giovedì 1 settembre 2011


Avvenire.it, 1 settembre 2011 - La scelta di "Stato etico" del fisco francese - Se l’autodeterminazione non vale per le bibite gasate di Tommaso Scandroglio

Il fisco francese possiamo ben dirlo si è proprio gasato inventando una tassa di particolare rigore per Cole assortite e altre bibite con bollicine e zuccheri aggiunti. È un’imposta giusta? Dice di sì il primo ministro François Fillon il quale afferma che il balzello servirà come deterrente nella lotta contro l’obesità. Se invece guardiamo alla frizzante questione dal punto di vista del bene comune sicuramente il provvedimento è da bocciare.

Lo Stato si deve preoccupare della salute privata perché bene di tutti e di certo nel suo spettro di intervento in questo ambito ricade anche la prevenzione dell’obesità. Ora, l’ordinamento giuridico deve vietare o porre in essere ostacoli (tasse, per esempio) a condotte che ledono gravemente la salute collettiva. Pensiamo al divieto di inserire sostanze nocive nei cibi, o di sversare veleni nelle falde acquifere, o di far pubblicità alle sigarette, o di guidare senza cinture. Questi divieti appaiono giustificati perché le sostanze tossiche negli alimenti, i veleni nei bacini idrici e il fumo di sigaretta ledono direttamente, fortemente e con certezza il bene salute, o in riferimento alle cinture di sicurezza potrebbero seriamente intaccarlo. Gli zuccheri presenti nelle bibite concorrono direttamente e fortemente all’obesità e quindi ledono la salute pubblica? Gli esperti dicono di no, dato che il loro apporto calorico quotidiano è solo del 3,5%. Però c’è chi obietta: qualcuno ne potrebbe abusare.

Vero, ma per combattere l’eccesso di assunzione di zuccheri la strada da percorrere non è quella dell’oppressione fiscale – né tantomeno quella del divieto – bensì quella più accorta dell’educazione alimentare, maggiormente efficace. La proposta francese poi non convince anche per un altro aspetto. Si tassano le Cole varie (e compagni di bollicine) perché – così si sostiene – l’imposta servirà come strumento di deterrenza nell’acquisto, dato che il prodotto rincarerà. Purtroppo, o per fortuna, il rincaro sarà solo di 1 centesimo, troppo esiguo per dissuadere i cultori della celebre bibita ambrata dal soddisfare i loro golosi e rinfrescanti desideri. Inutile poi aggiungere che la motivazione di alzare le imposte per tutelare la salute dei cittadini ovviamente è una foglia di fico dietro cui si nasconde la manovra fiscale francese tesa a salvare il Paese dall’attuale crisi economica.

In buona sostanza tale manovra riuscirà solo nel fastidioso intento di intrufolare nel frigorifero dei francesi l’esattore per rimpinguare le casse dello Stato le quali, almeno loro, di certo non corrono il rischio attualmente di essere sovrappeso. A tal proposito risulta, ad esempio, tristemente curioso che sui temi di bioetica – aborto, eutanasia, fecondazione artificiale – certi ideologi politici anche d’Oltralpe si appellino al principio di autodeterminazione, rivendicando con decisione una neutralità dell’azione statale a favore della libera scelta dell’individuo, sacra sfera etica su cui chi governa non deve metter becco.

Ora invece quando c’è da stringere la cinghia – e non per problemi di peso – il temutissimo fantasma dello «Stato etico» che decide al posto del cittadino cosa è il suo bene non fa più paura e anzi detta legge e relative imposte. Insomma, il doppiopesismo ancora una volta la fa da padrone. Certo, la materia non è delle più gravi, ma la condotta di uno Stato che si insinua fin nelle pieghe più recondite della nostra quotidianità e ci dice cosa bere e cosa no un po’ inquieta. E, per ripicca, ci fa pure venire un gran sete.

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