mercoledì 21 settembre 2011


Imprese formato nursery di Cristina Casadei, http://www.ilsole24ore.com/, 21 settembre 2011

Una febbre di un figlio piccolo. Un impedimento della baby sitter. La badante che sta male. Una visita medica. Il pranzo. La spesa. Le rotelle dell'ingranaggio della macchina organizzativa di chi lavora – sia esso sposato, con figli o single – sono tante, alcune piccole, altre meno. Ma basta che una, anche la minore, vada fuori posto per mandare in tilt l'intero ingranaggio quando non si ha la rete di sicurezza del welfare familiare e di quello pubblico. Con ripercussioni forti sulla produttività, tema molto discusso nelle imprese che in ordine sparso, senza poter contare sulla leva pubblica, hanno messo in piedi reti di servizi che compensano, in parte, le carenze nei servizi di cura, sanità, assistenza. Le più sentite «dalla fascia di lavoratori tra i 45 e i 54 anni che si ritrovano sulle spalle i figli ancora piccoli e i genitori anziani. Se è vero che esiste un problema di disoccupazione giovanile su cui è stata sensibilizzata l'opinione pubblica, esiste anche un'età molto difficile al lavoro che è quella intermedia», spiega Enrico Finzi, presidente di AstraRicerche che in collaborazione con Edenred Italia ha portato avanti su questo tema un lavoro di ricerca che ha analizzato le due facce della medaglia: l'approccio dei dipendenti e quello delle imprese al welfare. Dei primi ne sono stati intervistati 883, delle seconde 344. Ebbene, il 70% delle aziende ha dichiarato che i programmi di welfare verranno potenziati nei prossimi anni, il 25% prevede che saranno mantenuti stabili e solo il 2% ipotizza un calo. Il welfare privato avanza, ma deve fare i conti con mille difficoltà. Il capitolo della spesa è sempre quello più problematico: i maggiori freni, infatti, derivano dai costi effettivi o presunti nel 55% dei casi.
In un momento in cui «il welfare pubblico si ritrae, quello aziendale deve comprendere le aree di disagio dei lavoratori», spiega Gabriella Gavezotti, ad di Edenred. Un'operazione più difficile oggi che in passato perché «la popolazione aziendale è molto più eterogena di un tempo e la compongono categorie con esigenze molto diverse». La richiesta «di aumento della produttività che arriva dalle imprese presuppone la presenza di un'attenzione e di una relazione diversa tra il datore di lavoro e il dipendente. Il welfare privato è una vera e propria moneta relazionale», aggiunge la manager.
Con le risposte della ricerca è stata costruita una piramide che mette in luce come ci sia una diversa percezione tra l'offerta delle aziende e i loro bisogni. «Esiste un divario, spesso assai rilevante», spiega Finzi. Con alcune eccezioni che riguardano i servizi più maturi, soprattutto quelli legati all'alimentazione e all'orario flessibile. Il divario si amplia invece per altri servizi, come l'assistenza medica, di cui i lavoratori esprimono il bisogno, e i servizi che possono aiutare a conciliare lavoro e vita privata. Il 44% dei dipendenti intervistati, per esempio, dice di avere bisogno di un aiuto a fare la spesa, mentre solo il 3% delle imprese intervistate offre il servizio. La stessa percentuale di dipendenti riferisce di avere bisogno di aiuto nel disbrigo delle pratiche burocratiche ma solo il 4% delle imprese lo offre. Poi ci sono le facilitazioni per la mobilità, nel tragitto casa-lavoro, come il car sharing o il car pooling dove oltre la metà dei dipendenti vorrebbe un aiuto contro il 13% delle aziende che lo prevede. E poi la cultura e gli svaghi con i lavoratori che chiedono un servizio di supporto nel 55% dei casi e il 19% delle imprese che lo hanno. E infine i servizi per i familiari, soprattutto bambini, anziani e disabili: in questo caso sono oltre i tre quarti dei lavoratori a chiedere aiuto, mentre un quarto delle imprese lo offrono. Il futuro sarà dominato dal «progressivo spostamento del welfare aziendale verso la semplificazione della vita dei lavoratori in ambito extra-professionale», interpreta Finzi. Il focus sarà sui servizi per i familiari, dove si prevede un incremento del 40%, sul miglioramento dell'organizzazione del lavoro, con orari ancora più flessibili e telelavoro che aumenteranno del 30%, sull'assistenza medica e burocratica ai dipendenti che cresceranno del 23%, sulla cultura e gli svaghi con un incremento del 21%, sui servizi domestici in crescita del 21%. Da un lato i bisogni dei lavoratori oggi non vengono soddisfatti dal welfare aziendale, ancora sottosviluppato, dall'altro le aziende appaiono spesso orientare a sviluppare programmi di neowelfare aziendale, perseguendo molti obiettivi. Qualcuno? Dalla ricerca emerge che sono due le macrofinalità che imprenditori e manager si propongono e cioè migliorare il clima aziendale nell'86% dei casi e accrescere la soddisfazione delle risorse umane nel 55%, aumentando la fedeltà e la motivazione e riducendo il conflitto.
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