IL PAPA ALLA VEGLIA CON I GIOVANI ALLA FIERA DI FRIBURGO - A Cristo non
interessano le vostre cadute ma le volte che vi rialzate
ZI11092412 - 24/09/2011
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FRIBURGO, sabato, 24 settembre
2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo
sabato da Benedetto XVI in occasione della Veglia di preghiera con i giovani
nel piazzale esterno della Fiera di
Friburgo.
* * *
Cari giovani amici!
Durante tutto il giorno ho
pensato con gioia a questa serata in cui sarei potuto stare qui insieme con voi
ed essere unito a voi nella preghiera. Alcuni forse saranno già stati presenti
alla Giornata Mondiale della Gioventù, dove abbiamo potuto sperimentare la
particolare atmosfera di tranquillità, di profonda comunione e di intima gioia
che caratterizza una veglia serale di preghiera. Auguro che anche noi possiamo
fare tale esperienza in questo momento: che il Signore ci tocchi e ci faccia
testimoni gioiosi, che pregano insieme e si fanno garanti gli uni per gli
altri, non soltanto stasera, ma durante tutta la nostra vita.
In tutte le chiese, nelle
cattedrali e nei conventi, dovunque si radunano i fedeli per la celebrazione
della Veglia pasquale, la più santa di tutte le notti è inaugurata con
l’accensione del cero pasquale, la cui luce viene trasmessa a tutti i presenti.
Una minuscola fiamma irradia in tanti luci ed illumina la casa di Dio al buio.
In tale meraviglioso rito liturgico, che abbiamo imitato in questa veglia di
preghiera, si svela a noi, attraverso segni più eloquenti delle parole, il
mistero della nostra fede cristiana. Gesù che dice di se stesso: "Io sono
la luce del mondo" (Gv 8,12) fa brillare la nostra vita, perché sia vero
ciò che abbiamo appena ascoltato nel Vangelo: "Voi siete la luce del
mondo" (Mt 5,14). Non sono i nostri sforzi umani o il progresso tecnico
del nostro tempo a portare luce in questo mondo. Sempre di nuovo dobbiamo fare
l’esperienza che il nostro impegno per un ordine migliore e più giusto incontra
i suoi limiti. La sofferenza degli innocenti e, infine, la morte di ogni uomo
costituiscono un buio impenetrabile che può forse essere rischiarato per un
momento da nuove esperienze, come da un fulmine nella notte. Alla fine, però,
rimane un’oscurità angosciante.
Intorno a noi può esserci il buio
e l’oscurità, e tuttavia vediamo una luce: una piccola fiamma, minuscola, che è
più forte del buio apparentemente tanto potente ed insuperabile. Cristo, che è
risorto dai morti, brilla in questo mondo, e lo fa nel modo più chiaro proprio
là dove secondo il giudizio umano tutto sembra cupo e privo di speranza. Egli
ha vinto la morte – Egli vive – e la fede in Lui penetra come una piccola luce
tutto ciò che è buio e minaccioso. Chi crede in Gesù, certamente non vede
sempre soltanto il sole nella vita, quasi che gli possano essere risparmiate
sofferenze e difficoltà, ma c’è sempre una luce chiara che gli indica una via
che conduce alla vita in abbondanza (cfr Gv 10,10). Gli occhi di chi crede in
Cristo scorgono anche nella notte più buia una luce e vedono già il chiarore di
un nuovo giorno.
La luce non rimane sola.
Tutt’intorno si accendono altre luci. Sotto i loro raggi si delineano i
contorni dell’ambiente così che ci si può orientare. Non viviamo da soli nel
mondo. Proprio nelle cose importanti della vita abbiamo bisogno di altre
persone. Così, in modo particolare, nella fede non siamo soli, siamo anelli
nella grande catena dei credenti. Nessuno arriva a credere se non è sostenuto
dalla fede degli altri e, d’altra parte, con la mia fede contribuisco a
confermare gli altri nella loro fede. Ci aiutiamo a vicenda ad essere esempi
gli uni per gli altri, condividiamo con gli altri ciò che è nostro, i nostri
pensieri, le nostre azioni, il nostro affetto. E ci aiutiamo a vicenda ad
orientarci, ad individuare il nostro posto nella società.
