PER RAGIONARE DELL’UOMO OCCORRE
PARTIRE DALLA REALTÁ di Lorenza Violini*,
Newsletter di Scienza & Vita n°52 del 21 Dicembre 2011, http://www.scienzaevita.org
Scorrendo l’ampia riflessione
costituzionalistic 1 che ha per oggetto i due temi gemelli della dignità umana e del diritto alla vita2 , si può
agevolmente desumere come lo ius – la
regola giuridica orientata alla
giustizia - dipenda dalle concezioni filosofiche e antropologiche dominanti nella societas che lo produce.
Dall’imago dei come fonte della dignità della vita umana che impediva al popolo
ebraico di sfigurare i condannati a
morte3 alla concezione kantiana, che ancora oggi viene ripresa e
ribadita nella giurisprudenza del Tribunale Costituzionale tedesco4 , sempre le scelte giuridiche
concrete sono riconducibili ad un
pensiero volto a scandagliare che cosa
sia l’uomo, quale la fonte della sua dignità, quale il senso della sua vita e
del suo agire nella storia. Tale
considerazione risulta nella odierna cultura dominante assai sottostimata; ci si accontenta
spesso di luoghi comuni, a ciò indotti
dalla superficialità dei mass media
mentre ci si sofferma troppo poco a riflettere
sui temi di fondo, quelli che non coinvolgono
solo la dimensione filosofica ma che incidono
anche significativamente sul proprio vissuto
personale. Un pensiero debole domina, un pensiero che rischia di estendere i suoi
tentacoli anche dentro l’esperienza
cristiana di ciascuno e di qui dentro la
vita della Chiesa, complice la debolezza della natura umana, spesso troppo disponibile
a confinare il proprio essere nella
materialità dell’esistenza terrena,
rinunciando a quel respiro, a quello
slancio, a quel gusto che dà l’impegno della riflessione vera sul sé e sulle sue più estese
dimensioni. Utile a riportare l’attenzione e il pensiero ai temi fondamentali del pensare e dell’operare, di quell’ora et labora che
ancora sostiene, nella inconsapevolezza
dei più, la civiltà occidentale, è stata
la lectio magistralis su cui qui si riflette,
significativamente dedicata, nel suo incipit,
al
tema della conoscenza.
E, invero, ci
si potrebbe utilmente porre la domanda: perché, per
riflettere sulla vita, è importante
porre tale apparentemente remota
questione? Non sarebbe stato più
immediato limitarsi a ribadire la
necessità di comportamenti morali, il
senso della solidarietà, la coerenza tra laicità e religione, la presenza ineludibile
di diritti e di valori irrinunciabili?
Non basta questo per ragionare della
presenza della Chiesa e dei cattolici nella
società italiana? Il suggerimento di risposta che viene dal testo è semplice, come semplici
sono tutte le cose vere: “per poter
meglio affrontare il tema della vita
umana nella sua assoluta indisponibilità
o, se si vuole, sacralità” è inevitabile,
viene ivi detto, “allargare
l’orizzonte” e chiedersi se esiste
qualcosa al di fuori del soggetto umano.
