Sembra che l'aborto cali. Sembra. di Mario Palmaro, 16-12-2011, http://www.labussolaquotidiana.it
L’aborto in Italia diminuisce
davvero? Il ministero della Salute ogni anno rende noti i numeri ufficiali, che
assommano gli interventi praticati negli ospedali per “interrompere la
gravidanza”, secondo la formula coniata dall’antilingua per occultare la verità. E così, ogni anno si
assiste alla solita celebrazione laica sui giornali: il numero assoluto di IVG
è più basso rispetto a quello dell’anno precedente, e dunque la legge 194 ha
funzionato.
Ma basta aprire gli occhi e
ragionare senza pregiudizi, per accorgersi che la realtà è un’altra.
In primo luogo, l’aborto da
alcuni anni si può fare in molti modi: la diffusione dell’aborto chimico toglie
“lavoro” all’aborto chirugico, riducendo inevitabilmente il numero di donne che
ricorrono alla 194 e che quindi devono andare in ospedale. C’è un travaso
invisibile, insomma, che va dall’aborto chirurgico a quello chimico, fatto di
pillole falsamente definite contraccettive, di spirali o IUD, di usi impropri
di farmaci che sciaguratamente miscelati producono effetti abortivi. Nessuno è
in grado di misurare con precisione questa galassia, ma una cosa è certa: è
consistente, e comporta decine di migliaia di aborti invisibili all’anno. Basti
un dato su tutti: 1000 confezioni di Norlevo – la pillola del giorno dopo - vendute
in farmacia in Italia ogni giorno fanno 360.000 confezioni all’anno. Che non
significano altrettanti aborti, ma certo ne implicano un numero molto
rilevante, che nessuno, nemmeno le donne che hanno preso la pillola, potranno
mai stimare con precisione.
In secondo luogo, c’è un fattore
determinante che concorre a spiegare la diminuzione del numero assoluto degli
aborti: e mi riferisco al drammatico inverno demografico che avvolge il nostro
Paese. L’aborto è infatti una causa di questo inverno, perché è ovvio che gli
oltre 5 milioni di aborti praticati in Italia dal 1978 a norma di 194
corrispondono a 5 milioni di italiani in meno. Ma è altrettanto ovvio che se si
concepiscono meno figli, anche gli aborti subiscono una flessione. Elementare,
Watson.
Terza considerazione: che
l’aborto sia in proporzione alle gravidanze stabile o addirittura in aumento lo
conferma il fatto che il numero di aborti per ogni 1000 nati vivi è ormai da
anni arroccato intorno ai 250-270 casi, un rapporto proporzionale impressionante,
che rende il grembo di una donna italiana un luogo pericolossissimo per il
nascituro, che in un caso su 4 non verrà fatto nascere deliberatamente.
Quarto: in questi anni ci sono
stati anche molti “salvataggi” di bambini destinati all’aborto grazie al lavoro
encomiabile dei Centri di Aiuto alla Vita, di Telefono Sos Vita e di molti
altri anonimi difensori della vita. Verità, quest’ultima, che per altro non va
sopravvalutata nei sui risultati quantitativi,
che restano pur sempre assai modesti sotto il profilo statistico.
La quinta e ultima osservazione è di carattere logico, ma
proprio per questo è forse la più importante: quand’anche l’aborto volontario
diminuisse veramente, e non potremmo che rallegrarcene, questo non dipenderebbe
certamente da una legge libertaria e permissiva come la 194. Sarebbe come dire
che il fumo delle sigarette si combatte permettendo a tutti di fumare ovunque;
o che la droga si sconfigge vendendola nelle tabaccherie; o che gli evasori
fiscali si debellano promettendo che lo Stato non li punirà mai più. Non si può
combattere l’aborto legalizzandolo, né “applicando bene” una legge che è stata
votata, approvata e applicata per introdurre il principio di autodeterminazione
della donna e per consacrare il “diritto
alla scelta”. Una tossina, quest’ultima, così perniciosa che oggi perfino in
ambienti cattolici si tende a definire l’aborto una “scelta della donna” e a
considerare compito della comunità cristiana permettere alla donna di
“scegliere in un clima sereno”.
E questa è, a ben pensare, una
sconfitta culturale e morale che nessuna statistica numerica potrà misurare in
tutta la sua tristissima portata.
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