Cari amici, "Io sono la luce
del mondo – Voi siete la luce del mondo", dice il Signore. È una cosa
misteriosa e grandiosa che Gesù dica di se stesso e di ciascuno di noi la
medesima cosa, e cioè di "essere luce". Se crediamo che Egli è il
Figlio di Dio che ha guarito i malati e risuscitato i morti, anzi, che Egli
stesso è risorto dal sepolcro e vive veramente, allora capiamo che Egli è la
luce, la fonte di tutte le luci di questo mondo. Noi invece sperimentiamo
sempre di nuovo il fallimento dei nostri sforzi e l’errore personale nonostante
le migliori intenzioni. A quanto appare il mondo in cui viviamo, nonostante il
progresso tecnico, in ultima analisi non diventa più buono. Esistono tuttora
guerre, terrore, fame e malattia, povertà estrema e repressione senza pietà. E
anche quelli che nella storia si sono ritenuti "portatori di luce",
senza però essere stati illuminati da Cristo, l’unica vera luce, non hanno
realmente creato alcun paradiso terrestre, bensì hanno instaurato dittature e
sistemi totalitari, in cui anche la più piccola scintilla di umanesimo è stata
soffocata.
A questo punto non dobbiamo
tacere il fatto che il male esiste. Lo vediamo, in tanti luoghi di questo
mondo; ma lo vediamo anche – e questo ci spaventa – nella nostra stessa vita.
Sì, nel nostro stesso cuore esistono l’inclinazione al male, l’egoismo,
l’invidia, l’aggressività. Con una certa autodisciplina ciò forse è, in qualche
misura, controllabile. E’ più difficile, invece, con forme di male piuttosto
nascosto, che possono avvolgerci come una nebbia indistinta, e sono la
pigrizia, la lentezza nel volere e nel fare il bene. Ripetutamente nella
storia, persone attente hanno fatto notare che il danno per la Chiesa non viene
dai suoi avversari, ma dai cristiani tiepidi. Come può allora Cristo dire che i
cristiani – e con ciò forse anche quei cristiani deboli e spesso così tiepidi –
sono la luce del mondo? Forse capiremmo se Egli gridasse: Convertitevi! Siate
la luce del mondo! Cambiate la vostra vita, rendetela chiara e splendente! Non
dobbiamo forse restare stupiti che il Signore non ci rivolga un appello, ma
dica che siamo la luce del mondo, che siamo luminosi, che splendiamo nel buio?
Cari amici, l’apostolo san Paolo,
in molte delle sue lettere, non teme di chiamare "santi" i suoi
contemporanei, i membri delle comunità locali. Qui si rende evidente che ogni
battezzato – ancor prima di poter compiere opere buone o azioni particolari – è
santificato da Dio. Nel Battesimo, il Signore accende, per così dire, una luce
nella nostra vita, una luce che il catechismo chiama la grazia santificante.
Chi conserva tale luce, chi vive nella grazia è effettivamente santo.
Cari amici, ripetutamente
l’immagine dei santi è stata sottoposta a caricatura e presentata in modo
distorto, come se essere santi significasse essere fuori dalla realtà, ingenui
e senza gioia. Non di rado si pensa che un santo sia soltanto colui che compie
azioni ascetiche e morali di altissimo livello e che perciò certamente si può
venerare, ma mai imitare nella propria vita. Quanto è errata e scoraggiante
questa opinione! Non esiste alcun santo, fuorché la beata Vergine Maria, che
non abbia conosciuto anche il peccato e che non sia mai caduto. Cari amici,
Cristo non si interessa tanto a quante volte nella vita vacillate e cadete,
bensì a quante volte vi rialzate. Non esige azioni straordinarie, ma vuole che
la sua luce splenda in voi. Non vi chiama perché siete buoni e perfetti, ma
perché Egli è buono e vuole rendervi suoi amici. Sì, voi siete la luce del
mondo, perché Gesù è la vostra luce. Voi siete cristiani – non perché
realizzate cose particolari e straordinarie – bensì perché Egli, Cristo, è la
vostra vita. Siete santi perché la sua grazia opera in voi.
Cari amici, questa sera, in cui
ci raduniamo in preghiera attorno all’unico Signore, intuiamo la verità della
parola di Cristo secondo la quale non può restare nascosta una città collocata
sopra un monte. Questa assemblea brilla nei vari significati della parola – nel
chiarore di innumerevoli lumi, nello splendore di tanti giovani che credono in
Cristo. Una candela può dar luce soltanto se si lascia consumare dalla fiamma.
Essa resterebbe inutile se la sua cera non nutrisse il fuoco. Permettete che
Cristo arda in voi, anche se questo può a volte significare sacrificio e
rinuncia. Non temete di poter perdere qualcosa e restare, per così dire, alla
fine a mani vuote. Abbiate il coraggio di impegnare i vostri talenti e le
vostre doti per il Regno di Dio e di donare voi stessi – come la cera della
candela – affinché per vostro mezzo il Signore illumini il buio. Sappiate osare
di essere santi ardenti, nei cui occhi e cuori brilla l’amore di Cristo e che,
in questo modo, portano luce al mondo. Io confido che voi e tanti altri giovani
qui in Germania siate fiaccole di speranza, che non restano nascoste. "Voi
siete la luce del mondo". Dio è il vostro futuro. Amen.
[© Copyright 2011 - Libreria
Editrice Vaticana]
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