Ora, se così si imposta il ragionamento, la presenza del seguente paradosso si impone: per parlare dell’uomo, della sua vita e dei suoi diritti –
aggiungono i giuristi – occorre partire
da altro rispetto all’uomo stesso,
occorre partire dal mondo, dalla realtà,
dall’universo. E, ancora, partire non basta:
che ci sia l’essere e che esso sia
diverso dal pensiero5 non basta all’uomo, all’ampiezza del desiderio che segna gli uomini di tutti i
tempi. Questo altro, l’essere così come
appare all’uomo che ne prende coscienza,
può essere conosciuto nella sua verità
il moto della conoscenza parte da un
atto di fiducia, da una “comunione
preriflessa con il mondo”, da un
positivo – insomma – che è l’unica grande
alternativa al sospetto e al dubbio metodico, allo scetticismo che ne consegue, al nichilismo materialista fonte di quella “spasmodica
spremitura di soddisfazioni e godimenti
fino all’estremo”. Essa porta,
ultimamente, a una “immane svalutazione della
vita”, ci dice la lectio, e a ragione. Inutile citare a riprova di tale crudele quanto realistica
analisi il dominante senso di morte che
le cronache ci restituiscono ogni
giorno; essa è tale da risvegliare in tutti,
religiosi e non, uno sconcerto, capace – quanto è sano – di fondare la possibilità di una
riscossa umanamente convincente6 . Il quadro si fa dunque chiaro e la tesi
illuminante: per ragionare dell’uomo in
tutte le sue dimensioni – e quindi anche
di diritto e di diritti, aggiunge il giurista
apprendendo dal teologo – occorre
partire dalla realtà, che – per il fatto stesso di esserci – apre all’avventura della conoscenza fondata sul presentimento della positività del reale. E se
è vero che dalla conoscenza sorge la
prassi, come documentato dagli esempi
sopra ricordati delle scelte normative
in tema di dignità e di vita umana , è plausibile
ritenere che sia quello enunciato un punto di vista su cui fondare la rinascita in questo
tempo di acuta crisi, che prima di essere economica, oltre ad essere economica è prima di tutto crisi antropologica, crisi di creatività e di fede
nel proprio alto desiderare. Se restasse
rinchiuso nel suo individualismo, legato
all’autodeterminazione come all’unico
valore, cieco alla bellezza, sordo al richiamo dei fratelli che soffrono
materialmente e moralmente, ben difficilmente l’uomo di oggi,
l’uomo della crisi, potrebbe trovare l’energia per una rinascita.
Che ne deriva per il tema del
diritto alla vita e del suo fondamento,
di quel principio della dignità umana posto
a capo delle costituzioni moderne e dei tanti documenti internazionali? Se non esiste alcun criterio di discernimento tra bene e male,
visto che è solo la libera scelta che
vale e che deve quindi essere tutelata
fino all’estremo, fino all’annullamento della libertà stessa, fino alla morte, che fragilità
nella teoria dei diritti! Essi finiscono
per diventare in breve, secondo l’acuta
definizione di Mary Ann Glendon, insaziabili, impermeabili alla dimensione dei doveri, estranei alla loro vocazione primigenia, quella di sancire relazioni buone tra gli
uomini. Se c’è solo autodeterminazione
e libera volontà di scelta indiscriminata diviene problematico costruire istanze sociali basate su vere comunanze perché esse debbono identificare ciò che accomuna,
qualcosa di valido per tutti,
qualcosa che sia “così fondamentale per
l’uomo da essere universale” 7 . E’ qui che torna, e che
quindi si fonda,
il tema del diritto, dello ius, del diritto e della giustizia, e del suo nesso con
la vita e la dignità dell’uomo8 , di
ogni uomo, in tutta l’estensione della sua esistenza naturale capace di andare oltre i confini materiali della stessa9
. Oltre il confine breve della materia va
infatti ricercato e conosciuto un
universale necessario, un destino che
preme sull’esistenza, un Altro dall’uomo che lo rende tale, cui avvicinarsi, insieme,
consci della sua sperimentata
positività, di un positivo che lo stesso
nostro essere al mondo ci trasmette e che consente di guardare a tutto, alla vita e alla
morte, al presente e al futuro, alla
crisi e alla rinascita, essendo – i
cristiani - generati oggi dalla stessa morte e resurrezione che ha generato e continua a
rigenerare la nostra pur difficile e
drammatica ora.
* Professore Ordinario di Diritto
Costituzionale, Università degli Studi
di Milano; Consigliere nazionale
Associazione Scienza & Vita
1 Fra
i numerosi contributi
in materia, cfr.
P. CAROZZA, Human Dignity in
Constitutional Adjudication, in T. GINSBURG
E R. DIXON (a cura di), Research
Handbook in Comparative Constitutional
Law, Edward Elgar Publishing Ltd, 2011,
p. 459 ss; E.J. EBERLE, Dignity and Liberty
– Constitutional Visions in Germany and the United States,
Westport, 2002, p. 151; G. BOGNETTI, Human Dignity and American Values, Itacha and
London, 1992, p. 210 e ss.; N. RAO, On
the Use and Abuse of Dignity in
Constitutional Law, Columbia Journal of European Law, 2008, 14, p. 201 e ss.
2 L. VIOLINI, A. OSTI, Le linee di demarcazione della vita umana, in M. CARTABIA (a cura di), I diritti
in azione, Il Mulino, Bologna 2007, pp.
185-238.
