"Crescere figli, serve energia" - A un adolescente serve avere
accanto un padre nel pieno delle forze, non un anziano signore da accompagnare
dal medico, di Costanza Miriano, Avvenire, 29 settembre 2011
A parte che le mammenonne sono
ormai praticamente la norma in Italia, visto che quasi tutte le donne che vanno
a partorire il primo bambino, nel Paese meno prolifico del mondo, sulla cartella
clinica trovano scritto «primipare tardive». A parte che a causa di questo
innaturale ritardo la gravidanza finisce per essere una strazio di analisi e accertamenti
che illudono di controllare il rischio. A parte che la fertilità si dimezza
dopo i 35 anni, mentre qui da noi chi si azzarda a fare un bambino prima dei 38
è considerata coraggiosa. A parte che l’età in cui una donna è in grado di accogliere
una vita comincia prestissimo (la Madonna ha avuto Gesù a 16 anni), e ci sarà un
motivo. Chi ha trascorso 32 ore senza dormire un minuto per coliche, capricci
dei fratelli, vomiti e febbri a effetto domino sa di che parlo, sa che per fare
la mamma ci vuole il fisico. Il fatto è che se la maternità tardiva è diventata
la norma, quella da vecchie allora può apparire solo una stravaganza, qualcosa appena
oltre il limite, e non, come è, il salto di una generazione. Quindi non più figli,
ma nipoti.
A casa mia i nipoti hanno diritto
a essere viziati dai nonni, perché a mettere le regole ci pensano i genitori.
Si sa che con i nonni vige la caramella libera, il regalo immotivato, lo svacco
davanti alla televisione. Una nonna perde a nascondino, non riesce a vincere
una partita a carte che sia una, può indossare maschera e mantello da lord
Fener senza seri danni di immagine: non ha nessuna autorevolezza da difendere,
perché è solo l’affetto puro, illimitato e gratuito di chi è sollevato dalla
responsabilità educativa. I nonni poi non ce la fanno a intraprendere estenuanti
bracci di ferro con i bambini, perché sono anziani e si stancano presto. Così
in caso di tragedia cosmica una nonna ha il diritto, per tirar sera, di ricorrere
a bassi espedienti come il gelato o un dvd.
Ci sono poi momenti della vita del
ragazzo, soprattutto quando si affaccia al mondo, in cui è fondamentale
trovarsi accanto la guida del padre, non del nonno.
Di chi ancora in quel mondo si muove
con naturalezza, lo sa leggere, lo sa codificare, non lo teme. Così il ragazzo
ha il coraggio di tuffarcisi, perché vede accanto a sé un uomo ancora forte che
fa lo stesso.
Non un amico, per carità, ma un
modello plausibile. Non un anziano signore da accompagnare dal medico durante
l’adolescenza. La natura ha le sue leggi, espressione della sapienza di Dio, e
Dio sa quello che fa. Sa per esempio che al bambino servono un padre e una
madre certi, uniti stabilmente, nel fiore dell’età.
Non sono capricci sadici quelli della
Chiesa quando ci raccomanda queste semplici, ragionevoli norme: si tratta semplicemente
di prendere atto della realtà. La realtà mostrerebbe chiaramente che se una
donna cerca tutta la vita di non rimanere incinta per concentrarsi sul lavoro
poi ci sono alte probabilità che il bambino dopo una certa età non arrivi.
La realtà mostra che prendere ovuli
dalle donne che li «donano» le distrugge fisicamente. Mostra che i figli che
non conoscono chi ha dato loro il patrimonio genetico sono terrorizzati da
questo enorme cono di ignoto nella loro vita.
La realtà mostra che i limiti che
la Chiesa mette sono sempre a favore della persona, per la sua dignità e la sua
felicità. È finito lo spazio, e non ho avuto il coraggio di sfiorare il dolore
di chi un figlio non riesce ad averlo. Un dolore che posso solo intuire e che
rispetto con tutto il cuore. Ma che non può venire prima del diritto del bambino.
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