La schedina di genere: maschio, femmina o X? di Tommaso Scandroglio, 30-09-2011,
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Arriverà presto il momento in cui
alla dogana di un paese straniero alla domanda: “Qualcosa da dichiarare?”
dovremmo rispondere: “Sono maschio!”. Eh sì, perché ormai nulla è più certo
nemmeno il nostro aspetto fisico che sino a ieri era rivelatore anche del
nostro sesso. Infatti, e ormai da tempo, c’è chi viaggia per il mondo e nel
frattempo intraprende ben altri viaggi che lo condurranno a “cambiar sesso” (le
virgolette sono d’obbligo dato che i geni che determinano il nostro sesso
almeno per il momento non si cambiano).
Allora può nascere il seguente
problema: Marco, che già si sente Anna anche se non ha ancora affrontato
l’operazione, percepisce come una discriminazione che sui suoi documenti ci sia
scritto ancora “maschio” e non “femmina”. Oltre a ciò fa osservare la senatrice
laburista Louise Pratt, il cui compagno è un transessuale nato femmina (lo
sappiamo: c’è da perdersi…), esiste il rischio che una giunonica ma apparente
donna con decolté e gonna a fiori presenti all’ufficiale della dogana un passaporto
in cui compare come “maschio”, ma le fattezze sono di altro tipo. E magari la
foto era di qualche anno fa in cui il transessuale andava ancora fiero della
sua folta barba e dei suoi neri mustacchi. Insomma una fisiognomica ambigua può
creare un certo imbarazzo e talvolta, racconta la cronaca, l’imbarazzo si è
mutato in un fermo di polizia, tanto per dare il tempo alle forze dell’ordine
di apprezzare e condividere le scelte di genere del futuro trans.
La questione per il suo
indiscusso peso antropologico è stata vagliata dal governo australiano il quale
ha escogitato una trovata degna del miglior Kafka: sul passaporto della persona
in attesa dell’operazione accanto ai simboli “M” e “F” si potrà apporre una
bella “X”. Ovviamente solo dopo aver presentato certificato medico attestante
la futura operazione. Avvenuta l’operazione, Mr. X potrà optare a suo piacere
per le altre due rimanenti lettere dell’alfabeto.
Qualche considerazione. In primis
non vorremmo essere nei panni di quel transessuale in fieri che si troverà ad
esempio in qualche aeroporto dell’Arabia Saudita o dell’Iran. Non solo perché
crediamo che certi panni stiano bene solo alle fanciulle naturalmente
pettorute, ma perché presentarsi come membro del gentil sesso pur non facendone
parte è operazione a dir poco ardimentosa in alcune parti del mondo,
soprattutto di area islamica, nelle quali non si riesce sempre a spiegarsi con
agio su tali questioni che appaiono per lo più indigeste alla sensibilità
musulmana. I transessuali avranno pure il loro orientamento sessuale, ma
lasciamo che anche gli islamici abbiano i loro orientamenti culturali.
In secondo luogo la vicenda dei
trans-frontalieri, che girano per il mondo con tanto di timbro X attestante la
loro sessualità ad interim, è assai significativa della strategia del mondo
gay. La faccenda è sottile. Qui non si vogliono indicare sui documenti
identificativi le proprie preferenze sessuali: etero, omo-gay, omo-lesbo,
bisex. Questa è una meta che sicuramente ingolosisce la galassia dei diversamente
etero, ma che non appare realisticamente raggiungibile nell’immediato. Nel caso
di specie - se vogliamo - la posta è ben maggiore, perché in ballo non c’è il
gusto sessuale, il “mi piace la donna o l’uomo”, ma l’identità, il “chi sono
io”. Come in grammatica greca c’è il genere maschile, femminile e quello
neutro, così anche per la sessualità ci deve essere una condizione di
neutralità (che tra l’altro profuma intensamente di politicamente corretta
perché super partes). Da una parte quindi quella X indica la volontà di creare
un nuovo sesso che in realtà non c’è, perché appunto né maschio né femmina. E’
la perfetta declinazione sessuale della rivoluzione comunista che vuole
abbattere ogni differenza specifica. In questo senso è la situazione di vita
eccellente che dovrebbe essere preferita alle altre perché sublimazione dei
vincoli materiali-biologici, superamento dello status quo e quindi espressione
della massima libertà. Pienamente realizzato e felice perché sono nessuno, sono
indistinto, e quindi aperto a qualsiasi possibilità futura.
Dall’altro quella X fotografa
esattamente la psicologia del transessuale che di suo è appunto in transito da
un luogo A ad un luogo B. L’aspirante trans che, non ancora operato, è in
viaggio verso B, non vive più la condizione di maschio ma non è ancora femmina
ed è quindi per paradosso più trans degli altri suoi “colleghi” già approdati
al cambiamento.
In terzo luogo è curioso, ma se
vogliamo anche corretto, che si sia scelta la lettera X, la quale in matematica
indica l’incognita, un fattore che ha una sua identità e che allo stato attuale
però non conosciamo. Ma se nella scienze matematiche il valore è già dato,
sebbene non ancora scoperto, nelle scienze alchemiche che interessano il
cambiamento di sesso, il simbolo che si cela dietro alla X è già deciso dal
transessuale. Insomma una gestibilità della propria e cosiddetta “identità di
genere” che pare un’applicazione da iphone, un’”app-trans” .
Ma la X rimanda anche ai
cromosomi, che guarda caso sono XX nella donna e XY nell’uomo, le lettere
fondamentali del nostro essere persona, cifre biologiche immutabili nonostante
tutte le operazioni chirurgiche e tutte le terapie ormonali del mondo. Allora
la scelta della lettera X compiuta dal Dipartimento degli Esteri australiano
forse inconsapevolmente vuole minare sostituendola la grammatica genetica che
forma il racconto di tutta la nostra esistenza. Come Voltaire incoraggiò a
bruciare tutte le leggi finora esistenti per farne delle nuove, così questa X
artificiale dovrebbe spazzar via quelle X e Y vergate nelle nostre carni da
madre natura come leggi perenni.
Tale tesi è comprovata dal fatto
che questa vicenda inverosimile ha già avuto un seguito inquietante. Sempre il
Dipartimento degli Esteri fa sapere che in alcune nazioni il passaporto è
documento identificativo secondario. Più spesso fa fede il certificato di
nascita. Si suggerisce quindi di importare anche per questo documento
l’espediente disneyano della X. Le comunità transgender e intersex esultano.
Allora viene da domandarsi: ma c’è qualcuno che nasce con già la volontà di
cambiare sesso? E’ innata la condizione di non essere né maschio né femmina? Ma
se è solo l’adulto che decide di cambiar sesso, come si fa a retrodatare alla
nascita questa stessa decisione? Siamo in piena retroattività sessuale.
E dunque in conclusione il
trinomio “M-F-X” diventa l’innovativa schedina della sessualità non più
declinata secondo la biologia, ma secondo l’ideologia. E dato che il “pensiero
gaio” brilla nel partorire sempre nuovi neologismi, per non sentirci discriminati
anche noi ne vogliamo coniare uno di zecca: la biodeologia. Il tentativo
studiato a tavolino di sovvertire le regole di natura al fine di creare l’uomo
nuovo, tanto nuovo da non avere identità alcuna, ricondotto ad una chimerica
condizione di neutralità e quindi plasmabile come si vuole. Come il fango da
cui Dio trasse il maschio, materia inerte che poteva diventare un qualsiasi
oggetto o rimanere fango. Idea questa però per niente nuova come insegna il
Faust di Goethe.
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