Giovani & sesso: le scorciatoie che non educano di Antonella
Mariani - Quello di Fiorello? Un
messaggio irresponsabile, frutto della mancanza di considerazione per l’educazione all’affettività. Intanto un cammino formativo coinvolge 300 tutor che incontrano i ragazzi di medie e superiori italiane, Avvenire, 8 dicembre 2011-12-11
Il «rap del preservativo» di Fiorello?
Un messaggio non di responsabilità, ma di deresponsabilizzazione. «Come quei
padri che il sabato sera infilano il condom nel taschino della giacca dei
figli: non c’è nulla di educativo, in un gesto così»: ad Alberto Pellai, medico
e scrittore, autore di decine di libri sull’educazione – anche sessuale – dei
bambini e degli adolescenti, lo show dell’artista siciliano, lunedì sera su
Rai1, è sembrato una delle tante scorciatoie che gli adulti percorrono con i
ragazzi. Come dire: «Corri finché vuoi, basta che ti allacci le cinture», oppure
«Bevi quello che ti va ma poi non guidare». «L’ansia degli adulti – spiega
Pellai – è di prevenire i problemi che derivano da comportamenti a rischio. Ci
si preoccupa poco, invece, di dare agli adolescenti una traccia per capire e
dare un senso a situazioni complesse come quelle legate alla sessualità». Suggerire
il «preservativo salvapischelli», come ha fatto Fiorello davanti a milioni di
telespettatori, è far vincere la logica del disimpegno, del tamponare il rischio,
«svalutando la capacità dei ragazzi di comprendere e dare senso alle cose che
vivono». Il problema, dunque, non è «fare sesso o non farlo», ma «perché lo fai?
E aiutarli a capire», conclude Pellai. n effetti, la tendenza emersa negli
ultimi anni è di coinvolgere i ragazzi in programmi scolastici di educazione
sessuale puramente funzionali, in risposta a un pressante e ciclico allarme
(non si sa quanto interessato...) sulla diffusione di malattie sessualmente
trasmesse tra i più giovani. Nelle scuole medie inferiori e superiori sono gettonati
i corsi gestiti dai consultori delle Asl, in cui il focus è sulla prevenzione
delle gravidanze indesiderate e delle infezioni e non certo su una vera educazione
a vivere con equilibrio e rispetto la propria sessualità. E se qualcuno, anche nel
mondo cattolico, prova a offrire un’altra strada, allora è la Chiesa che si oppone
all’educazione sessuale, perché incapace di avere «una visione dell’essere
umano come intero», come ha scritto il 2 dicembre Chiara Saraceno su la
Repubblica. Niente di più falso, fin dai tempi della Teologia del corpo di
Giovanni Paolo II, in cui la sessualità viene descritta al servizio delle relazioni,
e non viceversa, come spesso accade oggi. Quel che si contesta, semmai, è l’impostazione
della stragrande maggioranza dei corsi che vengono proposti nelle scuole. «Un’educazione
sessuale che non tenga conto degli aspetti biologici, emotivi, psicologici, affettivi
e relazionali degli adolescenti è come affidare una Ferrari a un neopatentato»,
osserva Donatella Mansi, ginecologa nel consultorio diocesano di Salerno e
presidente di Teen Star Italia, un cammino formativo di educazione all’affettività
e alla sessualità nato in ambito internazionale che sta decollando anche in
Italia. «I nostri adolescenti hanno un bisogno enorme di educazione – continua
Donatella Mansi –. Sono bombardati di informazioni in cui la sessualità viene
vista solo come strumento di piacere. Le ragazze non sanno nulla di come sono fatte
né della loro capacità generativa». Teen
Star Italia al momento si sta concentrando sulla formazione dei tutor, d’intesa
con l’Università Cattolica, che poi dovranno andare nelle scuole e negli
oratori a incontrare i genitori, gli educatori e soprattutto i ragazzi. Corsi
sono già stati proposti in diverse città come Napoli, Milano, Varese, Torino e
Roma e in diocesi come quella di Poggio Mirteto. Finora sono già 300 i tutor
che si sono formati e diverse centinaia gli studenti di scuola media superiore
e inferiore incontrati. egli incontri le
ragazze imparano a riconoscere i segni della propria fertilità e i ragazzi a
conoscere il proprio corpo e «la potenzialità genitoriale che è inscritta in ciascuno
di loro, ponendosi N domande di senso sulla propria vita e capendo che in tutte
le relazioni con i coetanei, la famiglia, i docenti, il ragazzo, la ragazza
sono esseri sessuati e che c’è un nesso inscindibile tra razionalità, emozioni
e sentimenti». Questa, in effetti, è vera educazione.
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