IL CARDINALE SCOLA - Medicina e neuroscienze, più rispetto per l'uomo
di Graziella Melina, 4 maggio 2012, http://www.avvenire.it
«Contrapporre alla ragione
scientifica una fede cristiana e, più in generale, ogni espressione religiosa
riducendola a convinzione soggettiva e non razionalmente documentabile va
contro il respiro di una "ragione larga" che non è riducibile a pura
razionalità logico-matematica ed empirico-sperimentale». Nel suo intervento
all’Università Cattolica ieri pomeriggio il cardinale Angelo Scola, arcivescovo
di Milano e presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, quel sia
il rapporto tra fede e scienza lo ha voluto chiarire sin dall’inizio,
considerato che «talune posizioni presenti nella cultura odierna negano
oggettività alla fede». Nell’ateneo che ha festeggiato i 50 anni della Facoltà
di Medicina e Chirurgia con la visita in mattinata di Benedetto XVI il
cardinale Scola ha parlato davanti a 400 tra medici, ricercatori, studenti e
personale sanitario.
Una giornata dedicata alla
ricerca, quella di ieri, che l’ateneo ha voluto celebrare per la prima volta
allo scopo di divulgare i progetti realizzati e quelli in cantiere. Oggi, ha
chiarito Scola, «si diffonde sempre più, soprattutto in forza delle
strabilianti scoperte nel campo della biologia, della bio-chimica e delle
neuroscienze, una vulgata che tende a ricondurre tutte le espressioni e le
facoltà dell’umano a pure attività cerebrali. Queste in prospettiva potrebbero,
si afferma, diventare addirittura artificiali». Ma «non sarebbe allora più
possibile, a rigore, parlare di un soggetto personale, dotato di una dignità
intrinseca, portatore di diritti e di doveri». L’uomo «non sarebbe altro che
"il suo proprio esperimento"». Questo «riduzionismo biologista» però
«lascia insoddisfatto il cuore dell’uomo che non vi trova rispondenza alle
domande profonde della sua intelligenza e allo spessore antropologico della sua
esperienza».
Il «beato Giovanni Paolo II – ha
aggiunto Scola – ha mostrato che l’esperienza umana della fragilità, della
sofferenza e del male non può essere separata dalla domanda di salvezza e di
redenzione». La ricerca che si fa alla Cattolica, ha poi chiarito Rocco
Bellantone, preside di Medicina, non è «mai superba e mai fine a se stessa».
Dev’essere «una ricerca che non si arroghi il diritto di modificare o
addirittura creare l’etica ma che dall’etica venga guidata per essere
costantemente al servizio dell’uomo e non usi invece l’uomo come mezzo».
L’obiettivo è una scienza «che non si ponga in antitesi alla fede ma che più si
inoltra nei misteri della natura più comprende la grandezza del Dio creatore». La
Cattolica ha «l’obiettivo di dedicarsi non alle malattie ma all’uomo che
soffre, di ricercare e applicare i metodi migliori per evitare dolore e
allungare la vita ma essere consapevoli che queste sono battaglie che si
possono vincere o perdere».
Sono poi seguiti gli interventi
dei relatori che hanno illustrato i "lavori in corso" alla Cattolica
(ne riferiamo in questa pagina), in parte "riprodotti" nei 13 stand
all’ingresso. Ai lavori, che si sono conclusi con il conferimento del premio
Giovanni Paolo II a Telethon, hanno partecipato anche Enrico Garaci, presidente
dell’Istituto Superiore di Sanità, e Luigi Nicolais, presidente del Cnr.
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