In Pakistan è caccia ai cristiani di Anto Akkara, 27-09-2011, http://www.labussolaquotidiana.it
La Chiesa cattolica del Pakistan
lancia l’allarme sulla crescita dell’intolleranza nel Paese asiatico
pubblicando un quadro completo delle condizioni in cui versano e delle
sofferenze in cui vivono i cittadini appartenenti a minoranza religiose, lo
Human Rights Monitor 2011.
«Il Pakistan sta rapidamente
diventando uno Stato che presto sarà abitato solo dagli estremisti», afferma il
rapporto diffuso dalla Commissione Nazionale per la Giustizia e la Pace (CNGP)
della Conferenza Episcopale Cattolica locale il 13 settembre, che evidenzia
come «per i settari solo i musulmani (e solo loro possono dire chi lo è e chi
no) hanno diritto a vivere in questo Paese mentre tutti i non-musulmani sono
degli infedeli che meritano di essere uccisi».
A La Bussola Quotidiana don
Emmanuel Yousaf Mani, direttore della CNGP, dice che «l’intolleranza sta
certamente peggiorando e questo è ciò che ci preoccupa». L’organismo che egli
dirige lo documenta del resto sin dal 1997.
Per mostrare il livello a cui si
è giunti, il rapporto cita il trattamento riservato alla salma di un indù morto
in un incidente aereo avvenuto nei pressi di Islamabd il 28 luglio 2010 e
costato la vita a 152 persone. I nomi delle vittime di religione musulmana
vennero infatti stati incisi sulle loro bare, ma su quella di Prem Chand, un
attivista di fede indù, fu apposta solo la scritta denigratoria kafir, cioè
non-credente. E la cosa più sorprendente è che tutto è avvenuto all’interno
dell’Istituto pakistano di Scienze mediche della capitale, ovvero il più rinomato
e importante centro statale di assistenza medica.
Le 146 pagine dell’acribico
rapporto della CNGP documentano bene le vessazioni e le atrocità perpetrate sia
contro i cristiani sia ai danni di altre minoranze religiose: accuse di
blasfemia, confische di proprietà, calunnie nei testi scolastici,
discriminazioni e angherie sul posto di lavoro, rapimenti, conversioni forzate
e matrimoni combinati di giovani ragazze cristiane o indù costrette a sposare
uomini musulmani.
Lo studio elenca dettagliatamente
gli incidenti più gravi avvenuti nel corso del 2010 soprattutto ai danni di
cristiani, indù e membri del Movimento Ahmadiyya ? uno scisma islamico che in
tutto mondo musulmano solo il Pakistan non riconosce ? in un Paese dove quasi
il 95% dei 180 milioni di abitanti è di fede musulmana.
Il rapporto dedica peraltro un
intero capitolo alla draconiana legge contro la blasfemia che nel Paese
continua a essere strumentalizzata per sistemare conti personali e dispute
fondiarie. L’elenco, stilato su base annua, ricorda che dal 1986 a oggi sono
stati 1081 i casi di persone accusate di bestemmiare l’islam: di questi, 138
riguardano i cristiani, che però sono solo il 2% dei 180 milioni di pakistani.
Analogamente, 454 casi hanno invece per oggetto il Movimento Ahmadiyya, che
pure nel Paese conta soli 4 milioni di aderenti.
Delle 40 accuse di blasfemia
registrate nel 2010, poi, quelle riguardanti i cristiani sono 15; e delle 37
persone uccise dal 1986 a oggi per via extragiudiziaria dopo essere state
accusate di blasfemia i cristiani sono 18.
Anche i programmi scolastici,
nota il rapporto, «si scagliano contro le minoranze religiose [….] e gli
studenti [appartenenti a esse] vengono pubblicamente derisi o addirittura
picchiati dagli insegnati a causa della fede che professano».
Il dossier cita in particolare un
incidente occorso a una undicenne, Nadia Iftikhar, severamente picchiata dal
suo maestro per essersi proclamata sia pakistana sia cristiana. L’insegnante le
ha prima gridato in faccia che, in base a quanto scritto nel manuale di testo
in uso, tutti i pakistani sono musulmani e quindi l’ha colpita.
Vi è inoltre documentazione
relativa a una ulteriore mezza decina di casi gravi, ovvero rapimenti di
giovani ragazze, a volte solo adolescenti, che sono poi state violentate,
costrette a convertirsi all’islam e quindi girate in moglie ai propri rapitori.
Le fanciulle che hanno opposto resistenza sono state uccise e i loro genitori
aggrediti per avere denunciato i fatti alla polizia, la quale peraltro ha fatto
orecchie da mercante.
Davanti a questo peggioramento
generale dello scenario, la CNGP sta pressantemente invitando il governo ad
apportare modifiche significative alla Costituzione onde migliore «il quadro e
il livello della tutela dei diritti umani». È infatti necessario, ha detto il
portavoce della Commissione, «un
cambiamento di leggi e di linea affinché sia possibile tornare a garantire i
diritti civili, politici, sociali, culturali ed economici» dei cittadini
appartenenti a minoranze religiose.
Nella quarantina tra
raccomandazioni e passi concreti che la CNGP suggerisce al governo affinché sia
possibile raggiungere tale obiettivo, i più importanti chiedono l’insediamento
di due Commissioni indipendenti e permanenti, una a tutela dei diritti umani e
l’altra a garanzia delle minoranze religiose, entrambe «dotate degli stessi
poteri giudicanti di un tribunale in modo che sia possibile fare fronte alle
denunce e fornire tempestiva soddisfazione a chi ha subito torti».
Oltre a insistere con il governo
affinché venga concesso a un inviato speciale delle Nazioni Unite con delega
alla tolleranza religiosa di visitare il Pakistan per sincerarsi la situazione,
la CBGP chiede pure che vengano emendante «quelle leggi penalizzanti che
operano discriminazioni tra i cittadini in base alla fede che essi professano e
che sono fonte di violazione dei diritti umani», con evidente riferimento alla
legge sulla blasfemia.
Il 2 marzo, a Islamabad, Shabhaz
Bhatti (1968-2011), il ministro cattolico per le Minoranze religiose del
governo federale pakistano, è caduto preda di una imboscata finita in una
gragnola di colpi che lo hanno ucciso nella sua auto per avere parlato
apertamente contro la legge antiblasfemia. Bhatti era entrato nel mirino dei
fondamentalisti islamici da che, nel novembre 2010, aveva chiesto, assieme al
Governatore della provincia del Punjab, Salman Taseer (1944-2011), clemenza per
Asia Bibi, la donna cristiana madre di 5 figli condannata a morte pe presunta
bestemmia dell’islam.
Quanto a Taseer, era già stato
assassinato prima, il 4 gennaio, da Malik Mumtaz Hussain, l’addetto alla sua
sicurezza che ha affermato di avere abbattuto il coraggioso governatore poiché
questi aveva osato definite quella antiblasfemia una «legge buia».
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