martedì 27 settembre 2011

La convivenza e il matrimonio Di Francesco Agnoli - 05/06/2011 – da http://www.libertaepersona.org/

Il papa in Croazia ha spiegato che la convivenza non è, per i cattolici, accettabile. Vediamo perchè...

E' convinzione piuttosto diffusa che la convivenza, esclusiva o prima del matrimonio, sia una forma di amore più libera, utile e sincera. Tale ragionamento prescinde completamente dalla natura umana, e rivela una superficialità estrema di indagine psicologica.

Ogni uomo, infatti, ha bisogno di certezza e di stabilità, all'interno delle quali costruire i suoi rapporti affettivi e sociali. Il rapporto infatti si genera all'interno di una comunione e di una condivisione, ed è volto al loro approfondimento, non alla loro dissoluzione. Si costruisce per rafforzare e mantenere, non per abbandonare e distruggere ciò che si è costruito.

Affermare che la convivenza è utile all'amore, è come sostenere che si lavora più volentieri e più liberamente senza un contratto fisso, senza stabilità alcuna, con la possibilità di essere licenziati da un momento all'altro; è come ritenere che il non essere vincolati da nessuna legge a mantenere ed educare un figlio, è garanzia di un vero rapporto genitoriale e della felicità del figlio stesso.

In realtà affrontare una vita insieme, tra un uomo e una donna, partendo con l'idea che si tratta di una scelta a metà, non definitiva, temporanea, soggetta a revisioni e scadenze, pone colui che vive una simile esperienza in un atteggiamento già di per sé fallimentare: la scelta sarà meno ponderata, meno profonda, meno scrupolosa, minata alla base da un pensiero, più o meno esplicito: se va male, si cambia.

Forti di una scelta già in partenza debole, insicura, si decolla subito senza ali e con il freno tirato: "sto prendendo un impegno, ma solo in parte, la porta rimane aperta, le possibilità rimangono molte, faccio e non faccio… "

Che le cose stiano così è un fatto, confermato dalla cronaca e dalla storia: nell'epoca della convivenza e del divorzio facile i matrimoni e le unioni sono sempre più fragili, con conseguenze sovente drammatiche. Sono duemila, per fare solo un esempio, i padri separati che si tolgono la vita, ogni anno, nella UE, per la lontananza dai figli e dalle consorti.

Anche nel passato le cose stavano così. Nell'antica Roma il matrimonio era una cerimonia solenne, contrassegnata da una sorta di comunione fatta davanti ad un altare, su cui veniva offerto un pane di farro. Una donna, la pronuba, che era stata sposata una sola volta, univa le mani degli sposi, di fronte ai sacerdoti e a ben dieci testimoni, a dimostrazione della funzione anche sociale del matrimonio. Acconciatura ed abito della sposa erano estremamente particolari, e la cerimonia si concludeva con un corteo di fiaccole sino alla casa degli sposi. Tutto ciò serviva a rendere tangibile, visibile a tutti, l'importanza del gesto, e quindi più ponderata la decisione: il segno è in qualche modo il messaggio. Verso la fine dell'età repubblicana il matrimonio romano entra in crisi: è il preludio di una più vasta disgregazione sociale, generata dalla fragilità delle famiglie e dal conseguente decremento demografico, cause remote, entrambi, della graduale dissoluzione di Roma.

Il motivo? L'antico matrimonio - racconta uno storico- con la sua particolare cerimonia, "è sempre meno praticato perché difficilmente annullabile. Lo si rimpiazza con forme di matrimonio meno solenni", che possono essere sciolte con grande facilità: "mai i matrimoni sono stati così facilmente contratti e sciolti come in questo periodo. Ne consegue che il numero delle nascite va decrescendo….".

La storia insomma, si ripete: ricordo quand'ero ragazzo, un viaggio in Germania, e una delusione bruciante nel vedere che diverse coppie entravano in municipio, portando sotto il braccio una semplice borsa frigo, celebravano il matrimonio civile e uscivano, poco dopo, coppia dopo coppia... Capivo, pur confusamente, che di matrimoni di questo tipo un uomo, nella sua vita, può farne a decine: chiedono poco, in impegno, in tempo e denaro…Il gesto che li suggella è vuoto, banale come l'amore che lo genera: qualche soldo e qualche ora perché spesso si è deciso per un futuro già nei progetti, a scadenza…

E' la vita precaria di oggi, che qualcuno vuole rendere ancora più incerta: dopo l'introduzione del divorzio legale, nel 1974, si lotta ora per poter ottenere il divorzio veloce e il pacs trimestrale. Questo significa volere che il matrimonio scompaia, piano piano, sostituito da forme più o meno lasche di fugace convivenza…Occorre, per qualcuno, una società sempre più aperta, più fluida, più liquida, più inconsistente, in cui non ci sia nulla su cui poggiare. Una società sempre più di vecchi, soli, senza l'affetto dei figli, senza più sanità pubblica né pensioni, né senso…

Da: Chiesa, sesso e morale, Sugarco

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