Preti pedofili in Olanda, la verità di Massimo Introvigne, 21-12-2011, http://www.labussolaquotidiana.it
Sono circolate negli ultimi
giorni molte notizie di stampa sul rapporto della Commissione d'inchiesta sugli
abusi di minori affidati alle responsabilità di istituzioni e parrocchie
cattoliche in Olanda, pubblicato la settimana scorsa. Palesemente, molti di
coloro che ne parlano non hanno letto il rapporto. Se n'è lamentata in Olanda
la stessa Commissione. Che cosa è veramente successo?
A fronte di campagne di stampa,
nel 2010 la Conferenza episcopale olandese e la Conferenza dei religiosi
olandesi hanno creato una Commissione d'inchiesta indipendente composta da
docenti universitari cattolici - alcuni dei quali piuttosto «progressisti» - e
non cattolici, incaricandola di raccogliere e analizzare dati nell'arco di
tempo che va dal 1945 al 2010. Questa Commissione ha ora reso il suo rapporto.
Nel presentare i dati
quantitativi, la Commissione precisa che riguardano abusi su minori di 18 anni
e che non ha neppure tentato di disaggregare i numeri relativi ai casi di vera
e propria pedofilia - cioè di abusi su minori prepuberi - che sono peraltro
certamente minoritari rispetto al totale. Fa pure notare che le cifre
riguardano accusati e non colpevoli: è statisticamente verosimile che una
percentuale degli accusati sia innocente, e i condannati da tribunali civili ed
ecclesiastici sono molto pochi. Infine, è sbagliato riferire queste cifre a
«preti che abusano», dal momento che comprendono tutti i dipendenti di
parrocchie, scuole e istituti religiosi, molti dei quali sono laici.
Utilizzando il metodo che era
stato adottato negli Stati Uniti nei tre famosi rapporti del John Jay College,
cioè scavando negli archivi dello Stato e della Chiesa, la Commissione è
arrivata a un totale di 1.795 accuse di abuso su minori in un contesto
cattolico nei sessantacinque anni esaminati: 27 accuse all'anno, che è una
cifra percentualmente coerente con quelle statunitensi.
La Commissione però ha seguito
anche un altro metodo, spedendo 34.000 questionari a cittadini olandesi
maggiori di quarant'anni. Con un'elaborazione matematica di questi dati ha
concluso che i casi di abusi da parte di personale cattolico nei 65 anni dal
1945 al 2010 potrebbero essere molti di più di quelli che hanno dato luogo a
specifiche accuse, e sarebbero tra i diecimila e i ventimila, con circa 800
«responsabili» - non tutti preti -, 105 dei quali sarebbero ancora vivi.
Naturalmente la Commissione si rende conto, e lo scrive, che un'indagine
condotta mediante questionari sui ricordi degli olandesi produce risultati
incerti e da valutare con molta cautela, «perché parliamo di un periodo di 65
anni, perché la memoria umana è fallibile e perché le opinioni su che cosa
costituisca un abuso sessuale divergono». Non c'è neppure bisogno di dire che
tutte queste cautele sono sparite nei resoconti giornalistici sul rapporto.
Così come è sparito un altro
elemento essenziale. In coerenza con tutta la letteratura sociologica
internazionale anche la ricerca olandese - con tutti i suoi problemi
metodologici, francamente ammessi - conferma che, mentre è diffusa l'idea «che
l'abuso sessuale si verifichi in modo significativamente più frequente nella
Chiesa Cattolica che in altri contesti analoghi (istituzioni non cattoliche),
questo non è affatto vero sulla base della nostra indagine». Gli abusi di
minori sono da anni una piaga più diffusa in Olanda che altrove, e il rapporto
ci ricorda che nel Paese dei tulipani «ogni anno più di centomila bambini sono
vittima di abusi: mentali, fisici ma anche - come i dati della nostra ricerca
hanno mostrato - sessuali». Le istituzioni cattoliche in Olanda non sono un
ambiente più pericoloso di altri per i bambini.
Quali sono le cause di questi
abusi? Il rapporto distingue fra cause che riguardano la società olandese in
generale - caratterizzata da impulsi libertari che talora hanno giustificato
ogni forma di sperimentazione sessuale, pedofilia compresa - e cause interne
alla Chiesa Cattolica. Fra queste dà rilievo a una pessima selezione e
formazione dei candidati al sacerdozio, specialmente negli anni 1960 e 1970.
Nonostante gli ammonimenti romani, candidati con evidenti problemi psicologici
e sessuali erano sistematicamente ordinati, anche perché i centri psichiatrici
incaricati dalle diocesi di valutazioni indipendenti dei seminaristi a loro
volta spesso condividevano idee libertarie in tema di sessualità. Rimaneva
anche in vigore una pratica di reclutamento di seminaristi molto giovani e non
in grado di comprendere che cosa implica il celibato. Peggio, dopo il Vaticano
II alcuni vescovi olandesi ordinavano candidati che non intendevano vivere il
celibato, assicurando loro che presto Roma avrebbe ceduto e avrebbero potuto
tranquillamente sposarsi.
Sul celibato, precisamente, il
rapporto cerca un difficile equilibrio fra dati statistici e opinioni
«progressiste» favorevoli al matrimonio dei sacerdoti diffuse - e se ne dà atto
- nella Chiesa olandese e tra gli stessi membri della Commissione. Afferma così
che sul piano sociologico «non ci sono prove» di un'influenza del celibato
sugli abusi, precisamente perché gli abusi sono percentualmente maggiori in
ambienti non cattolici e non celibatari. Ma scrive pure che, interpellando
oltre ai sociologi anche alcuni psicologi, la Commissione ha raccolto e fa sua
l'opinione secondo cui «non è inconcepibile» che un modo immaturo di vivere il
celibato porti alcuni sacerdoti agli abusi.
Di particolare interesse è la
parte sulle reazioni dei vescovi olandesi, che distingue tre diversi periodi:
un tentativo di reprimere gli abusi, pur non comprendendo totalmente il
problema, negli anni 1950; una cultura del silenzio e una gravissima negligenza
dagli anni 1960 agli anni 1990; e una nuova severità, recependo le direttive
vaticane, negli anni 2000. Il rapporto indulge a un po' di retorica liberal sul
carattere chiuso e patriarcale della Chiesa-istituzione, ma è difficile non
notare come le peggiori negligenze di vescovi e superiori religiosi si siano
verificate in coincidenza con l'egemonia in Olanda di una teologia progressista
che minava in particolare i fondamenti tradizionali della morale.
Con qualche concessione talora
eccessiva al linguaggio di quella stessa teologia, e con i problemi
metodologici che ho fatto notare, il rapporto dipinge un quadro sostanzialmente
realistico. «L'incidenza di abusi sessuali di minori nella Chiesa Cattolica
olandese nel periodo 1945-2010 è relativamente piccola in termini percentuali,
ma è un serio problema in numeri assoluti». Nella Chiesa Cattolica olandese non
ci sono stati in percentuale più abusi che nelle altre istituzioni olandesi in
contatto regolare con minori, e solo una percentuale infima del clero è stata
coinvolta. Tuttavia questi casi in numeri assoluti sono sempre troppi, chiamano
in causa la cattiva gestione dei seminari e delle diocesi e un clima di diffusa
contestazione della teologia morale cattolica. E giustificano le severissime
parole del Papa su episodi vergognosi che disonorano tutta la Chiesa.
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