Il Papa contro la pedofilia: quella realtà che si finge di non vedere,
24/09/2011, http://vaticaninsider.lastampa.it
ALCUNI MEMBRI DELLA SNAP,
L'ASSOCIAZIONE VITTIME DI ABUSI - Dopo l’incontro con le vittime a Erfurt, un
membro dello Snap critica Benedetto XVI accusandolo di essere duro con il
dissenso teologico e tollerante con chi copre i pedofili di ANDREA TORNIELLI
ROMA
Benedetto XVI ieri sera nel
seminario di Erfurt ha incontrato alcune vittime degli abusi sessuali commessi
da sacerdoti. Il gruppo, ha riferito padre Federico Lombardi, era composto da
due donne e tre uomini provenienti da tutta la Germania
Il Papa era «commosso e
fortemente scosso dalla sofferenza delle vittime» e ha espresso «la sua
profonda compassione e il suo profondo rammarico per tutto ciò che è stato
commesso nei loro confronti e delle loro famiglie. Ha assicurato i presenti che
a quanti hanno responsabilità nella Chiesa sta molto a cuore affrontare accuratamente
tutti i crimini di abuso ed essi si impegnano a promuovere misure efficaci per
la tutela di bambini e giovani».
Ancora una volta, dunque – come
ha già fatto ormai in molti altri viaggi, vincendo più di una resistenza
interna da parte di chi è insofferente al fatto che si parli degli abusi in
occasione di ogni visita papale all’estero – Benedetto XVI ha voluto dare
l’esempio. Sa bene il Papa che le leggi canoniche (divenute per suo volere
severissime, alla stregua di una legislazione speciale) non bastano se non sono
accompagnate da un cambio di mentalità. E la mentalità non si cambia
modificando i codici.
Avvicinando le vittime,
ascoltandole, piangendo con loro, Ratzinger mostra a tutta la Chiesa e in
particolare ai vescovi come ci si debba comportare nei confronti di questi
piccoli abusati e le loro famiglie.
Come si ricorderà all’inizio del
viaggio, Benedetto XVI, rispondendo alla domanda di un giornalista ha
pronunciato una frase drammatica, in sé terribile, che non si ricorda sia mai
stata pronunciata da un Pontefice: «Posso capire che, di fronte a crimini come
gli abusi su minori commessi da sacerdoti, se le vittime sono persone vicine
uno dica: questa non è la mia Chiesa, la Chiesa è una forza di umanizzazione e
moralizzazione e se loro stessi fanno il contrario io non posso più stare con
questa Chiesa».
Di fronte a questa testimonianza
del Papa, e di fronte alla realtà dell’inasprimento delle leggi canoniche per
permettere di combattere più efficacemente il problema, risultano davvero
stonati i commenti di Emmanuel Henckens, vittima di abusi per cinque anni da
parte di due preti e membro belga di Snap (Survivors Network of those Abused by
Priests, l’associazione che vuole portare papa Ratzinger di fronte alla Corte
Penale Internazionale dell’Aja), il quale ha dichiarato «la visita papale farà
sentire meglio per un po’ soltanto una manciata di persone ferite».
Henckens ha detto che il
«coraggio» e la «compassione» delle vittime sono «da applaudire», ma che
l’incontro con il Papa «non farà nulla per fermare i preti dal molestare
bambini o i vescovi dal nascondere i loro crimini». Perché l’incontro «sarà
l’ennesimo gesto carino ma, alla fin fine, inutile da parte di un uomo che
potrebbe facilmente proteggere i bambini ma si rifiuta di farlo, e che si
comporta come il “Rottweiler di Dio” con i teologi dissidenti ma è un gatto
pacioso con i vescovi complici e i preti molestatori».
Uno sguardo con meno pregiudizi
arriverebbe a constatare che Ratzinger non si comporta con un «Rottweiler di
Dio» con i dissidenti (basta vedere ciò che accade in Germania e in Austria),
ma soprattutto non è affatto «pacioso» con i vescovi complici e i preti
molestatori: le riduzioni allo stato laicale, le dimissioni dei vescovi, il
giro di vite delle norme canoniche, l’esempio coraggioso di Benedetto XVI
attestano tutta un’altra storia.
È davvero un peccato che alcuni
leader delle associazioni delle vittime, sbagliando completamente bersaglio,
non se ne siano ancora accorti.
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