La "particella di Dio" e la "teoria del tutto" di
Fabio Spina, 16-12-2011, http://www.labussolaquotidiana.it
Il “bosone di Higgs” è l’unica
particella, tra quelle teorizzate dai fisici nel più accreditato modello che
cerca di spiegare “il come” dell’Universo (detto “Modello Standard”), a non
essere stata ancora osservata sperimentalmente. Scrivo “a non essere stata
ancora osservata” perché la notizia della sua scoperta, diffusa da molti
mass-media, non è ancora certa. Per ora si tratta di “tracce” che dovranno
essere confermate entro il prossimo anno, inoltre sarà importante conoscere
l’eventuale “esatta” misura della sua massa, infatti se questa risulterà
sensibilmente diversa dall’aspettata ciò causerà un notevole aggiornamento
della teoria. La prudenza in scoperte scientifiche di tale portata non è mai
troppa.
L’esistenza di tale particella fu
per la prima volta ipotizzata nel 1964 dal lavoro di diversi fisici che, quasi
simultaneamente, arrivarono alle medesimi conclusioni. Tra questi vi era il
fisico inglese ateo Peter Ware Higgs (Newcastle, 29 maggio 1929) che le dette
il nome al bosone. Solo circa quindici anni fa fu ribattezza “Particella di
Dio”. Tale nome nulla a che vedere con la fede o la scienza o la Creazione, gli
fu dato dall’editore di un libro divulgativo solo allo scopo di vendere più
copie. Il testo era stato scritto dal Premio Nobel della Fisica 1988, Leon Max
Lederman (Buffalo, 15 luglio 1922) per avvicinare il comune lettore al mondo
del subatomico. Secondo quanto raccontò pochi anni fa lo stesso Peter Higgs,
inizialmente Lederman l’aveva nominata nella bozza del saggio “a goddamn
particle”, cioè “la particella-che-Dio-la-stramaledica” (o “la
stramaledettaparticella”), quindi non la "particella di Dio" ma la
"particella dannata" (per la difficoltà di rilevarla).
Tale particella “nasce”
nell’ambito di una teoria elaborata dai fisici, detta “Modello Standard”, al
fine di descrivere sia la materia che le forze dell'Universo. La bellezza di
tale teoria è nella capacità di descrivere tutta la materia sulla base di
relativamente poche particelle e interazioni fondamentali . In poche righe è
difficile descrivere completamente lo “zoo” delle particelle al completo, dopo
che Gell-Mann scelse il nome di “quark” per enfatizzare la loro unicità, i nomi
dei successivi corpuscoli divennero stravaganti: muone, kaone, leptone, gluone,
barioni, mesoni, gravitone, neutrino, etc.
Semplificando molto si può
affermare che secondo la fisica attuale esistono particelle che sono
costituenti fondamentali della materia (in termini di “Modello Standard” ad
esempio neutroni è protoni sono formati da due tipi di quark che sono tenuti
insieme da gluoni) e particelle che sono mediatrici di forza attraverso le
quali avvengono le interazioni tra le particelle fondamentali della materia
(nel “Modello Standard” le interazioni
sono descritte come uno scambio di “particelle di forza” dette “bosoni
intermedi” o quanti del campo d’interazione, ad esempio il gravitone agisce su
tutte le particelle, il fotone per l’interazione elettromagnetica).
Il “bosone di Higgs” potrebbe
spiegare perché esiste la massa nell'Universo, ossia perché alcune particelle
elementari possiedono una massa mentre altre no. La sua esistenza potrebbe
aiutare a comprendere perché particelle come i fotoni, che trasportano la
radiazione elettromagnetica, anche la luce, sono prive di massa, mentre altre
particelle elementari, come i bosoni W e Z che sono legati alla forze nucleare
debole, possiedono invece una massa. Così come il fotone è legato al campo
elettromagnetico, il bosone di Higgs è il "quanto" del campo di
Higgs: un campo di energia che genera la massa delle particelle elementari;
come si suol dire, le particelle “mangiano il “bosone di Higgs” per guadagnare
peso.
La miriade dei fenomeni naturali
sono governati da quattro interazioni fondamentali, che sono responsabili degli
scambi di energia tra la materia e della struttura dell’Universo, ciascuna ha
una propria legge matematica. Tali interazioni sono: l’elettromagnetica, la
forte, la debole e quella di gravità. E’ possibile cercare in esse la
manifestazione di un’unica entità, di una sola legge, della formula che
“descrive l’Universo”: si tratterebbe della famosa “teoria del tutto”, che un
accorto uomo di marketing la potrebbe denominare “la mente di Dio” (pur non avendo
alcun nesso con la dimostrazione scientifica della Sua presenza o meno).
Oggi si è riusciti a unificare in
unico riferimento concettuale la forza elettromagnetica, la nucleare forte e la
nucleare debole; la quarta forza ossia la gravità - rimane ancora esclusa da
questo quadro di riferimento e forse l'individuazione del bosone di Higgs
aiuterebbe a comprendere meglio le relazioni esistenti fra le quattro forze
della Natura.
Dal punto di vista del progresso
scientifico si può inoltre notare che la recente scoperta del neutrino più
veloce della luce ha messo in risalto la “fisica sperimentale”, capace di far
emergere “verità scientifiche” neanche lontanamente immaginate dalla “fisica
teorica” ed in grado di “far cadere” teorie consolidate negli anni come la
“teoria della relatività” di Einstein. In opposizione, l’eventuale osservazione
del “bosone di Higgs” riporta in primo piano la
“fisica teorica” in grado di anticipare le osservazioni della “fisica
sperimentale” di decenni e quindi di indirizzarla.
Tali sorprendenti risultati
scientifici fanno tornare in mente il discorso di Giovanni Paolo II ai membri
della Pontificia Accademia delle Scienze del 12 novembre 1983: «Senza dubbio le
conquiste della scienza sono talora provvisorie, sottoposte a ripensamenti e
revisioni e non riusciranno mai a esprimere tutta la verità che si cela
nell’universo: il senso del mistero fa parte del vostro patrimonio
intellettuale e vi avverte che quanto non conoscete è molto di più di quello
che conoscete. Nella ricerca della verità l’audacia della ragione si accorda
con l’umiltà dei suoi limiti, la gioia del conoscere entra in simbiosi con
l’ammirazione dell’ignoto».
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