Il premio 2011 a due vescovi cinesi, martiri e “illustri sconosciuti” di
Bernardo Cervellera, 30/12/2011, http://www.asianews.it
Mons. Giacomo Su Zhimin, 80anni,
ha subito finora 40 anni di prigionia; mons. Cosma Shi Enxiang, 90 anni, ha
passato 51 anni in carcere. Di loro nessuno parla e il governo cinese dice che
“non sa dove essi siano”. Si teme che vengano uccisi sotto tortura, come è
avvenuto per altri vescovi. Il Vaticano dovrebbe chiedere la loro liberazione
come condizione per ogni dialogo. Una campagna a loro favore per il 2012.
Roma (AsiaNews) – Alla fine
dell’anno molte riviste e siti web stilano una classifica dei personaggi più
famosi del 2011, che si sono distinti in qualche opera o hanno determinato
l’informazione mondiale. Di solito sono personaggi della politica, della
cultura, o un movimento intero, come è quest’anno per la rivista americana
Time, che ha consacrato a “personaggio” (collettivo) del 2011 i giovani della
“primavera araba” e a tutti i dimostranti del mondo.
Noi di AsiaNews vogliamo fare una
scelta controcorrente: dare un premio a chi non è mai stato citato dai media,
chi non ha avuto alcun riconoscimento pubblico, chi è dimenticato nonostante
anni di lotta per la verità, la dignità e la giustizia: insomma un premio
“all’illustre sconosciuto”.
Come Time, anche noi vogliamo
dedicare un premio “collettivo”, a due grandi sconosciuti: due vescovi cinesi
della comunità sotterranea che da decenni sono stati rapiti dalla polizia e dei
quali nessuno sa più nulla.
Il primo è mons. Giacomo Su
Zhimin (a ds nella foto), quasi 80 anni, vescovo di Baoding (Hebei), arrestato
dalla polizia l’8 ottobre 1997. Da allora nessuno conosce né l’accusa che ha
causato l’arresto, né se vi sia stato un processo, né il suo luogo di
detenzione. Nel novembre 2003 è stato per caso scoperto in cura in un ospedale
di Baoding, circondato da poliziotti della pubblica sicurezza. Dopo una breve e
frettolosa visita dei parenti, la polizia lo ha fatto scomparire ancora fino ad
oggi.
Il secondo è mons. Cosma Shi
Enxiang (a sin. nella foto), di 90 anni, vescovo di Yixian (Hebei), arrestato
il 13 aprile 2001. Di lui non si sa davvero nulla, anche se i suoi parenti e
fedeli continuano a domandare alla polizia almeno qualche notizia.
Essi meritano di essere ricordati
accanto a famosi personaggi della dissidenza come il premio Nobel Liu Xiaobo o
il grande Bao Tong perché come loro – e da molto più tempo – combattono per la
libertà dell’individuo e per la loro fede. In qualche modo essi sono i profeti
della dissidenza: primi a subire persecuzione; primi a subire arresti e
condanne; primi a lanciare appelli alla comunità internazionale; i primi ad
essere dimenticati.
Prima dell’ultimo arresto, mons.
Su Zhimin ha passato a fasi alterne almeno 26 anni in carcere o ai lavori
forzati, bollato come “controrivoluzionario” solo perché , fin dagli anni ’50,
si è sempre rifiutato di aderire all’Associazione patriottica, che vuole edificare
una chiesa nazionale staccata dal papa. Nel ’96 – da un luogo nascosto perché
ricercato – era riuscito a diffondere una lettera aperta al governo cinese
perché rispettasse i diritti umani e la libertà religiosa del popolo. In tutto
ha già speso 40 anni in cattività.
Mons. Shi Enxiang è stato
incarcerato ancora più a lungo: dal 1957 fino al 1980, costretto ai lavori
forzati agricoli nell’Heilongjiang, fino a fare il minatore nelle miniere di
carbone dello Shanxi. È arrestato ancora per tre anni nel 1983, poi subisce tre
anni di arresti domiciliari. Nell’89 – alla costituzione della Conferenza
episcopale dei vescovi sotterranei – viene ancora arrestato e rilasciato solo
nel ’93, fino al suo ultimo arresto nel 2001. In tutto egli ha passato già 51
anni in prigione.
Mentre in Cina crescono le
rivolte sociali per la giustizia e la dignità degli operai e dei contadini,
vale la pena ricordare questi campioni perché essi hanno lottato come loro e
prima di loro per la verità, senza mai imbracciare le armi, spesso da soli,
senza il conforto dei network di Facebook o di Twitter.
Vale la pena ricordarli anche
perché c’è il timore che il regime cinese li faccia morire sotto le torture,
come in passato è avvenuto per altri vescovi cinesi imprigionati (mons.
Giuseppe Fan Xueyan nel ’92; mons. Giovanni Gao Kexian nel 2006; mons. Giovanni
Han Dingxiang nel 2007).
Allo stesso tempo, vale la pena
ricordarli per mostrare quanto è ridicolo il governo di Pechino, che davanti a
richieste di personalità politiche internazionale sulla sorte dei due vescovi,
si nasconde rispondendo: “Non sappiamo”: dovremmo credere che il governo con un
gigantesco apparato poliziesco, una superba rete spionistica e di controllo
capillare sulla sua popolazione, ignora dove si trovino questi due anziani
vescovi, che la cultura cinese imporrebbe di rispettare e onorare?
Il “non sappiamo” è anche la
risposta che il Vaticano riceve quando – in incontri privatissimi con qualche
burocrate cinese – osa levare la questione sui due prelati scomparsi. Così, per
il timore che la loro sorte peggiori, i loro nomi non vengono mai citati
nemmeno nelle preghiere per i perseguitati.
La dolcezza vaticana, mostrata
finora nel dialogo con le autorità cinesi, non è riuscita ancora a liberare
questi vescovi, né le decine di sacerdoti sotterranei che languono nei laogai
cinesi.
Il nostro augurio per la
Commissione vaticana sulla Chiesa in Cina è che essa ponga la loro liberazione
come condizione per far ripartire qualunque dialogo. E la nostra richiesta a
chiunque, cristiani e non, è ricordarsi di questi due anziani campioni della
fede, della verità, della dignità dell’uomo. A loro indiscutibilmente va il
nostro premio e soprattutto la nostra gratitudine. Per questo vogliamo iniziare
il 2012 con una campagna a loro favore.
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