LA LIBERTÁ CHE NON COSTRUISCE L’UOMO NON PUÓ ESSERE VERA LIBERTÁ, di
Gino Passarello* , http://www.scienzaevita.org/
Newsletter di Scienza & Vita n°52, del 21 Dicembre
2011
“Solo la tutela e la promozione
della vita garantiscono il pieno
rispetto dei diritti di ogni essere
umano. Solo una scienza al servizio di ogni essere umano è al sicuro da qualsiasi
tentazione di onnipotenza”.. Così recita il manifesto nazionale
dell’Associazione Scienza & Vita che
ha, come sua mission, la difesa della
vita in ogni sua fase e condizione, in un momento in cui l’orizzonte antropologico
appare incerto e la dignità propria
dell’essere umano è messa fortemente in
discussione. È per riflettere e
confrontarsi sul valore della vita e la sua
tutela come fondamento di una società autenticamente
democratica, che è stato promosso l’VIII
Convegno Nazionale svoltosi a Roma il 18
Novembre u.s. a cui hanno partecipato
tutte le Associazioni locali. Momento centrale dell’evento è stata la lectio magistralis di Sua Eminenza il Cardinale
Monsignor Angelo Bagnasco, Presidente
della Conferenza Episcopale Italiana che
ha subito sottolineato la delicatezza
del tema della vita sul quale si confrontano
posizioni tanto diverse da essere un argomento
“divisivo” ma da cui non si può prescindere
se si vuole costruire una società giusta e solidale. In una cultura dominata dalla
dittatura del relativismo, come
afferma Benedetto XVI, “Cos’è la verità? - si chiede il Cardinale - esiste
nulla di oggettivo in grado di essere
metro della verità morale, che possa
regolare, normare i comportamenti?
Qualcosa che sia talmente fondamentale
per l’uomo da essere universale?” Il tema della verità è strettamente legato
all’altro, non meno fondamentale, della
libertà e dell’autodeterminazione. La
tendenza della cultura contemporanea è
quella di considerare la libertà individuale
un valore assoluto, affrancata da ogni norma
e anche dalla verità di ciò che si sceglie con la conseguente affermazione di un assolutismo
della libertà individualista che finisce
per “rivoltarsi contro l’uomo”. La
libertà, afferma il Cardinale, deve fare
i conti con l’uomo e con il suo bene oggettivo e, certamente, il primo bene, sancito dalla
nostra Costituzione è la vita e, quindi,
la salute La libertà che non costruisce
l’uomo e che non ha come fine il suo
bene oggettivo non è libertà. Da questa costatazione
nasce il dovere, l’urgenza, per i cattolici, di contribuire alla costruzione della civitas
terrena sulla base di quelle verità che
scaturiscono dalla coscienza naturale,
che sono fondamento del bene comune e
norma per la libertà. La verità, infatti, è una e rende realmente libero l’uomo. Se non
c’è nessuna verità universale che sia
vincolante per la coscienza dell’uomo
vengono a cadere i fondamenti dell’umanità
e anche i fondamenti della democrazia. È
necessario, pertanto, diffondere un’antropologia che fondi l’umanesimo integrale, ove manchi
una chiara visione dell’uomo come essere
unico, creato ad immagine di Dio,
“creato per amore e chiamato nello
stesso tempo all’amore” (FC,11), che si realizza pienamente nel dono sincero di sé, un uomo
aperto alla trascendenza, “al confine
tra cielo e terra”, viene anche a cadere
la sua dignità inviolabile quale fondamento
morale universalmente condiviso. Il tema
della vita non può essere relegato ad un ambito privato, non riguarda solo la singola persona
ma la società in quanto tale, perciò
Benedetto XVI, nella Caritas in
veritate, afferma che “la questione sociale è diventata radicalmente questione
antropologica”. Sulla base della
convinzione che l’uomo non è solo un
bene in sé ma anche un bene per gli altri e che per sua natura è un essere in relazione, è
possibile costruire una società solidale
capace di farsi accanto a chi è più
debole e a chi è nella sofferenza. Il
dolore e la fragilità che l’uomo moderno tenta disperatamente di negare, sono il luogo dove
Dio fa sentire all’uomo la sua vicinanza
e la sua infinita tenerezza, anzi è
proprio questa condizione che Dio condivide
con l’umanità nel suo Figlio Gesù ed è
17 proprio nella fragilità e nel dolore che l’uomo scopre la comune condizione con gli altri uomini e la
capacità e la gioia di farsi
prossimo. È questo il nuovo umanesimo auspicato da
Giovanni Paolo II, il solo che possa
garantire una esperienza autentica di
democrazia e aprire orizzonti di speranza
all’uomo contemporaneo.
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