mercoledì 2 maggio 2012


Non Scordiamoci dell' Alzheimer - Bisogna iniziare ad affrontare seriamente un problema in costante crescita, Renzi Riccardo, 29 aprile 2012, Corriere della Sera

Un altro grave rischio si aggira per l' Europa, secondo il Fondo monetario internazionale nel suo ultimo Global Financial Stability Report: è la longevità. In realtà il rischio non è affatto nuovo, è un trend che prosegue da anni, ma, secondo le cassandre del Fmi, viene sottovalutato. «Se l' aspettativa di vita media crescesse di 3 anni più di quanto atteso entro il 2050, i costi potrebbero aumentare di un ulteriore 50%» per spese legate ai sistemi pensionistici e sanitari. Si tratta in verità di un rischio che siamo tutti ben disposti a correre e rispetto al quale non accetteremmo un taglio. Tuttavia, secondo il Fmi, gli Stati devono prepararsi in tempo, per non dover affrontare un nuovo shock finanziario, raccomandando, c' era da aspettarselo, strette fiscali e privatizzazioni. Quasi in contemporanea un altro rapporto globale, prodotto dall' Organizzazione mondiale della sanità, aggiunge un segnale di emergenza allo stesso problema: diventiamo più vecchi in tutto il mondo e aumentano in misura drammatica le demenze senili e l' Alzheimer. Il tasso di crescita è impressionante: 7,7 milioni di nuovi casi ogni anno e, a questi ritmi, gli attuali sistemi sanitari non potranno reggere. Anche in questo caso, secondo l' Oms, gli Stati si devono preparare e «inquadrare le demenze come una priorità di salute pubblica». «Ma solo 8 dei 194 Stati membri», lamenta l' Oms, «hanno un piano nazionale sulle demenze in atto». Tra questi Francia e Gran Bretagna, mentre altri si stanno preparando, come gli Usa. In Italia, invece, finora solo promesse di interessamento. Per questo la Federazione Alzheimer Italia, che ha diffuso il rapporto Oms, facendosi portavoce dei malati e delle loro famiglie, ha lanciato un nuovo appello al governo perché si affronti finalmente il problema. L' Fmi raccomanda nuovi tagli, l' Oms, parlando di imminente «sfida sociale e sanitaria di prim' ordine», propone investimenti in salute e assistenza, perché «si può fare molto per migliorare la vita delle persone affette da demenza e dei loro familiari». Difficile non parteggiare per questa seconda ipotesi. È un' altra sfida, appunto, una sfida economica di salute. Sarebbe un buon segnale che almeno ci si sedesse a un tavolo e si cominciasse a chiedersi che cosa possiamo fare.

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