L'ultima scoperta del Cern: ecco la particella di Dio - Trovate le
prime tracce del "bosone di Higgs". Ma la conferma che esiste davvero
arriverà alla fine del 2012 di Antonino Zichichi - 14 dicembre 2011
La «Particella di Dio» ha due
proprietà straordinarie: anzitutto essere una autentica «pallina», non dotata
di moto intrinseco rotatorio come sono le «trottoline». Eppoi essere dotata di
massa immaginaria.
Non come concetto filosofico
astratto. Ma come componente effettiva di quella cosa individuata dal grande
fisico francese Joseph-Louis Lagrange (1736-1813) e per questo detta
Lagrangiana. In termini semplici la Lagrangiana è la densità di energia legata
a un fenomeno fisico. Il primo passo per affrontare un problema fisico è
infatti riuscire a trovare qual è la densità di energia legata al problema che
si vuole cercare di capire. Ed ecco come nasce l’importanza della «Particella
di Dio». Essa permette di fare calcoli senza avere risultati divergenti.
Vediamolo con un esempio.
Se facciamo un calcolo per sapere
quanto possiamo spendere per i regali di Natale diamo per scontato che il
risultato deve essere ragionevole: esempio 350 euro. Se venisse fuori un numero
come 350mila euro, dovremmo cercare di capire dove abbiamo sbagliato. Se
ripetendo il calcolo trovassimo un numero ancora più grande, addirittura
infinito, dovremmo concludere che quel calcolo ha dentro un errore che ci porta
a risultati divergenti. È ciò che accade quando nei calcoli dei fenomeni fisici
fondamentali si introduce la massa.
Un bel piatto di spaghetti non
potrebbe esistere se la sua massa fosse zero. Il Sole, la Luna, le montagne,
gli oceani, l’aria che respiriamo, noi stessi, non potremmo esistere se non ci
fosse la massa. Eppure quando si cerca di descrivere in modo rigoroso
l’Universo nelle sue proprietà fondamentali ci si accorge che sarebbe molto
meglio se la massa potesse essere eliminata dalla descrizione matematica dei
fenomeni fisici. Volendo insistere nel tenere la massa, vengono fuori calcoli
con risultati infiniti cui si dà il nome di «divergenze»: un bel guaio in
quanto serve a poco descrivere tutto ciò che esiste come se fosse privo di
massa.
Tornando all’altra proprietà
della «Particella di Dio» - essere pallina - ricordiamo che qualsiasi cosa è
fatta di «trottoline», non di palline. Le trottoline per fare il mondo a noi
familiare sono di appena tre tipi: protone, neutrone ed elettrone. Il protone e
il neutrone sono fatti ciascuno con tre trottoline fondamentali dette «quark».
L’elettrone invece è esso stesso trottolina fondamentale. Non esiste alcun
esempio di particella fondamentale che sia di tipo «pallina» con massa
immaginaria.
Furono sei fisici (Englert,
Brout, Higgs, Guralnik, Hagen, Kibble) ad avere l’idea di mettere nella
Lagrangiana una «pallina» con massa immaginaria. E infatti per diversi decenni
la particella ipotizzata dai sei fisici venne per semplicità definita «bosone
di Higgs». Poi «Particella di Dio», per due motivi. L’enorme difficoltà nel
provarne l’esistenza e il miracolo che avrebbe dovuto produrre: dare la massa a
tutto ciò che esiste senza produrre le catastrofi dette divergenze. Evitare le
divergenze non è un dettaglio banale. E infatti sono stati due grandi fisici,
Gerardus ’t Hooft e Martinus Veltman, a dimostrare che l’introduzione di una
pallina con massa immaginaria permette di superare i guai delle divergenze.
Ecco quindi il grande miracolo: produrre la massa reale per tutte le
«trottoline» fondamentali e cioè quark (necessari per fare protoni e neutroni)
e leptoni (di cui l’elettrone è un esempio) che sono indispensabili per fare il
mondo. E produrre anche la massa zero per quella trottolina detta «fotone» di
cui la luce è un esempio. Come se non bastasse la «Particella di Dio» con massa
immaginaria genera una «Particella di Dio» con massa reale. È questa particella
che da diversi anni noi abbiamo cercato di produrre nei nostri Laboratori al
Cern, prima con la macchina Lep e oggi con la macchina Lhc.
Con la macchina Lep (il
collisionatore di elettroni e antielettroni) siamo riusciti a stabilire che la
«Particella di Dio» non poteva esistere con massa inferiore a 114 miliardi di
elettronvolt; qualcosa come 120 volte la massa dei nostri protoni (chi scrive è
stato co-autore del progetto per cercare il bosone di Higgs con Lep).
Con la nuova macchina del Cern
(Lhc Large Hadron Collider operante a 7mila miliardi di elettronvolt) sembra
che i primi segni della sua esistenza con massa superiore a quanto stabilito
con Lep comincino a venir fuori. I due gruppi di ricerca (Cms e Atlas) hanno
portato i risultati finora ottenuti ed è fuori discussione che le notizie sono
incoraggianti. Ieri al Cern, nell’Aula Magna strapiena di fisici, giornalisti e
invitati d’eccezione, il responsabile supremo del Cern, Rolf Heuer, ha
giustamente messo in evidenza il messaggio scientifico che nasce da queste
nuove rigorose ricerche. E cioè che c’è una sola certezza: entro il 2012 -
prima dell’interruzione per venti mesi di Lhc - sapremo se la «Particella di
Dio» esiste veramente o se toccherà a Lhc, operante a 14mila miliardi di
elettronvolt, dare la risposta. È bene essere prudenti, essendo in gioco un
problema la cui soluzione è attesa da circa mezzo secolo. E infatti la prima
volta che questo problema venne trattato fu alla Scuola internazionale di
fisica subnucleare di Erice: correva l’anno 1964.
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