Interpellanza aborto farmacologico on. Polledri - 08/10/2009 - Dati e
modalità di ricorso all'aborto farmacologico attraverso la procedura
d'importazione del farmaco prevista dal decreto ministeriale 11 febbraio 1997 -
2-00488
Signor Presidente, non esistono
attualmente rilevazioni sistematiche sulla pratica e le procedure di aborto
farmacologico mediante Mifegyne, il farmaco abortivo noto come Ru486, perché al
momento non è ancora commercializzato in Italia.
Il Ministero del lavoro, della
salute e delle politiche sociali quest'anno ha quindi chiesto direttamente alle
regioni, le cui strutture/aziende sanitarie avevano chiesto l'importazione
diretta del Mifegyne, il numero di interventi effettuati con tale metodica e le
modalità d'uso: i dati resi disponibili riguardano solamente il numero di IVG
effettuate secondo tale metodo. I dati sono forniti su base volontaria, cioè
non c'era alcun obbligo a fornirli, e quindi sono parziali, non tutte le
regioni hanno risposto.
Al fine di rendere sistematico il
rilevamento di tale dato abbiamo previsto di introdurre dal 2010, nella scheda
ISTAT D12 allegata alla Relazione annuale al Parlamento sull'attuazione della
legge n. 194 del 1978, che è la scheda di rilevazione dei dati, la variabile
riferita alla rilevazione del metodo farmacologico. Tale dato, incrociato poi
con il dato «complicanze», potrà darci notizie sulle eventuali complicanze
riconducibili alle differenti metodiche adottate.
Le informazioni attualmente a
disposizione sono riferite nella relazione annuale del Ministro sulla legge n.
194 del 1978 presentata lo scorso 29 luglio 2009, nella quale è riportato
quanto segue.
Dal 2005 in alcune regioni è
stato proposto l'approccio farmacologico per Pag. 43l'interruzione di gravidanza
attraverso l'importazione diretta, cioè per singoli pazienti, utilizzando la
cosiddetta legge Di Bella (non si tratta quindi di sperimentazioni ufficiali,
per le quali invece sarebbe previsto un protocollo firmato con il Ministero
competente).
Da quanto riferito dalle regioni,
nel 2005 il mifepristone per l'aborto medico è stato utilizzato in due regioni
(Piemonte e Toscana), per un totale di 132 casi; nel 2006 in quattro regioni ed
una provincia autonoma (Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Trento),
per un totale di 1.151 casi (pari allo 0,9 per cento delle IVG effettuate); nel
2007 in quattro regioni ed una provincia autonoma (Emilia-Romagna, Toscana,
Marche, Puglia e Trento), per un totale di 1.010 casi (lo 0,8 per cento di
tutte le IVG).
I dati forniti da alcune regioni
in cui è stato applicato il metodo farmacologico indicano, per lo più, una
prassi di ricovero in day hospital: in Emila-Romagna, per esempio, il profilo
di assistenza per le IVG con metodo farmacologico che l'assessorato politiche
per la salute della regione ha trasmesso alle aziende sanitarie regionali
prevede due accessi in day hospital a distanza di due giorni per la
somministrazione dei due farmaci, oltre ad una visita ambulatoriale di
controllo nella quattordicesima giornata.
Relativamente al 2007, su 563 IVG
effettuate con metodo farmacologico solo per una si è verificato un ricovero di
due giorni: le altre 562 sono state effettuate in regime di ricovero in day
hospital, come previsto appunto dall'assessorato regionale. In 37 casi (pari al
6,6 per cento), alla procedura farmacologica ha fatto seguito una revisione di
cavità causa mancato o incompleto aborto.
Anche in provincia di Trento la
modalità di applicazione del metodo farmacologico è il day hospital: in prima
giornata la donna rimane quattro ore; il terzo giorno - che corrisponde al
secondo day hospital - la donna rimane sette ore; il terzo day hospital viene
effettuato a distanza di quindici giorni dal secondo accesso e la donna rimane
un'ora (nel 2007 le IVG con questo metodo sono state 153).
