una risposta immune contro la malattia nel 90% dei casi. Non solo: gli effetti durano almeno un anno nell’85% dei casi e non hanno causato problemi collaterali tali da compromettere la salute dei volontari a cui è stato inoculato.
Il farmaco agisce sul sottotipo B dell’Hiv, quello prevalente in Europa e negli Stati Uniti, ed è frutto di una jointventure tra il Consejo Superior de Investigaciones Cientificas (Csic) e gli ospedali Gregorio Marañon di Madrid e Clinic di Barcellona. I lusinghieri risultati, appena pubblicati sulle prestigiose riviste «Journal of Virology» e «Vaccine», sono stati ottenuti nella Fase 1 della ricerca su 30 volontari sani, 24 dei quali hanno ricevuto per via intramuscolare il vaccino in 3 dosi, mentre gli altri 6 sono stati trattati con placebi. Le «cavie» sono state seguite per 48 settimane.
«I risultati devono essere presi con cautela, visto che il trattamento è stato provato solo su 30 volontari e, benché stimoli una risposta potente nella maggioranza dei casi, è presto per prevedere se le difese indotte preveniranno l’infezione», mette le mani avanti Felipe Garcia, capo del team del Clinic. Il vaccino MVA-B - assicura comunque il ricercatore Mariano Esteban «ha dimostrato di essere potente come nessun altro vaccino in fase di studio». Già nel 2008, in sede di sperimentazione animale, aveva mostrato un’efficienza molto elevata su topi e macachi. Ora, grazie all’elevata risposta immunologica negli esseri umani, la sperimentazione clinica sarà condotta anche su volontari con infezione da Hiv.
La storia di questo vaccino nasce nel 1999, quando il team di ricerca di Esteban inizia a lavorare su MVA-B, il cui nome deriva dalla sua composizione, basata sul virus Ankara modificato. Iniettarlo in un volontario sano - spiegano gli studiosi - è stato come allenare il suo sistema immunitario a combattere contro i componenti del virus. «È come se memorizzasse una “foto” dell’Hiv, rendendolo capace di riconoscerlo, se lo dovesse incontrare in futuro», spiega Esteban. In questo senso giocano un ruolo importante sia gli anticorpi sia determinate cellule-chiave, come i linfociti T CD4 e CD8.
«Il nostro vaccino ha dimostrato di essere capace di stimolare sia le cellule sia gli anticorpi, ma adesso i prossimi passi, vale a dire le fasi 2 e 3, devono evidenziare se queste difese sono sufficienti a proteggere completamente gli esseri umani dalla malattia», aggiunge García. Già la prossima settimana comincerà una seconda parte della fase preliminare: si tratterà di testare l’efficacia e la sicurezza del vaccino su 30 pazienti malati. L’obiettivo è provare se il vaccino è capace di controllare tutta la «carica virale» dell’Hiv.
Se la ricerca continua a produrre risultati positivi, il team spagnolo stima che, forse, entro cinque anni si potrà passare alla fase 3, cioè alla sperimentazione di massa. «Una risposta immune al 50% sarebbe sufficiente per la commercializzazione», sottolinea Bernaldo de Quiros, scienziato del Marañon. Ma c’è di più. Si potrebbe, infatti, usare il vaccino non solo come farmaco preventivo, ma anche come trattamento per chi è già malato di Aids. «Sarebbe un ottimo traguardo anche per i Paesi poveri - conclude García -: così eviterebbero di sobbarcarsi il costo dei costosi farmaci per curare chi è affetto da Hiv».
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