Non Scordiamoci dell' Alzheimer - Bisogna iniziare ad affrontare
seriamente un problema in costante crescita, Renzi Riccardo, 29 aprile 2012, Corriere
della Sera
Un altro grave rischio si aggira
per l' Europa, secondo il Fondo monetario internazionale nel suo ultimo Global
Financial Stability Report: è la longevità. In realtà il rischio non è affatto
nuovo, è un trend che prosegue da anni, ma, secondo le cassandre del Fmi, viene
sottovalutato. «Se l' aspettativa di vita media crescesse di 3 anni più di
quanto atteso entro il 2050, i costi potrebbero aumentare di un ulteriore 50%»
per spese legate ai sistemi pensionistici e sanitari. Si tratta in verità di un
rischio che siamo tutti ben disposti a correre e rispetto al quale non
accetteremmo un taglio. Tuttavia, secondo il Fmi, gli Stati devono prepararsi
in tempo, per non dover affrontare un nuovo shock finanziario, raccomandando,
c' era da aspettarselo, strette fiscali e privatizzazioni. Quasi in
contemporanea un altro rapporto globale, prodotto dall' Organizzazione mondiale
della sanità, aggiunge un segnale di emergenza allo stesso problema: diventiamo
più vecchi in tutto il mondo e aumentano in misura drammatica le demenze senili
e l' Alzheimer. Il tasso di crescita è impressionante: 7,7 milioni di nuovi
casi ogni anno e, a questi ritmi, gli attuali sistemi sanitari non potranno
reggere. Anche in questo caso, secondo l' Oms, gli Stati si devono preparare e
«inquadrare le demenze come una priorità di salute pubblica». «Ma solo 8 dei
194 Stati membri», lamenta l' Oms, «hanno un piano nazionale sulle demenze in
atto». Tra questi Francia e Gran Bretagna, mentre altri si stanno preparando,
come gli Usa. In Italia, invece, finora solo promesse di interessamento. Per
questo la Federazione Alzheimer Italia, che ha diffuso il rapporto Oms, facendosi
portavoce dei malati e delle loro famiglie, ha lanciato un nuovo appello al
governo perché si affronti finalmente il problema. L' Fmi raccomanda nuovi
tagli, l' Oms, parlando di imminente «sfida sociale e sanitaria di prim'
ordine», propone investimenti in salute e assistenza, perché «si può fare molto
per migliorare la vita delle persone affette da demenza e dei loro familiari».
Difficile non parteggiare per questa seconda ipotesi. È un' altra sfida,
appunto, una sfida economica di salute. Sarebbe un buon segnale che almeno ci
si sedesse a un tavolo e si cominciasse a chiedersi che cosa possiamo fare.
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