È evidente la discrepanza fra
l'uso, segnalato, che si fa di prassi di questa procedura abortiva e quello
consigliato da due diversi pareri del Consiglio superiore di sanità.
In particolare, secondo il parere
del 18 marzo 2004 «i rischi connessi all'interruzione farmacologica della
gravidanza si possono considerare equivalenti alla interruzione chirurgica solo
se l'interruzione di gravidanza avviene in ambito ospedaliero». Tra le
motivazioni addotte vi è «la non prevedibilità del momento in cui avviene
l'aborto» e «il rispetto della legislazione vigente che prevede che l'aborto
avvenga in ambito ospedaliero».
Secondo il successivo parere del
20 dicembre 2005, ancora più esplicito, «l'associazione di mifepristone e
misoprostolo deve essere somministrata in ospedale pubblico o in altra
struttura prevista dalla predetta legge e la donna deve essere ivi trattenuta
fino ad aborto avvenuto».
Per quanto concerne poi
l'adeguatezza della prassi clinica seguita nelle strutture ospedaliere,
attualmente non è ancora completata la procedura di immissione in commercio del
mifegyne in Italia: in data 19 ottobre prossimo venturo il consiglio di
amministrazione dell'Aifa si riunirà per dare mandato al direttore Guido Rasi
di formulare la determina tecnica con la quale saranno stabilite le modalità
specifiche di utilizzo del farmaco abortivo (non vi è quindi ancora un
protocollo di uso del farmaco previsto dall'Aifa a livello nazionale).
Già in data 30 luglio 2009,
comunque, il consiglio di amministrazione dell'Aifa, dopo aver deliberato
l'approvazione per l'autorizzazione all'immissione in commercio del farmaco
RU486, ha precisato - attraverso un comunicato stampa - che, a garanzia e a
tutela della salute della donna, l'utilizzo del farmaco è subordinato al
rigoroso rispetto della legge per l'interruzione volontaria della gravidanza,
con particolare riguardo al ricovero in struttura sanitaria e alla stretta
sorveglianza del personale sanitario. Pag. 44
Come è noto, è in corso
un'indagine conoscitiva presso la Commissione sanità al Senato sulla procedura
di aborto farmacologico mediante mifepristone e prostaglandine - percorso
genericamente indicato come pillola abortiva RU 486 - e valutazione della
coerenza delle procedure proposte con la legislazione vigente, organizzazione
dei percorsi clinici e valutazione dei dati epidemiologici anche in relazione
agli studi internazionali sul rapporto rischio/benefici (questo è il titolo e
lo scopo dell'indagine), volta a chiarire la congruità del metodo abortivo
farmacologico con la normativa vigente sulla IVG, e con i pareri espressi a
riguardo dagli organismi competenti.
Audito nell'ambito di tale
indagine, il Ministro Sacconi ha già dichiarato che, nel rispetto di quanto
previsto dalla legge n. 194 del 1978 e dei sopra citati pareri del Consiglio
superiore di sanità in materia, l'impiego del farmaco deve quindi avvenire
esclusivamente in ambito ospedaliero (o in altra struttura prevista dalla
predetta legge) in regime di ricovero ordinario.
Il Ministero, d'intesa con la
Conferenza Stato - regioni e sulla base delle indicazioni che verranno dalla
determina dell'Aifa, definirà quindi una modalità di attuazione della procedura
abortiva farmacologica, in coerenza con la legge n. 194 del 1978, e potrà
ipotizzare modalità di monitoraggio, in stretta collaborazione con le regioni,
nel rispetto dell'autonomia organizzativa e gestionale delle stesse, che
consentano di verificare il grado di effettività del rispetto della legge
stessa. Qualora questa effettività non si realizzasse si porrebbe la necessità
di idonei interventi finalizzati al concreto rispetto della summenzionata
legge.
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