Ci si potrà fidare dei nuovifarmaci bio-similari? - Si discute se le
copie di molecole tanto complesse possano mantenerne l'efficacia, di Riccardo
Renzi, 29 aprile 2012, http://www.corriere.it
MILANO - La vecchia Aspirina è
una molecola (acido acetilsalicilico) composta da 21 atomi. L'insulina
ricombinante (ottenuta cioè attraverso le biotecnologie, copia conforme della
sostanza naturale) è fatta di 788 atomi organizzati in 52 molecole.
L'eritropoietina, un ormone anch'esso riprodotto in laboratorio, arriva a 4
mila atomi. Nei più evoluti farmaci biologici si arriva oggi a 20 mila. Queste
cifre spiegano chiaramente la differenza tra i farmaci tradizionali, figli
della chimica, e quelli moderni, prodotti della biologia e costruiti elaborando
cellule (del sangue o dei tessuti, da virus o tossine) attraverso complicate
tecniche di purificazione e di ingegneria genetica (la più importante è quella
del DNA ricombinante).
MALATTIE - I farmaci cosiddetti
biologi costituiscono ancora oggi solo il 30% del mercato (erano l'11% nel
2000), ma sono quelli più avanzati, quelli su cui si fa affidamento per
affrontare alcune delle malattie più gravi: il cancro innanzitutto e malattie
autoimmuni come l'artrite reumatoide, il lupus, la sclerosi multipla, le
malattie infiammatorie dell'intestino, la psoriasi. E sono soprattutto i
farmaci del futuro. Ora il problema che si pone è il seguente: è possibile
"copiare" molecole così complesse, ottenere dei
"replicanti" che abbiano lo stesso valore terapeutico? La questione
non è solo accademica o inerente al marketing delle aziende farmaceutiche.
Perché i farmaci biologici, tra i tanti pregi, hanno anche un importante
difetto: sono molto cari. Sono la causa principale dei pianti e delle lamentele
di direttori sanitari, Asl e amministrazioni regionali per la loro incidenza
attuale e soprattutto futura sui bilanci. E non solo in Italia. Il poter
disporre di copie valide, e meno costose, potrebbe alleviare la sofferenza
economica dei sistemi sanitari. Si possono realizzare insomma i farmaci
"biogenerici", che vengono denominati biosimilari?
SCADENZE - La questione si pone,
a maggior ragione, perché già sono scaduti i brevetti dei primi biologici (a
cominciare dall'insulina, nel 2001) e ora si attende la scadenza di molte
importanti molecole. I primi cinque biologici oggi più venduti (tutte molecole
dai nomi complicati che finiscono in "mab") scadranno tra il 2014 e
il 2018. Biosimilari, dunque, esistono già, ma si prevede un esplosione del
mercato di questa classe di farmaci (da 243 milioni di dollari attuali a 3,7
miliardi nei prossimi cinque anni) via via che si libererà una trentina di
brand. Al di là degli aspetti economici, medici e amministratori sanitari, ed è
questa la questione più importante, si chiedono se ci si potrà fidare dei
biosimilari. Su questo tema è in corso un dibattito analogo, ma ancora più
complesso, a quello che ha accompagnato per anni la contrastata crescita dei
generici. Esiste in primo luogo un problema di sicurezza. «Le molecole dei
biologici sono grandi, complesse e instabili — spiega Martin Van Trieste, vice
presidente e responsabile del controllo di qualità della Amgen, azienda californiana
che è stata tra i pionieri nella ricerca e produzione di farmaci biologici —.
Ogni molecola è prodotta da un singolo processo industriale e bastano piccole
variazioni nella catena produttiva per cambiarne le caratteristiche. È quindi
praticamente impossibile produrre farmaci identici. Ci sono inoltre problemi di
contaminazione, non solo nella produzione ma anche nel trasporto, aggravati dal
fatto che la produzione è globalizzata. Da una singola fabbrica il farmaco va
in tutto il mondo e d'altra parte i principi attivi arrivano da tutto il mondo.
Negli Stati Uniti l'80% delle sostanze arriva da fuori, da almeno 150 Paesi».
EFFICACIA - Gli allarmi
riguardanti biologici contaminati o falsi sono frequentissimi: l'ultimo in
ordine cronologico riguarda un farmaco antitumorale, importato negli Usa, forse
proveniente dalla Turchia. Famoso è il caso che nel 2008 riguardò l'eparina:
allora una malattia colpì i maiali cinesi, che erano i principali
"fornitori" del principio attivo, ricavato dalle loro mucose; ne
seguì un rialzo mondiale del prezzo, che spinse alcuni fornitori ad adulterare
la sostanza alla base dei farmaci. Il secondo problema riguarda la reale
efficacia di questi nuovi generici. Visto che è impossibile (su questo tutti
concordano) realizzare copie identiche dei biologici, - tant'è che si chiamano
"biosimilari" - che cosa garantisce medici e pazienti sul fatto che
funzionino davvero come le molecole originali? L'Europa, per prima, ha emanato
nel 2005 linee guida per l'approvazione dei biosimilari, recepite anche
dall'Italia, gli Stati Uniti solo da pochi mesi, al termine di lunghe
discussioni e diatribe, che sono comunque significative delle difficoltà
incontrate. L'idea di fondo è che i biosimilari (come i generici) non devono
seguire le normali procedure che accompagnano l'approvazione dei nuovi farmaci,
ma devono dimostrare la loro equivalenza terapeutica ai farmaci di marca che
vanno ad affiancare.
DIFFERENZE - Ma i biologici sono
molto diversi fra loro, sono spesso molto specifici e la loro efficacia dipende
molto dall'appropriatezza del loro uso e talvolta sono anche contestati per lo
scarso vantaggio terapeutico che offrono a fronte di costi molto elevati. I
biosimilari insomma andranno a complicare un quadro già molto articolato. «In verità
ci sono almeno due tipi di biosimilari — dice Silvio Garattini, direttore
dell'Istituto Mario Negri e presidente della commissione Ricerca e Sviluppo
dell'Aifa —. Per quelli più semplici, a struttura chimica ben definita, come
l'insulina o l'ormone della crescita, possono bastare le stesse regole dei
generici. Per gli altri più complessi occorrono per l'approvazione studi
clinici di confronto con i farmaci di marca. In qualche caso questi test non
saranno semplici, perché richiederanno tempo. Saranno questi test comunque a
tagliare la testa al toro: una volta superati non ci sarà motivo per preferire
l'uno o l'altro farmaco». Se la qualità, insomma, verrà garantita, la salute
potrà essere difesa a un costo più basso, con una riduzione prevista nel lungo periodo
di circa il 30 per cento.
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