La storia di Antonio Oriente, 9 mag 2012, Bioetica - Di seguito la
storia di Antonio Oriente, il ginecologo che sarà premiato il 12 maggio, presso
l’Ateneo Regina Apostolorum di Roma,dopo il convegno : “Chi salva una vita
salva il mondo intero” di Sabrina Pietrangeli Paluzzi, www.libertaepersona
In principio fu Bernard
Nathanson. Parliamo del famoso ginecologo statunitense che al suo attivo
collezionò circa 75.000 aborti, fino a quando si rese conto dell’“umanità” del
feto e fece un vero cammino di conversione che lo portò a scrivere il libro The
hand of God (“La mano di Dio”). Da quel momento in poi, il suo lavoro è
divenuto totalmente a favore della vita nascente. Ma “la mano di Dio” continua
ad operare in ogni continente, e anche in Italia, abbiamo il nostro Nathanson:
è il dottor Antonio Oriente. Anche lui, come Nathanson, viveva la sua
quotidianità praticando aborti di routine. Abbiamo ascoltato la sua
testimonianza nel corso di un convegno dell’AIGOC. Sì, perché lui oggi è il vicepresidente
e uno dei fondatori di questa Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici
Cattolici… Praticamente una totale inversione di tendenza, rispetto al modo
precedente di vivere la sua professione.
La sua testimonianza inizia così:
“Mi chiamo Antonio Oriente, sono un ginecologo e, fino a qualche anno fa, io,
con queste mani, uccidevo i figli degli altri”. Gelo. Silenzio. La frase
pronunciata è secca, senza esitazione, lucida. La verità senza falsi pietismi,
con la tipica netta crudezza e semplicità di chi ha capito e già pagato il
conto. Di chi ha avuto il tempo di chiedere perdono.
Due cose colpiscono di questa
frase e sono due enormi verità: la parola “uccidevo”, che svela l’inganno del
termine interruzione volontaria, e la parola “figli”. Non embrioni, non grumi
di cellule, ma figli. Semplicemente. E questa sua pratica quotidiana
dell’aborto, il dottor Oriente la riteneva una forma di assistenza alle persone
che avevano un “problema”.
“Venivano nel mio studio –
racconta – e mi dicevano: Dottore, ho avuto una scappatella con una ragazzetta…
io non voglio lasciare la mia famiglia, amo mia moglie. Ma ora questa ragazza è
incinta. Mi aiuti… Ed io lo aiutavo. Oppure arrivava la ragazzina: Dottore, è
stato il mio primo rapporto… non è il ragazzo da sposare, è stato un rapporto
occasionale. Mio padre mi ammazza: mi aiuti!”. Ed io la aiutavo. Non pensavo di
sbagliare”.
Ma la vita continuava a
presentare il conto: lui, ginecologo, i bambini li faceva anche nascere. Sua
moglie pediatra i bambini degli altri li curava. Ma non riuscivano ad avere
figli propri. Una sterilità immotivata ed insidiosa era la risposta alla sua
vita quotidiana. “Mia moglie è sempre stata una donna di Dio. È grazie a lei e
alla sua preghiera se qualcosa è cambiato. Per lei non avere figli era una
sofferenza immensa, enorme. Ogni sera che tornavo la trovavo triste e depressa.
Non ne potevo più. Dopo anni di questo calvario, una sera come tante, non avevo
proprio il coraggio di tornare a casa. Disperato, piegai il capo sulla mia
scrivania e cominciai a piangere come un bambino”.
E lì, la mano di Dio si fa
presente in una coppia che il dottor Oriente segue da tempo. Vedono le luci
accese nello studio, temono un malore e salgono. Trovano il dottore in quello
stato che lui definisce “pietoso” e lui per la prima volta apre il suo cuore a
due persone che erano solo dei pazienti, praticamente quasi degli sconosciuti.
Gli dicono: “Dottore, noi non abbiamo una soluzione al suo problema. Abbiamo
però da presentarle una persona che può dargli un senso: Gesù Cristo”. E lo
invitano ad un incontro di preghiera. Che lui dribbla abilmente.
Passano dei giorni ed una sera,
sempre incerto se tornare a casa o meno, decide di avviarsi a piedi e, nel
passare sotto un edificio, rimane attratto da una musica. Entra, si trova in
una sala dove alcune persone (guarda caso il gruppo di preghiera della coppia
che lo aveva invitato) stanno cantando. Nel giro di poco tempo, si ritrova in
ginocchio a piangere e riceve rivelazione sulla propria vita: “Come posso io
chiedere un figlio al Signore, quando uccido quelli degli altri?”.
Preso da un fervore improvviso,
prende un pezzo di carta e scrive il suo testamento spirituale: “Mai più morte,
fino alla morte”. Poi chiama il suo “Amico” e glielo consegna, ammonendolo di
vegliare sulla sua costanza e fede. Passano le settimane e il dottor Oriente
comincia a vivere in modo diverso. Comincia anche a collezionare rogne,
soprattutto tra i colleghi nel suo ambiente. In certi casi il “non fare”
diventa un problema: professionale, economico, di immagine.
Una sera torna a casa e trova la
moglie che vomita in continuazione. Pensa a qualche indigestione ma nei giorni
seguenti il malessere continua. Invita allora la moglie a fare un test di
gravidanza ma lei si rifiuta con veemenza. Troppi erano i mesi in cui lei,
silenziosamente, li faceva quei test e quante coltellate nel vedere che erano
sempre negativi… Ma dopo un mese di questi malesseri, lui la costringe a fare
un esame del sangue, che rivela la presenza del BetaHCG: sono in attesa di un bambino!
Sono passati degli anni. I due
bambini che la famiglia Oriente ha ricevuto in dono, oggi sono ragazzi. La vita
di questo medico è totalmente cambiata. È meno ricco, meno famoso, una mosca
bianca in un ambiente dove l’aborto è ancora considerato “una forma di aiuto” a
chi, a causa di una vita sregolata o di un inganno, vi ricorre. Ma lui si sente
ricco, profondamente ricco. Della gioia familiare, dei suoi valori, dell’amore
di Dio, quella mano che lo carezza ogni giorno facendolo sentire degno di essere
un “Suo figlio”.
Fonte: L’Ottimista, 16 Novembre
2010
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