OGNI CINQUE MINUTI UN CRISTIANO VIENE UCCISO PER LA SUA FEDE - Convegno
di Luci sull'Est sulle persecuzioni anticristiane del XXI sec.
ZI11092513 - 25/09/2011
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ROMA, domenica, 25 settembre 2011
(ZENIT.org).- “Ogni cinque minuti un cristiano viene ucciso dovuto alla sua
fede. Ogni anno 105 mila cristiani nel mondo sono condannati al martirio. Un
vero olocausto sul quale purtroppo si parla poco”. Sono questi solo alcuni dei
dati emersi sabato durante il convegno a Roma intitolato “I buoni saranno
martirizzati. Le persecuzioni ai cristiani nel secolo XXI”.
L'incontro si è svolto presso la
Pontificia Università Lateranense, in occasione del ventennale della nascita a Roma
di Luci sull’Est, una associazione di volontariato laico di ispirazione
cattolica che dopo la caduta dell’Unione Sovietica iniziò a inviare libri,
rosari e altri materiali religiosi nei Paesi ex sovietici.
I relatori sono stati: il Vescovo
di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri; l’eurodeputato Magdi Cristiano
Allam; il direttore di Asia News, padre Bernardo Cervellera; e il
rappresentante dell'OSCE per la lotta alla discriminazione contro i cristiani e
direttore del Centro studi sulle nuove religioni (Cesnur), Massimo Introvigne.
L’incontro è stato moderato dal giornalista Julio Loredo.
L'ideologia fondata
sull’autosufficienza dell’uomo
Nel prendere la parola mons.
Negri ha affermato che dal martirio dei cristiani emerge un qualcosa di
significativo del mistero dell’iniquità, poiché esso non è dovuto alla
cattiveria, ma nasce da un odio intellettuale, ideologico, dall’impossibilità
di accogliere il messaggio di Cristo e dall’“ideologia sull’autosufficienza
dell’uomo”, “perché tutte le ideologie convergono, al di là delle loro
diversità, sul fatto che l’uomo è Dio a se stesso”.
Il Vescovo di San
Marino-Montefeltro ha poi parlato del “carisma del martirio” come della “più
grande conferma dello spirito di Dio”. “La modernità – ha aggiunto – finisce nell'ateismo
e l’ateismo finisce nella violenza. La verità ideologica non è inclusiva, ed è
nella esclusione del diverso che si afferma. Per questo nei regimi totalitari i
diversi erano eliminati”. Insomma, “una logica ferrea nella quale non entra il
satanismo o il debosciato”.
Il presule ha poi parlato di una
ideologia appoggiata dai poteri forti definita da Benedetto XVI come
tecnoscienza, ed ha concluso: “I martiri esistono e con il loro contributo ci
invitano a essere cristiani autentici”; e in quanto “appassionati testimoni di
Cristo, sono inesorabili comunicatori della sua vita divina a tutti gli
uomini”.
La persecuzione anticristiana,
una emergenza umanitaria
“L’intolleranza, la
discriminazione e la persecuzione dei cristiani oggi – ha detto Massimo Introvigne
– è una emergenza umanitaria che riguarda tutti. Un problema per la società
civile”.
“Nel libro World Christian Trends
AD 30-AD 2200, il ricercatore David Barrett fissa il numero dei martiri
cristiani nel mondo in 70 milioni, 45 milioni dei quali soltanto nel XX secolo
– ha precisato Introvigne –. Il numero
scende a 160 mila nel primo decennio di questo secolo e si proietta sui 105
mila nel secondo decennio. Vale a dire un martire ogni 5 minuti. Uccisi non a
causa di guerre ma per motivi religiosi”.
La cosa curiosa, ha aggiunto il
direttore del Censur, è che “tutti hanno simpatie per le vittime, eppure c’è
anche un assassino. Ma ‘su questo vi ascolteremo un'altra volta’ come dicevano
a San Paolo”. E tra gli assassini c’è il fondamentalismo islamico, come in
Pakistan dove l'apostasia porta alla pena di morte e si considera blasfemia il
non credere nell’islam. A questo proposito, Introvigne ha parlato di altri 34
casi di condanne a morte simili a quello di Asia Bibi. Ma ci sono anche i regimi comunisti, come
quello della Corea del Nord o della Cina. Oltre ai nazionalismi religiosi come
in India e Indocina.
