Strasburgo - Una risoluzione sui diritti dei gay «Ma non ha valore» di Simona
Verrazzo, Avvenire, 29 settembre 2011
E’ stata approvata ieri dal Parlamento
europeo una risoluzione nel cui testo viene previsto che lesbiche, gay,
bisessuali e transgender (Lgbt) nella Unione devono avere «diritto alla
famiglia» e «libertà di opinione, espressione e associazione», ovvero devono
poter manifestare liberamente nei raduni dei cosiddetti «gay pride». La
risoluzione è stata approvata con 442 sì, 104 no e 40 astenuti. Il testo dà
seguito a quanto previsto dal regolamento Onu sui diritti umani, l’orientamento
sessuale e l’identità di genere. Contro si sono espressi Lega Nord e Partito
nazionale britannico oltre a una gran parte della delegazione italiana
appartenente al Partito popolare europeo (Ppe), composta da Pdl e Udc. «È
quanto si era concordato nella riunione precedente al voto – spiega Mario
Mauro, presidente all’Europarlamento dei deputati Pdl –. Tra chi nel nostro
gruppo era favorevole c’è chi lo ha fatto per convinzione, ma sono sicuro anche
che qualcuno lo ha fatto per errore, cosa che può succedere in un Parlamento
dove si parlano oltre venti lingue...».
Fra i voti favorevoli 134 sono
venuti infatti dalle file dei popolari, compreso quello del capogruppo, il
francese Joseph Daul, e di esponenti italiani del Pdl come Albertini,
Antoniozzi, Gargani, La Via, Mazzoni e Zanicchi. Nel testo è scritto tra
l’altro che Strasburgo «si rammarica» che nell’Unione europea «non siano ancora
pienamente rispettati in ogni circostanza» i diritti Lgbt «all’integrità
fisica, alla vita privata e alla famiglia, alla libertà di opinione,
espressione e associazione, alla non discriminazione, alla libera circolazione
e il diritto di asilo». Mauro sottolinea però che si tratta di una risoluzione
che non ha valore di legge, e soprattutto che sono i singoli Stati a legiferare
poiché «il diritto di famiglia è una materia ancora non armonizzabile», con
posizioni molto differenti tra i diversi Paesi.
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