E l’adozione all’estero ora diventa un lusso di Enza Cusmai - Uno
studio della Bocconi lancia l’allarme. Costi alle stelle: le spese possono
arrivare fino a 20mila euro. E le domande sono in diminuzione, sabato 17
dicembre 2011, http://www.ilgiornale.it
È brutto parlare di soldi quando
ci sono di mezzo i bambini. Ma ecco la cruda realtà: le coppie fertili rinviano
paternità e maternità per colpa della crisi che le strozza, le coppie sterili
accantonano l’idea di adottare un bambino sempre per lo stesso motivo: mancanza
di soldi. Così il nostro Paese, sempre più vecchio, rinuncia a ringiovanirsi.
Prendiamo il pianeta adozioni. A sentire le testimonianze di genitori adottivi,
ti passa la voglia di metterti in coda per cominciare la trafila. Anni di
attesa (minimo tre) e soldi, tanti soldi da spendere. Per coccolare un bambino
bisognoso, alla fin fine, servono un bel 20mila euro. Una cifra che viene
confermata anche da Attilio Gugiatti, del Cergas Bocconi. «Il percorso
completo, contando anche i costi esteri, può superare facilmente i 20 mila
euro» ammette il ricercatore di uno studio che ha messo a nudo l’altra faccia
delle adozioni internazionali. Le spese sono così alte che Gugiatti lancia una
proposta: «La Commissione della presidenza del Consiglio dei ministri e gli
enti autorizzati che si occupano di seguire il percorso pre e post adozione,
dovrebbero attivarsi presso il sistema creditizio per aumentare il numero delle
iniziative di concessione di linee di credito specifiche per le famiglie
adottive».
Insomma, bisognerebbe concedere
dei mutui ad hoc per trasformare in realtà il sogno di un’adozione. Nel
concreto, sembra che l’adozione sia diventata una cosa da ricchi, i meno
facoltosi rinunciano e i numeri rilevano una crisi - se così si può chiamare -
del settore. Nel 2011 le adozioni internazionali nel nostro Paese subiscono una
battuta d’arresto. L’Istituto Ricerca Sociale (Irs) ha preso ad esempio i dati
relativi all’attività degli enti Cea. Mentre l’anno scorso sono stati adottati
93 bambini, quest’anno la quota è ferma a 82, la stessa del 2009. «Una lieve
flessione, non un tracollo», precisa il ricercatore Sergio Pasquinelli. Ma
intanto anche i costi fissi sostenuti dagli enti per le procedure adottive -
assistenza alle coppie, legale e fiscale, servizi procedurali essenziali e
supplementari - sono aumentati: nel 2010 la stima è di circa 11mila per ogni
adozione, mentre nel 2009 il costo non superava i 9 mila euro. Un incremento di
oltre il 20%. Adottare costa di più, dunque. Ma è tutta colpa della crisi? «In
parte sì» afferma sconfortato Pasquinelli. Tutto è più caro, tutto lievita,
costi fissi compresi. E lo si capisce dal bilancio in rosso degli enti delegati
a far da tramite con i paesi di origine dei bambini da adottare. «Attualmente
le spese per la parte- Italia richiesti alle famiglie fissate dalla legge
superano i 4mila euro - spiega Gugiatti - ma in realtà ogni ente ne spende dai
5.800 agli 8.400 con una media di 7.500».
Dunque queste associazioni
lavorano in perdita. E allora come fanno a rientrare dei costi maggiori
sostenuti rispetto a quanto viene chiesto alle coppie? «La loro sostenibilità
economica è a rischio – avverte Gugiatti - devono fare sempre più ricorso al
volontariato, utilizzando personale meno qualificato, specializzarsi su pochi
paesi, trovare finanziamenti attraverso attività di cooperazione internazionale
e grazie alle donazioni». Insomma, se scarseggiano le sovvenzioni, la qualità
di questo delicato lavoro di mediazione è a rischio. Un problema non da poco
per un paese come l’Italia che adotta circa 4mila bambini all’anno attraverso
65 enti autorizzati. Troppi per il Cergas Bocconi che suggerisce una
sforbiciata agli enti per allinearsi agli altri paesi Ue e invoca la necessità
di un organismo pubblico che operi sull’intero territorio nazionale, sul tipo
dell’agenzia Afa francese.
© IL GIORNALE ON LINE S.R.L.
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