Brooklyn. Se la pedofilia riguarda gli ebrei ortodossi di Massimo
Introvigne, 13-12-2011, http://www.labussolaquotidiana.it
85 indagati e 117 bambini
molestati in tre anni scoperti da una delle più grandi operazioni
anti-pedofilia della storia criminale americana, che ha colpito a Brooklyn una
comunità religiosa, accusata di preferire una «gestione interna» della crisi
senza coinvolgere le autorità secolari. La solita parrocchia cattolica? No:
questa volta si tratta della comunità ebrea ortodossa, numerosa e spesso anche
decisiva elettoralmente a New York e dintorni.
Non si può non notare anzitutto
il curioso e provinciale atteggiamento della grande stampa italiana, che ha
dedicato alla notizia solo qualche trafiletto. Non è difficile immaginare che
cosa sarebbe successo se a Brooklyn fossero stati fermati 85 preti cattolici
accusati di pedofilia. La disparità di trattamento è così clamorosa da
richiedere un commento.
La nostra stampa laicista
nasconde il caso di Brooklyn perché mette in dubbio il dogma anticattolico
secondo cui la pedofilia è più diffusa tra il clero cattolico che altrove, e lo
è per colpa del celibato. I sociologi sanno da anni che non è così.
Intendiamoci: ha ragione il Papa quando afferma che i sacerdoti pedofili
esistono e che le loro azioni criminali e disgustose devono essere occasione di
vergogna e penitenza per la Chiesa - e per tanti vescovi colpevolmente poco
vigilanti. Ma sapere quanti sono i preti pedofili e se ci sono più pedofili fra
i preti o altrove non è irrilevante.
Si deve ricordare qui il lavoro
svolto nel 2011 con il suo terzo rapporto sul tema dall'autorevole John Jay
College di New York , riepilogando e aggiornando i dati quantitativi, che a
sette anni dal suo primo rapporto del 2004 – di cui si troverà una sintesi nel
mio libro «Preti pedofili» (San Paolo, Cinisello Balsamo [Milano] 2010) –
rimangono ancora poco conosciuti, specie in Italia. Lo studio del 2004 riferiva
che nell’arco dei cinquantadue anni dal 1950 al 2002 4.392 sacerdoti americani
su circa 109.000 che avevano esercitato il ministero, cioè il 4%, erano stati
accusati di rapporti sessuali con minori. Accusati, naturalmente, non significa
condannati: a una condanna penale si era arrivati in meno di metà dei casi, in
qualche caso forse per l’abilità degli avvocati o la prescrizione ma in altri
perché gli accusati erano effettivamente innocenti.
Ma il rapporto del 2011 dice
soprattutto - e giova rileggerlo oggi dopo il caso di Brooklyn - che
l’impressione che i media danno secondo cui i preti cattolici sono una
categoria «a rischio» per quanto riguarda la pedofilia è falsa. Dopo avere
osservato che nessun’altra istituzione ha aperto i suoi archivi e favorito
ricerche così precise come quelle che negli Stati Uniti hanno interessato la
Chiesa Cattolica, il rapporto passa in rassegna le comunità protestanti, i
Testimoni di Geova, i mormoni, gli ebrei, e ancora le scuole pubbliche, le
società sportive giovanili, i boy scout e conclude che – benché i dati limitati
non permettano conclusioni certe – tutti gli elementi parziali che emergono
sembrano indicare almeno che in tutti questi ambienti il rischio di abusi di
minori non è più basso rispetto alle parrocchie e alle scuole cattoliche. Se
poi si passa a un dato di carattere generale, si nota che negli Stati Uniti 246
minori ogni centomila sono vittima di abusi sessuali.
Non è possibile sapere quanti minori
«vengono in contatto» con preti cattolici, ma se prendiamo come riferimento i
cresimati possiamo concludere che vittime di abusi in ambienti cattolici sono
quindici minori ogni centomila. Detto in altre parole, le parrocchie e le
scuole cattoliche purtroppo ospitano anche loro dei «pedofili» ma sono un
ambiente sedici volte più sicuro rispetto alla società in genere.
Vorrei anche sottolineare che
sarebbe sbagliato criminalizzare dopo l'episodio di Brooklyn tutto l'ebraismo
ortodosso. Lo stanno facendo certi ambienti liberal di New York, che hanno da
rimproverare agli ebrei ortodossi soprattutto l'opposizione alla legge che
introduce il matrimonio omosessuale nello Stato della Grande Mela. Se gli
imputati saranno condannati potremo concluderne che ci sono più pedofili a New
York tra gli ebrei ortodossi che tra i preti cattolici. Ma meno che tra i
maestri di scuola pubblica o gli allenatori di squadre sportive giovanili.
L'esplosione della pedofilia
coinvolge tragicamente anche le comunità religiose - Chiesa Cattolica compresa,
e il Papa invita a non sottovalutare mai quello che è comunque un gravissimo
scandalo - ma non viene dalla religione. Viene dall'atteggiamento distorto nei
confronti della sessualità nato con la rivoluzione sessuale degli anni 1960 e
amplificato dalla pornografia via Internet e dal relativismo che distrugge i
valori morali tradizionali.
Non si tratta di spostare il
linciaggio morale dai preti cattolici agli ebrei ortodossi, le cui comunità anzi spesso testimoniano una
convinta e lodevole adesione ai «principi non negoziabili» in materia morale.
Ma di far notare che i preti non sono più a rischio pedofilia di altri, che il
celibato non c'entra - ovviamente gli ebrei ortodossi si sposano, rabbini
compresi - e che la furia anticattolica troppo spesso impedisce di vedere la
dimensione globale del dramma pedofilia.
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