mercoledì 28 settembre 2011


Il viaggio in Germania. Solo la verità è credibile di Massimo Introvigne, 28-09-2011, http://www.labussolaquotidiana.it


Come fa sempre dopo i viaggi apostolici fuori dell'Italia, Benedetto XVI ha dedicato l'udienza del 28 settembre a riepilogare i punti salienti della sua visita in Germania e delle «intense e stupende giornate trascorse nel mio Paese d’origine» attraversando «la Germania dal nord al sud, dall’est all’ovest: dalla capitale Berlino ad Erfurt e all’Eichsfeld e infine a Freiburg, città vicina al confine con la Francia e la Svizzera».

Queste udienze successive ai viaggi non sono mai un semplice momento celebrativo. Permettono, in particolare, al fedele italiano di misurare la distanza fra quanto dei viaggi del Papa trasmettono molti media italiani - chiusi in un provincialismo che va a cercare quasi solo ipotetici riferimenti alla nostra politica nazionale - e quello che lo stesso Benedetto XVI considera invece essenziale. All'interno del tema generale della visita, riassunto nel «motto “Dov’è Dio, là c’è futuro”» - «solo Lui dona a noi, dona a tutti un futuro», il che implica pure al contrario che la «società senza Dio» tedesca di cui parlano i sociologi un futuro propriamente non ce l'ha -, il Papa ha ricordato i tre grandi insegnamenti che ha inteso trasmettere in Germania in un percorso che è stato anche cronologico, consacrando a questioni diverse le giornate di giovedì, di venerdì e del week-end. Giovedì, ha ricordato Benedetto XVI, i discorsi si sono concentrati sui fondamenti del diritto e della politica.

Già in occasione della cerimonia di benvenuto al Castello di Bellevue, a Berlino, il Papa ha voluto proporre «un breve pensiero sul rapporto reciproco tra religione e libertà, ricordando una frase del grande Vescovo e riformatore sociale Wilhelm von Ketteler [1811-1877]: “Come la religione ha bisogno della libertà, così anche la libertà ha bisogno della religione"». Quindi, sempre giovedì, il Papa ha vissuto al Parlamento Federale, «al Bundestag, quello che è stato certamente uno dei momenti di grande portata del mio viaggio. Per la prima volta un Papa ha tenuto un discorso davanti ai membri del Parlamento tedesco». Oltre al rilievo storico e simbolico, il discorso sarà ricordato a lungo per il denso contenuto: si trattava di «esporre il fondamento del diritto e del libero Stato di diritto, cioè la misura di ogni diritto, inscritto dal Creatore nell’essere stesso della sua creazione».

Per riconoscere nel diritto naturale il criterio che permette di rispondere alla domanda su quale legge sia giusta, il Papa ha mostrato al Bundestag che «è necessario perciò allargare il nostro concetto di natura, comprendendola non solo come un insieme di funzioni ma oltre questo come linguaggio del Creatore per aiutarci a discernere il bene dal male». Agli ebrei e ai musulmani, ha proseguito nell'udienza il Papa, la visita ha ricordato che cosa accade quando si rinuncia al diritto naturale e alla distinzione fra bene e male in politica: nella storia si scatena il male, dagli orrori del nazismo a quelli del terrorismo. E al male gli stessi cattolici qualche volta - ha ricordato il Papa chiudendo la giornata di giovedì allo Stadio Olimpico di Berlino - fanno argine insufficiente, quando inseguono sogni individuali di Chiesa anziché rimanere uniti all'unica Chiesa di Gesù Cristo, tralci dell'unica vite. La seconda giornata, venerdì, ha portato il Papa in quella Turingia che «in modo particolare, è la terra della riforma protestante.

Quindi, fin dall’inizio ho voluto ardentemente dare particolare rilievo all’ecumenismo nel quadro di questo viaggio, ed è stato mio forte desiderio vivere un momento ecumenico ad Erfurt, perché proprio in tale città Martin Lutero [1483-1546] è entrato nella comunità degli Agostiniani e lì è stato ordinato sacerdote». Nella società senza Dio, ha ricordato il Papa nell'udienza, il primo ecumenismo è una «comune testimonianza della fede in Gesù Cristo nel mondo di oggi, che spesso ignora Dio o non si interessa di Lui». A fronte di tanti correnti teologiche, non assenti anche fra i cattolici ma che turbano particolarmente le comunità protestanti storiche, le quali mettono in dubbio le verità essenziali della fede e della morale cristiana, il Papa ha anche messo in guardia contro un falso ecumenismo, un compromesso al ribasso fondato su quello che in Turingia ha chiamato un comune «annacquamento» della fede per inseguire il mondo moderno. Ma questa presunta unità sulla base di una fede annacquata è un'unità contraffatta, in quanto «una fede creata da noi stessi non ha alcun valore, e la vera unità è piuttosto un dono del Signore, il quale ha pregato e prega sempre per l’unità dei suoi discepoli. Solo Cristo può donarci quest’unità, e saremo sempre più uniti nella misura in cui torniamo a Lui e ci lasciamo trasformare da Lui».

