Provetta «eterologa», la fabbrica dei figli abbandonati - Il giurista Nicolussi:
produrre il figlio con gameti altrui è renderlo orfano dei suoi genitori biologici
- di Francesco Ognibene, Avvenire, 8 dicembre 2011
Diritto al figlio o diritto del
figlio? Così posta, la questione pare di facile soluzione: è il soggetto ad
avere un diritto, e mai può essere strumento per il godimento di diritti
altrui, per quanto ambìti in tutta buona fede. Ma nel nome del "diritto al
figlio" c’è chi si sta battendo da anni perché si possa rendere legale
anche nel nostro Paese la fecondazione artificiale con gameti comprati sul
libero mercato, la cosiddetta "eterologa", selezionando il figlio
preferito. E il figlio? Il Comitato nazionale per la bioetica ha varato il 25
novembre un testo – «Conoscere le proprie origini biologiche nella procreazione
medicalmente assistita eterologa» – che rimette ordine nella famiglia oggi un
po’ confusa dei diritti in relazione alla vita umana. Tra i protagonisti del
dibattito al Cnb anche il giurista Andrea Nicolussi, docente di Diritto civile
nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano. Professore,
il testo del Comitato sui «figli dell’eterologa» segna un punto importante per
sottolineare i problemi derivanti da questa pratica. Cosa ne pensa? In effetti
usare i gameti di un terzo sconosciuto per fare un figlio che la coppia esibisce
socialmente come proprio è un’idea alquanto problematica, ci si deve preoccupare
per le sorti di un fanciullo privato del genitore naturale e a cui viene
imposta una genitorialità legale e asimmetrica. Si parla di divisioni interne
al Cnb sul testo... Il varo dei giorni scorsi è il segno di un compromesso al
ribasso? In realtà la discussione finale è stata ricca e fruttuosa e si è
raggiunta quasi l’unanimità – un solo voto contrario – sul diritto del figlio,
diventato adulto, di conoscere le proprie origini biologiche. Non era facile
riconoscerlo per chi è favorevole a questa pratica e può temere di scoraggiare
la cessione di gameti, ma penso che abbia prevalso la volontà di non discriminare
chi nasce in questo modo e di non privarlo almeno della possibilità di
informarsi sulle proprie origini. Negli Stati Uniti il numero considerevole di
figli di genitori non noti sta facendo emergere problemi psicologici e sociali non
irrilevanti. La legge italiana ha posto un veto all’eterologa, ma c’è chi
invoca ancora il "diritto" di costruire un figlio su misura selezionando
i gameti. Qual è la sua opinione? Che si tratta di una pretesa regressiva
rispetto al principio del superiore interesse del figlio e del suo diritto di
crescere ed essere educato nella propria famiglia previsto in Italia
dall’articolo 1 della legge sull’adozione. Va precisato che mentre l’adozione
promuove la solidarietà tra le famiglie procurando un ambiente familiare
sostitutivo a un bambino abbandonato, l’eterologa lascia i bambini abbandonati
là dove sono, per creare situazioni artificiali in cui il figlio nasce già
abbandonato dal genitore biologico. E sul figlio viene accollato ogni rischio di
questa sperimentazione genitoriale dissociata dalla verità biologica. Cresce la
pressione per utilizzare la fecondazione artificiale come strumento di
selezione della prole, nel nome del "diritto al figlio". Alcuni
tribunali italiani si sono mostrati sensibili a questa argomentazione. Siamo
destinati ad assistere a nuove sentenze "creative" che forzano la
legge? Oltre che non applicare la legge 40 quei giudici violano la costituzione
e ne trascurano l’articolo 30 che, prevedendo il dovere dei genitori di
mantenere, educare e istruire i figli anche se nati fuori dal matrimonio,
riconosce il principio della responsabilità genitoriale che vale per ogni
genitore, sposato o no, e quindi anche semplicemente biologico. L’eterologa, separando
il nato dal proprio genitore, vìola palesemente questo principio, e pertanto
quei giudici, anziché dubitare della legittimità del divieto, dovrebbero
dubitare della legittimità del fatto di chi effettuando l’eterologa all’estero fa
risultare come proprio un figlio che è di altri, e quindi ne altera lo stato
anagrafico. La questione cruciale è però che si è diffusa la strana idea – di
stampo consumistico – che la filiazione sia la proiezione di una volontà
individuale prevalente anche sul bene del figlio. Ma chi riteneva che questo
fosse il principio accolto dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo è
stato deluso dalla Corte di Strasburgo, che poche settimane fa giustamente non
si è lasciata usare come sponda per invalidare direttamente la legge austriaca
e indirettamente la legge 40 e così stravolgere anche la nostra Costituzione.
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