Quando il rischio è scritto nel Dna di Antonino Michienzi, 2 maggio
2012, http://www.corriere.it
Ci sono cardiopatie congenite che
non sempre emergono agli esami. Anomalia genetica rara e difficilmente
diagnosticabile
MILANO - Piera Angelica Merlini,
responsabile dell'Unità di ricerca cardiovascolare e genetica cardiovascolare
dell’Ospedale Cà Granda-Niguarda di Milano ne è convinta: «L’Italia è, con
Israele, il Paese al mondo più sicuro per chi si accinge a svolgere attività
sportiva, quello dove vengono effettuati più controlli. C'è l'obbligo di fare
visite ed esami per ogni tipo di attività. E di fermare le persone per le quali
l'attività fisica è un rischio per la salute». Allora perché si continua a
morire sui campi da gioco? È la domanda che tutti si fanno. E quando ogni altra
spiegazione è scartata, l'anomalia genetica resta la candidata ideale: rara,
difficilmente diagnosticabile agli esami tradizionali.
PATOLOGIE - «Queste malattie
nascono da "errori di stampa" in alcuni geni che codificano proteine
importanti per l'attività del cuore. Si tratta di errori rarissimi in una messe
di dati grande come un'enciclopedia. Identificarli quindi non è semplice»
spiega Merlini. Si tratta di patologie (cardiomiopatia ipertrofica, displasia
aritmogena destra, tachicardia ventricolare polimorfa catecolaminergica) che
significano aumento del rischio che il cuore vada in arresto e che si verifichi
morte cardiaca improvvisa. «In 8 casi su 10 queste malattie sono ereditarie.
Per questo — dice l'esperta — un'anamnesi accurata che indaghi l'eventuale
presenza di parenti stretti morti per cause cardiache in età giovanile è
fondamentale per scovare queste anomalie, che altrimenti sarebbe quasi
impossibile identificare». Molto spesso, infatti, queste patologie, non solo
non danno sintomi, ma possono essere silenti anche all’elettrocardiogramma. Il
sospetto derivante dalla storia familiare può essere dunque la giustificazione
per esami più approfonditi, che invece occorre sempre eseguire quando c'è un
elettrocardiogramma (Ecg) anomalo.
GLI ESAMI - «L'Ecg sotto sforzo è
un primo passo per identificare alterazioni che emergono soltanto quando il
cuore svolge un’attività intensa, come nel caso della tachicardia ventricolare
polimorfa catecolaminergica. Ma per approfondire può essere necessario eseguire
l’Holter, che registra l'attività cardiaca per 24 o 48 ore, un'ecografia, una
risonanza magnetica. Fino ad arrivare all'indagine genetica che, oltre a
confermare la presenza della malattia ereditaria, può contribuire a individuare
anche altri familiari portatori dell’anomalia e quindi a rischio di morte
cardiaca improvvisa». Negli ultimi anni i progressi nelle conoscenze dei geni
implicati e nelle tecniche di analisi genetica hanno consentito di ottenere
esami sempre più affidabili. «Nonostante ciò, a volte, anche in persone
portatrici di una condizione patologica, l'analisi genetica può risultare
negativa, dal momento che non conosciamo ancora tutti i geni coinvolti in
questi fenomeni» dice Merlini. E in questi casi? «È necessario che siano
disponibili e funzionanti i defibrillatori e, non meno importante, che siano
presenti persone formate a fare quelle poche cose fondamentali per rimettere in
moto il cuore in attesa dei soccorsi avanzati».
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