EMBRIONI DISTRUTTI/ Ecco come dare un padre e una madre ai bimbi
congelati, INT. Alberto Gambino, lunedì 2 aprile 2012, http://www.ilsussidiario.net/
Un guasto all'impianto di
crioconservazione del centro di procreazione assistita del San Filippo Neri di
Roma ha causato la strage di 94 embrioni, vite umane “sospese” in attesa di
essere impiantate o destinate al congelamento a tempo indeterminato. Riguardo
questa drammatica vicenda IlSussidiario.net ha contattato il professor Alberto
Gambino, direttore del Dipartimento di Scienze umane dell’Università Europea di
Roma e componente della Commissione ministeriale che ha approfondito il tema
della sorte dei numerosi embrioni crioconservati nei centri di procreazione
medicalmente assistita.
Professor Gambino, cosa dice la
legge in merito agli embrioni congelati?
Il tema del congelamento degli
embrioni merita un ulteriore approfondimento a seguito della sentenza della
Corte costituzionale n. 151 del 2009, che ha introdotto una deroga al divieto
legale di crioconservazione, abrogando le parole “ad un unico e contemporaneo
impianto, comunque non superiore a tre” (art. 14, comma 2, legge 40),
giustificando così il differimento dell’impianto rispetto alla produzione
dell’embrione, ove in particolare ciò consegua a scelta medica.
Dunque ora si possono produrre
più embrioni del necessario?
No, questa ricostruzione non è
corretta. La Corte costituzionale, pur dichiarando illegittima la fissazione
per legge di un numero massimo di embrioni da produrre, ha avvalorato la regola
secondo cui le tecniche non devono produrre un numero di embrioni superiore a
quello strettamente necessario allo scopo procreativo. Tuttavia è giocoforza
osservare che mentre prima della declaratoria di incostituzionalità, l’ipotesi
della crioconservazione era del tutto residuale, stante l’obbligo di
contestuale produzione e impianto dell’embrione, ora, dopo la sentenza della
Corte, si registrano sempre più di frequente vicende di embrioni
crioconservati.
Cosa ne è degli embrioni che
temporaneamente non possono essere impiantati?
Il divieto generale di
soppressione degli embrioni, previsto dalla legge 40, comprende anche quelli
non impiantabili, specie se si osserva che la stessa legge, con riguardo alla
sorte degli embrioni eccezionalmente soprannumerari, ha già optato per la loro
conservazione, con ciò cristallizzando normativamente una ratio preferenziale
verso una loro tenuta in vita, anche quando fosse incerto il loro destino.
E se poi si verifica che non
tutti gli embrioni vengano successivamente impiantati nell’utero della madre,
come del resto appare dal numero enorme di embrioni distrutti al San Filippo
Neri?
In ordine al destino degli
embrioni crioconservati, serpeggiano alcune tesi che, facendo leva su una
paventata irrispettosità verso la dignità umana di una conservazione sine die
propendono per l’intenzionale e programmata distruzione dell’embrione a
scadenze temporali predeterminate; per
quanto in questo senso appaia in realtà non rispettoso proprio il suo fatto
scatenante, e cioè la produzione in provetta di esseri umani. Oppure, con una
forte spinta in ambito europeo, si registra un’insidiosa prospettiva per
l’ipotesi apparentemente umanitaria di destinare questi embrioni alla ricerca
scientifica.
Lei cosa ne pensa?
E’ chiaro che nessuno di tali
esiti appare coerente con la natura umana dell’embrione, ma resta evidente che
nell’attuale intemperie culturale, distante dall’accettare il mistero di una
vita congelata, sia “soltanto” il dettato della legge a rappresentare un valido
presidio. Attualmente, dunque, la crioconservazione degli embrioni
“abbandonati” potrà essere interrotta soltanto ove ne venga accertata la morte,
che tuttavia neanche il decorso del tempo segna con certezza. Tale verifica,
allo stato della tecnica, può così attuarsi solo con lo scongelamento
dell’embrione, che tuttavia – non potendosi operare il ricongelamento –
diverrebbe in molti casi proprio la causa della morte. Di qui la prospettiva
della scelta odierna di conservare a tempo indeterminato gli embrioni
congelati.
Quale soluzione allora?
Davanti a questa realtà, mutata
per dimensione e causalità (il congelamento non è più eccezione ma regola
giuridificata dalla Corte costituzionale italiana, con un esponenziale
incremento di embrioni abbandonati e dormienti in azoto liquido) appare
opportuno prendere maggiore coscienza del problema. Anche rivalutando – come ha
fatto intendere la Commissione ministeriale sul tema – se, a fronte di diffuse
spinte utilitaristiche e la difficile comprensione del senso di un numero
crescente di vite “sospese”, non sia preferibile una possibilità di sviluppo
con la messa a disposizione dell’embrione ad altre coppie intenzionate ad assicurarne
il trasferimento e la nascita.
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