domenica 11 dicembre 2011


Provetta «eterologa», la fabbrica dei figli abbandonati - Il giurista Nicolussi: produrre  il figlio  con gameti altrui  è renderlo orfano dei suoi genitori biologici - di Francesco Ognibene, Avvenire, 8 dicembre 2011

Diritto al figlio o diritto del figlio? Così posta, la questione pare di facile soluzione: è il soggetto ad avere un diritto, e mai può essere strumento per il godimento di diritti altrui, per quanto ambìti in tutta buona fede. Ma nel nome del "diritto al figlio" c’è chi si sta battendo da anni perché si possa rendere legale anche nel nostro Paese la fecondazione artificiale con gameti comprati sul libero mercato, la cosiddetta "eterologa", selezionando il figlio preferito. E il figlio? Il Comitato nazionale per la bioetica ha varato il 25 novembre un testo – «Conoscere le proprie origini biologiche nella procreazione medicalmente assistita eterologa» – che rimette ordine nella famiglia oggi un po’ confusa dei diritti in relazione alla vita umana. Tra i protagonisti del dibattito al Cnb anche il giurista Andrea Nicolussi, docente di Diritto civile nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano. Professore, il testo del Comitato sui «figli dell’eterologa» segna un punto importante per sottolineare i problemi derivanti da questa pratica. Cosa ne pensa? In effetti usare i gameti di un terzo sconosciuto per fare un figlio che la coppia esibisce socialmente come proprio è un’idea alquanto problematica, ci si deve preoccupare per le sorti di un fanciullo privato del genitore naturale e a cui viene imposta una genitorialità legale e asimmetrica. Si parla di divisioni interne al Cnb sul testo... Il varo dei giorni scorsi è il segno di un compromesso al ribasso? In realtà la discussione finale è stata ricca e fruttuosa e si è raggiunta quasi l’unanimità – un solo voto contrario – sul diritto del figlio, diventato adulto, di conoscere le proprie origini biologiche. Non era facile riconoscerlo per chi è favorevole a questa pratica e può temere di scoraggiare la cessione di gameti, ma penso che abbia prevalso la volontà di non discriminare chi nasce in questo modo e di non privarlo almeno della possibilità di informarsi sulle proprie origini. Negli Stati Uniti il numero considerevole di figli di genitori non noti sta facendo emergere problemi psicologici e sociali non irrilevanti. La legge italiana ha posto un veto all’eterologa, ma c’è chi invoca ancora il "diritto" di costruire un figlio su misura selezionando i gameti. Qual è la sua opinione? Che si tratta di una pretesa regressiva rispetto al principio del superiore interesse del figlio e del suo diritto di crescere ed essere educato nella propria famiglia previsto in Italia dall’articolo 1 della legge sull’adozione. Va precisato che mentre l’adozione promuove la solidarietà tra le famiglie procurando un ambiente familiare sostitutivo a un bambino abbandonato, l’eterologa lascia i bambini abbandonati là dove sono, per creare situazioni artificiali in cui il figlio nasce già abbandonato dal genitore biologico. E sul figlio viene accollato ogni rischio di questa sperimentazione genitoriale dissociata dalla verità biologica. Cresce la pressione per utilizzare la fecondazione artificiale come strumento di selezione della prole, nel nome del "diritto al figlio". Alcuni tribunali italiani si sono mostrati sensibili a questa argomentazione. Siamo destinati ad assistere a nuove sentenze "creative" che forzano la legge? Oltre che non applicare la legge 40 quei giudici violano la costituzione e ne trascurano l’articolo 30 che, prevedendo il dovere dei genitori di mantenere, educare e istruire i figli anche se nati fuori dal matrimonio, riconosce il principio della responsabilità genitoriale che vale per ogni genitore, sposato o no, e quindi anche semplicemente biologico. L’eterologa, separando il nato dal proprio genitore, vìola palesemente questo principio, e pertanto quei giudici, anziché dubitare della legittimità del divieto, dovrebbero dubitare della legittimità del fatto di chi effettuando l’eterologa all’estero fa risultare come proprio un figlio che è di altri, e quindi ne altera lo stato anagrafico. La questione cruciale è però che si è diffusa la strana idea – di stampo consumistico – che la filiazione sia la proiezione di una volontà individuale prevalente anche sul bene del figlio. Ma chi riteneva che questo fosse il principio accolto dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo è stato deluso dalla Corte di Strasburgo, che poche settimane fa giustamente non si è lasciata usare come sponda per invalidare direttamente la legge austriaca e indirettamente la legge 40 e così stravolgere anche la nostra Costituzione. 

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