L’AVVENIRE DELLA PROVETTA - Comunicato Stampa N. 119, 29 settembre 2011
- Comitato Verità e Vita, http://www.comitatoveritaevita.it
Il quotidiano della Conferenza
Episcopale “sdogana” la fecondazione artificiale con congelamento di ovociti.
Il giornale parla con toni trionfali di “un altro successo delle tecniche di
procreazione assistita”.
“Incinta dopo tumore grazie a
ovuli congelati”. Questo il titolo che campeggiava l’altro giorno (27 settembre
2011) sulle pagine del quotidiano della Conferenza Episcopale. Senza formulare
alcun commento critico, Avvenire ha dato ampio risalto a quanto accaduto a Bologna,
dove una donna è riuscita ad avere una gravidanza dopo essere guarita da un
cancro al seno.
Sembrerebbe una bella storia, se
non fosse che il lieto evento è stato raggiunto con le tecniche di fecondazione
artificiale, producendo embrioni in vitro. Dettaglio che non ha turbato
Avvenire, che anzi ha parlato di “un altro successo delle tecniche di
procreazione assistita” che “dà nuove speranze di diventare madri a migliaia di
donne che superano il tumore al seno e cure che spesso rendono sterili”.
Queste “nuove speranza” passano
attraverso la provetta, come spiega Eleonora Porcu, responsabile del centro di
cura della sterilità all’ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna. Porcu,
cattolica, allieva del professor Flamigni, è una figura di spicco di Scienza e
Vita, di cui è uno dei soci fondatori.
Racconta Elena Porcu:
“Scongelammo quattro ovociti e ottenemmo tre embrioni che trasferimmo nel
grembo della mamma. Dopo 12 giorni gli esami rivelarono che uno di questi
embrioni stava crescendo. La gravidanza era in corso. Mamma e papà sono
felici”.
Avvenire riferisce questo
quadretto idilliaco senza colpo ferire, e i lettori sono autorizzati a pensare
che la provetta secondo il “rito bolognese” sia buona e giusta. Nessun cenno al
fatto che, per un embrione che “sta crescendo”, almeno due siano morti. La
Congregazione per la dottrina della fede, nel documento Dignitas Personae
(2008), al n. 15, ha affermato che questa mortalità di embrioni connessa
all’uso della provetta non è paragonabile all’aborto spontaneo, e che queste
morti costituiscono un grave motivo di censura morale alle tecniche di
fecondazione artificiale perché sono
previste e volute. Inoltre, è evidente che la produzione di una pluralità di
embrioni per ottenere un “bambino in braccio” rivela un uso strumentale degli
esseri umani concepiti.
Il fatto che il quotidiano
cattolico abbia parlato in questi termini della produzione di esseri umani in
provetta non è passata inosservata: il bioeticista Maurizio Mori sull’Unità (28
settembre 2011) ha salutato con soddisfazione il fatto che, finalmente, i
cattolici accettano il congelamento di ovociti e il ricorso alla provetta.
In effetti, l’articolo di
Avvenire ha del clamoroso. Esso certifica il processo di slittamento di una
parte importante del mondo cattolico verso la legittimazione della fecondazione
artificiale, purché attuata secondo una qualche forma di male minore. Nel caso
specifico, Avvenire celebra il congelamento degli ovociti, che permette di
evitare il congelamento di embrioni. Il cosiddetto “male minore” diventa un
bene, e coloro che lo attuano diventano un modello da imitare. Il criterio di
giudizio non è più rappresentato dalla legge morale naturale, o dal Magistero,
ma dalla legge 40 del 2004: se una tecnica è conforme al dettato legale, allora
è automaticamente buona e fonte di “nuove speranze”.
Senza dimenticare che le tecniche
di fecondazione artificiale comportano la sostituzione dell’atto coniugale con
un procedimento tecnico, e portano all’esistenza esseri umani che si trovano
fuori dall’unico luogo in cui un embrione dovrebbe trovarsi: il corpo della
madre.
Verità e Vita sta denunciando da
anni il clima di legittimazione della fecondazione artificiale che si sta
diffondendo in un mondo cattolico sempre più appiattito sulla legge 40, e sempre
più interessato a trovare una “via cattolica” alla provetta, che magari serva
anche a legittimare il ricorso alla fivet in ospedali e cliniche cattoliche.
Ancora una volta Verità e Vita lancia un appello pubblico affinché chi può
intervenga quanto prima per fare chiarezza: i cattolici si meritano qualche
cosa di meglio che l’apologia del male minore.
Comitato Verità e Vita
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