“E su un piano molto diverso da
quello delle stragi o della tortura – ha precisato Introvigne – anche da noi
esiste l'intolleranza che è un fenomeno culturale; poi c’è la discriminazione
che è un fenomeno giuridico, per arrivare a quello della violenza che da noi è
più raro” come in Francia dove “la polizia indica che vi è un attacco a una
chiesa ogni due giorni”.
In Cina, la fede sboccia tra le
persecuzioni
Padre Bernardo Cervellera,
osservatore attento delle questioni religiose nei Paesi orientali, ha
approfondito la situazione in Cina, di cui al giorno d'oggi abbiamo una
immagine “turistica, con grandi grattacieli, un reddito medio che si è elevato”
ma che continua a non rispettare i diritti umani e porta avanti una
persecuzione religiosa “come non si vedeva dagli anni Cinquanta”.
Il Direttore di AsiaNews ha
quindi citato i tanti casi di presuli in mano alla polizia, perché rifiutatisi
di aderire alla Chiesa patriottica. “E anche di recente, prima delle Olimpiade
del 2007, 37 Vescovi sotterranei sono stati messi agli arresti domiciliari”.
Padre Cevellera ha poi considerato importante in questo panorama “il lavoro
svolto da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, grazie al quale tanti Vescovi
del partito hanno chiesto perdono e si sono reinseriti nella Chiesa”.
“E il fatto che la Chiesa sia più
unita che negli anni '80 spiega anche l’incremento della persecuzione”, un
aspetto che testimonia in fondo “un grande fallimento del partito comunista
cinese, dopo 60 anni di persecuzione”. Ma al di là delle persecuzioni –
conclude Cervellera – la speranza c’è. In questo Paese, “oggi le persone che
desiderano una fede sono milioni, e ogni anno 150 mila cinesi chiedono il
battesimo”.
Contro la dittatura del
relativismo, la certezza dell'identità
L’eurodeputato e giornalista
Magdi Cristiano Allam ha ricordato che nei Paesi islamici “tra i perseguitati 7
su 10 sono cristiani e che dal 1945 a oggi 10 milioni di cristiani sono stati
costretti a lasciare le terre, assieme a un milione di ebrei”.
Il politico egiziano di origine
islamica ha indicato che nel caso dell’islam la persecuzione non è frutto
dell'ideologia ma di ragioni religiose, e infatti l’ebraismo e il cristianesimo
sono considerate delle deviazioni eretiche, mentre l’islam si considera come
l’unica e vera religione chiamata a convertire tutti.
Allam ha quindi ribadito la
necessità di acquisire certezza sulla nostra identità e sulle radici della
nostra civiltà, contrariamente “se diventeremo una landa deserta, saremo terra
di conquista”.
L'ex direttore del “Corriere
della Sera”, convertitosi al cattolicesimo e battezzato in San Pietro nel 2008
da Papa Benedetto XVI, ha considerato “il relativismo come una ideologia perché
si nega l’uso della ragione e si vieta di valutare i contenuti delle religioni,
che in questo modo vengono considerate simili a prescindere dei loro
contenuti”.
“Si è cristiani – ha proseguito –
solo se si crede in Gesù Cristo. Se si mette sullo stesso piano Cristo e
Maometto si finisce con far venire meno la certezza della nostra fede
cristiana, e non professarsi cristiani e legittimare l’islam, questo è il fulcro
del problema. O riconquistiamo la certezza di chi siamo o finiremo per
declinare o scomparire come civiltà”.
Magdi Alam ha poi parlato anche
delle incoerenze: “Se si oltraggia un'altra religione tutti si indignano, ma se
è il Papa allora si dice che è libertà di espressione”. Oggi ci illudiamo di
amare il prossimo odiandoci tra di noi, e nell'ideologia del buonismo
concediamo ciò che il prossimo esige a prescindere da noi stessi”.
L’eurodeputato ha infine concluso
ricordando che è necessario “avere la certezza di chi siamo, la certezza della
verità” poiché ci sono “valori non negoziabili, come la sacralità della vita e
la libertà religiosa”. Ed ha invitato a trovare la forza di “testimoniare la
certezza in Cristo in una terra cristiana. Soltanto se saremo forti dentro,
avremo l'autorevolezza di chiedere la libertà per tutti i cristiani del mondo”.
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