3 D. KRETZMER, E. KLEIN (a cura
di), The concept of human dignity in
human rights discourse, Kluwer Law International,
Netherlands 2002.
4 Si vedano ad esempio le sentenze, Bundesverfassungsgericht [BVerfG] [Federal Constitutional Court] 2378/98, 3 March 2004 e Bundesverfassungsgericht [BVerfG] [Federal Constitutional Court] 357/05, 2 February 2006
dove il densissimo concetto di dignità
umana come fondante per l’impianto
costituzionale viene energicamente ribadito nella motivazione e confermato nel dispositivo
che annulla una legge tedesca la quale
permetteva di abbattere aerei con
passeggeri per evitare il rischio di un attentato analogo a quello successo l’11 settembre in USA.
5 Su questo tema insuperato resta
A.BONTADINI, Introduzione a R. DESCARTES, Il Discorso sul Metodo, Brescia 1972
passim
6 “Non
me ne importa
niente – ha
scritto il filosofo
Paolo Rossi sulle pagine del
Corriere della Sera – della prova
dell’esistenza di Dio. Però, come Monod, ho questo sasso sullo stomaco: non accetto volentieri l’idea
che il carnefice e la vittima scompaiano
insieme nel nulla”. La citazione è in J.CARRON, Prefazione, a A. SIMONCINI, L. VIOLINI, P. CAROZZA, M.
CARTABIA, Esperienza elementare e
diritto, Guerini e associati, Milano
2011; si veda anche, F. BOTTURI (a cura
di), Soggetto e libertà nella condizione
postmoderna, Vita e Pensiero, Milano 2003; R. SPAEMAN, Tre lezioni sulla dignità della vita umana,
Lindau, Torino 2011.
7
Questo significato della libertà personale come esaltazione dell’autodeterminazione
dell’individuo è un dato che emerge
tanto negli ordinamenti nazionali quanto,
se non maggiormente, negli ordinamenti sovranazionali; il
riferimento è in particolare al Consiglio d’Europa e alla Corte Europea dei Diritti Umani. Se da una
parte la persona umana è
indiscutibilmente tutelata in relazione a
fattispecie come la tortura, la violazione dell’integrità personale e la schiavitù, dall’altra parte,
di fronte a questioni concernenti i
confini della vita umana, tale tutela
diventa meno indubbia. In questo senso è interessante notare come in materia di inizio vita negli
ultimi anni la Corte Europea sui diritti
umani ragionevolmente non abbia voluto
determinare in maniera univoca il confine dell’inizio vita, ma abbia sempre eluso questa questione
spostando l’attenzione sul piano
dell’autodeterminazione dell’individuo.
E ciò con la temuta conseguenza, richiamata
anche dal cardinal Bagnasco, di “appiattire i popoli in nome
di una unità
di convivenza”, fatto
salvo i casi
recenti e di grande rilevanza
quali il caso austriaco della
fecondazione eterologa (S S.H. and Others vs. Austria n. 57813/00, ECHR 2011) che, pur senza risolvere
le criticità appena sottolineate,
chiamano in causa attraverso l’utilizzo
del cosiddetto margine d’apprezzamento, quell’umano “fatto di gente e di terra, di storia e di
cultura che è l’anima di una nazione”.
Su quest’ultimo concetto si veda “Chiesa e
Politica”, Lectio Magistralis di
Sua Eccellenza Cardinal Angelo Bagnasco
in occasione della giornata inaugurale
della VI edizione della Summer
School organizzata dalla Fondazione Magna Carta e dall'Associazione
Italia Protagonista, Frascati 4 - 9
settembre 2011.
8
Discorso del Santo Padre Benedetto XVI in occasione della visita al parlamento federale tedesco,
22 settembre 2011, www.vatican.va; si
veda anche J. RATZINGER, J. HABERMAS, Etica, religione e stato liberale,
Morcelliana, Brescia 2005.
9
P. LEE, R.P. GEORGE, The nature
and basis of Human Dignity, Ratio Juris,
Vol.21, Issue 2, June 2008, pp. 173- 193; si veda anche E. W. BOCKENFORDE,
Dignità umana e bioetica, Morcelliana,
Brescia 2009 nonché estesamente A.
SCOLA, L’alba della dignità umana. La fondazione dei diritti umani nella dottrina di Jacques
Maritain, Jaca Book, Milano 1982.
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