I piccoli sporchi segreti dell’industria della fertilità - Di Rassegna
Stampa - 23/09/2011 - Fecondazione artificiale - di Antonio Gaspari, http://www.libertaepersona.org
Il commercio degli ovuli
femminili è una attività che ha raggiunto un bilancio di molti miliardi di
dollari. Negli Stati Uniti viene considerata una vera e propria industria.
Cominciano a comparire però
storie di donne che sono state sfruttate e che stanno rischiando la vita in
seguito ai danni subiti dalla iperstimolazione e dall’asportazione di ovuli.
Emergono così i lati oscuri,
segreti e controversi di questo commercio. Appaiono annunci in tutto il mondo
in cui le giovani donne sono sollecitate a vendere i propri ovuli per decine di
migliaia di dollari. La vendita viene giustificata con uno scopo umanitario,
sostenendo che questi ovuli serviranno “a realizzare il sogno di qualcuno che
soffre di infertilità”.
Ma chi sono le donatrici di
ovuli? Sono trattate con giustizia? O sono solo vittime del cinico utilitarismo
del mercato? E quali sono i rischi a breve e lungo termine per la loro salute?
Per rispondere a queste e altre
domande il Centro di Bioetica e Cultura (Center for Bioethica and Culture Network,
http://www.cbc-network.org/) ha svolto una inchiesta e l’ha raccontata in un
film–documentario dal titolo “Eggsploitation. The infertility has a dirty little secret”
(www.eggsploitation.com).
Dopo aver visto il film in
questione, Kelly Vincent-Brunacini, presidente dell’associazione Femministe per
la Vita di New York, ha detto che “Eggsploitation è un documentario avvincente
e rivelatore che mostra allo spettatore l'altra faccia dell'industria
dell’infertilità”. Così si scoprono le storie inquietanti e strazianti di donne
le cui vite sono state cambiate per sempre dopo aver subito la procedura per la
donazione di ovuli.
Tutte e tre le donne che
testimoniano la loro esperienza nel documentario hanno rischiato la vita a
causa delle complicanze associate con la donazione di ovuli. Una ha subito un
ictus che ha danneggiato il suo cervello; un'altra ha sviluppato un tumore al
seno; mentre l'ultima ha diversi problemi di salute associati alla pratiche di
iperstimolazione ovarica a cui è stata sottoposta.
Per approfondire un tema le cui
implicazioni sanitarie, mediche e sociali saranno sempre più rilevanti, ZENIT
ha intervistato Jennifer Lahl, Presidente del Center for Bioethica and Culture
Network
Di che cosa parla
“Eggsploitation”, il documentario da lei prodotto?
Lahl: Io sono l'autrice, la
produttrice e la regista di "Eggsploitation", che ha vinto il premio
come miglior documentario al California Independent Film Festival 2011. Abbiamo
venduto il film in oltre 29 paesi ed è stato mostrato in tutto il mondo.
Quali sono quelli che lei chiama
i piccoli sporchi segreti dell’industria della fertilità?
Lahl: I "piccoli sporchi
segreti" sono molti. Per esempio, le donne non sono informate sui rischi e
le complicazioni a breve e a lungo termine. E non sono neanche seguite quando
cominciano ad emergere problemi sanitari. Senza avere a disposizione i dati a
lungo termine circa le tecniche di iperstimolazione, è evidente che le donne
non possono essere adeguatamente informate circa gli eventuali rischi per la salute.
C’è molta ipocrisia, si parla di donazione degli ovuli, ma è a tutti gli
effetti una “vendita” condizionata dall’utilitarismo del mercato. Il consenso
non è informato, ma viene comprato, perché le donne hanno bisogno di denaro. E’
evidente che i medici coinvolti dovrebbe richiedere un “CORRETTO consenso
informato”, dovrebbero acquisire dati scientifici per studi di larga dimensione
e dovrebbero impedire l’offerta di denaro. Nel corso dell’inchiesta abbiamo
scoperto inoltre che alcuni dei farmaci per la fertilità utilizzati non hanno
mai ricevuto l'approvazione delle autorità per questo uso particolare.
Il Lupron per esempio è stato
approvato dalla U.S Food and Drug Administration (FDA) come farmaco per la cura
del cancro alla prostata allo stadio terminale, ma non per la super-ovulazione.
Risulta così che le violazioni dell’industria dell’infertilità sono gravi e
numerose: nessuno studio a lungo termine sui rischi sanitari, violazione del
consenso informato, corruzione indotta con l’offerta di denaro, scarsa o
addirittura assente la protezione della donatrice, soprattutto quando si genera
un danneggiamento degli ovuli.
A quanto ammonta il bilancio del
commercio degli ovuli?
Lahl:Èmolto difficile
quantificare il numero di donazioni d'ovuli. La maggior parte di queste
compravendite avviene "sotto il tavolo" e "fuori delle griglia
delle attività controllate”. Si tratta di un settore in espansione e fuori dal
controllo.
Chi sono le donatrici di ovuli?
Lahl: Di solito sono donne tra i
21 e i 30 anni, nel fiore dei loro anni riproduttivi. Nella maggior parte dei
casi si tratta di donne che hanno bisogno di soldi. Negli Stati Uniti, sono
spesso studentesse universitarie di età compresa tra i 19 ed i 25 anni, le
quali hanno bisogno di pagare le tasse scolastiche, l'affitto ecc. Nei paesi
più poveri, sono donne che hanno solo bisogno di pagare l'affitto e comprare il
cibo per tirare avanti.
Quali sono i rischi per la salute
a breve e a lungo termine?
Lahl: I rischi a breve termine
sono tutti quelli connessi con le pratiche di iperstimolazione ovarica (OHSS),
e poi ictus, trombosi, aumento di peso, squilibri dell'umore… Rischi a lungo
termine sono i tumori (in particolare tumori dell’apparato riproduttivo) e
problemi di riduzione della fertilità.
Non le sembra paradossale che
mentre da una parte vengono abortiti circa 50 milioni di bambini e bambine ogni
anno, dall’altra parte ci sono persone disposte a tutto pur di aver ovuli da
fecondare?
Lahl: Sì, si tratta di un cinico
paradosso. Da una parte si gettano via i bambini concepiti e dall’altra si
spendono enormi risorse e si sfruttano i corpi delle persone per creare la vita
in laboratorio!
Non sarebbe meglio far nascere
tutti i concepiti e lasciare in adozione quelli che non vengono accettati?
Lahl: In un mondo amorevole, la
cosa migliore da fare è che madri e padri accolgano tutti i bambini concepiti
nelle loro famiglie. Abbiamo molto lavoro da fare per incoraggiare le madri e i
padri a tenere i loro bambini ed evitare l’interruzione di gravidanza. Se non
si sentono in grado di prendersi cura dei loro bambini, non è facile
convincerli che possono favorire e incoraggiare l’adozione.
da ZENIT.org
21/9/2011
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