Una strada per l'Europa di Andrea Tornielli, 23-09-2011, http://www.labussolaquotidiana.it
Il discorso pronunciato ieri
pomeriggio da Benedetto XVI davanti al Bundestag, il Parlamento federale della
Germania, è stato interamente scritto di proprio pugno dal Papa. Contiene un
messaggio drammaticamente attuale che il vescovo di Roma rivolge alle nostre
società, chiedendoci di non rinchiuderci in «edifici di cemento armato senza
finestre», nei quali ci «diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più
ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio».
È un’immagine evocativa, quella
che il Papa usa per descrivere l’idea di ragione oggi vigente. Il concetto
«positivista di natura e ragione, la visione positivista del mondo» è
importante e «non dobbiamo assolutamente» rinunciarvi perché «è nel suo insieme
una parte grandiosa della conoscenza umana e della capacità umana».
Ma dobbiamo riconoscere che essa
non corrisponde e non è sufficiente «all’essere uomini in tutta la sua
ampiezza». Là dove la ragione positivista si ritiene come l’unica e relega
tutte le altre realtà culturali «allo stato di sottoculture, essa riduce
l’uomo, anzi, minaccia la sua umanità».
Il Papa parla al Bundestag avendo
presente a questo proposito la situazione dell’Europa, dove «vasti ambienti
cercano di riconoscere solo il positivismo come cultura comune e come
fondamento comune per la formazione del diritto, mentre tutte le altre
convinzioni e gli altri valori della nostra cultura vengono ridotti allo stato
di una sottocultura. Con ciò si pone l’Europa, di fronte alle altre culture del
mondo, in una condizione di mancanza di cultura e vengono suscitate, al
contempo, correnti estremiste e radicali».
La ragione positivista, che non è
in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale, «assomiglia
agli edifici di cemento armato senza finestre, in cui ci diamo il clima e la
luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di
Dio». Bisogna dunque «tornare a spalancare le finestre, dobbiamo vedere di
nuovo la vastità del mondo, il cielo e la terra ed imparare ad usare tutto
questo in modo giusto».
L’uomo, spiega il Papa, «possiede
una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non è
soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è
spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli
ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che è, e
che non si è creato da sé. Proprio così e soltanto così si realizza la vera
libertà umana». Ecco che cosa bisogna riconoscere, ricordando anche la portata
del patrimonio culturale del nostro Continente.
È «sulla base della convinzione
circa l’esistenza di un Dio creatore» che in Europa sono state sviluppate
«l’idea dei diritti umani, l’idea dell’uguaglianza di tutti gli uomini davanti
alla legge, la conoscenza dell’inviolabilità della dignità umana in ogni
singola persona e la consapevolezza della responsabilità degli uomini per il
loro agire. Queste conoscenze della ragione costituiscono la nostra memoria
culturale». E sono la memoria di una società e di una cultura che non
considerava Dio un estraneo.
Ignorare o relegare tutto questo
sarebbe, ha detto il Papa, «un’amputazione della nostra cultura nel suo insieme
e la priverebbe della sua interezza».
«La cultura dell’Europa», ha
concluso Benedetto XVI «è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma –
dall’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e
il pensiero giuridico di Roma. Questo triplice incontro forma l’intima identità
dell’Europa. Nella consapevolezza della responsabilità dell’uomo davanti a Dio
e nel riconoscimento della dignità inviolabile dell’uomo, di ogni uomo, questo
incontro ha fissato dei criteri del diritto, difendere i quali è nostro compito
in questo momento storico».
Se vogliamo tornare a costruire e
fermare quello che sembra essere un autodissolvimento dell’Europa, bisogna
tornare a dare cittadinanza a Dio.
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