Il Papa ha voluto ricordare il gesto simbolico con cui ha chiuso la giornata ecumenica con una celebrazione mariana, mostrando che neppure in nome dell'ecumenismo la Chiesa può rinunciare alle sue radici poste nella devozione alla Madonna. Il Pontefice ha ricordato quanto «emozionante è stata per me la celebrazione dei Vespri mariani davanti al santuario di Etzelsbach, dove mi ha accolto una moltitudine di pellegrini», tanto più in una parte di Germania eroica per la sua resistenza cattolica prima al nazismo e poi al comunismo. «Già da giovane - ha confidato Benedetto XVI - avevo sentito parlare della regione dell’Eichsfeld – striscia di terra rimasta sempre cattolica nelle varie vicissitudini della storia – e dei suoi abitanti che si sono opposti coraggiosamente alle dittature del nazismo e del comunismo. Così sono stato molto contento di visitare questa Eichsfeld e la sua gente in un pellegrinaggio all’immagine miracolosa della Vergine Addolorata di Etzelsbach, dove per secoli i fedeli hanno affidato a Maria le proprie richieste, preoccupazioni, sofferenze, ricevendo conforto, grazie e benedizioni».

Così come, benché anche questo sia un elemento che ci separa dai protestanti, il Papa, come fa in tutti i suoi viaggi e come ha ricordato all'udienza, ha reso omaggio ai santi che sono al cuore in ogni Paese delle radici cristiane, in questo caso «Santa Elisabetta [di Turingia, 1207-1231], San Bonifacio [673?-754] e San Kilian [VII sec.]». Ha pure ricordato «l’esempio luminoso dei fedeli che hanno testimoniato il Vangelo durante i sistemi totalitari [...]. Sempre, infatti, sono stati i santi e le persone pervase dall’amore di Cristo a trasformare veramente il mondo. Commovente è stato anche il breve incontro con Mons. Hermann Scheipers, l’ultimo sacerdote tedesco vivente sopravvissuto al campo di concentramento di Dachau». In tema d'incontri, il Papa ha pure ricordato che «ad Erfurt ho avuto anche occasione di incontrare alcune vittime di abuso sessuale da parte direligiosi, alle quali ho voluto assicurare il mio rammarico e la mia vicinanza alla loro sofferenza». Infine, il week-end a Friburgo è stato dedicato a trasmettere un terzo insegnamento.

Se il diritto naturale è il fondamento della politica, se la verità senza annacquamenti è il fondamento dell'ecumenismo, il coraggio di proclamare il messaggio cristiano tutto intero senza paura delle conseguenze è il fondamento della missione nella società senza Dio. Il Papa lo ha ricordato ai giovani, ai seminaristi, ai laici. Occorre resistere alla tentazione di diluire l'annuncio mettendo tra parentesi quello che il mondo, specie in campo morale, rifiuta come scandalo e trasmettere sempre «una fede autentica e viva, in unione con i Vescovi e il Papa, in unione con la Chiesa». Può darsi che il mondo risponda con la discriminazione e con la persecuzione, e che la Chiesa perda qualcosa della confortevole situazione materiale di cui gode in Germania. Ma forse anche questo sarà un segnale del Signore, e la spoliazione - per quanto il laicismo la promuova non per favorire i cattolici ma per ostacolarli - potrebbe finire per consentire alla Chiesa di essere più «libera da fardelli materiali e politici per essere più trasparente a Dio».

Se la Chiesa annuncia la verità, è perseguitata. Se annacqua il suo messaggio, sfugge alla persecuzione ma perde la sua identità e la sua fedeltà al Signore. Il cuore del messaggio del Papa in Germania è che tra i due rischi della persecuzione e di quella che il servo di Dio Paolo VI [1897-1978] chiamava «autodemolizione», il secondo rischio è peggiore del primo.

Nessun commento:

Posta un commento