martedì 15 maggio 2012


La tesi di Carlo Flamigni: «impedire la nascita di figli non perfetti è compassione» - Gli stessi argomenti diffusi sotto il nazismo hanno successo ancora oggi, 14 maggio 2012, http://www.uccronline.it/

Interessante la recensione apparsa sull’“Osservatore Romano” a cura della storica Lucetta Scaraffia, docente di Storia Contemporanea presso l’Università “La Sapienza”, del libro di Karl Binding e Alfred Hoche, “Die Freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens” (“La liberalizzazione della soppressione della vita senza valore”), uscito in Germania nel 1920.

Il libro rivela, spiega la storica, che il pensiero eugenetico portato ai suoi esiti estremi era diffuso e condiviso anche prima dell’avvento al potere dei nazisti. L’eugenetica venne promossa inizialmente Francis Galton, cugino di Darwin, basandosi proprio sul darwinismo eugenista, quest’ultimo venne introdotto in Germania dallo psichiatra Hoche, guarda caso allievo di Ernst Haeckel, uno degli autori. I due autori, Binding e Hoche non erano nazisti, ma la loro opera trovò ampia diffusione da parte dei seguaci di Hitler, attraverso essa si stabilirono i motivi per l’eliminazione delle persone malate gravemente o affette da disturbi psichici. Sono gli stessi motivi e argomenti, afferma Scaraffia, «utilizzati oggi dai fautori dell’eutanasia e della selezione dei feti», la cosiddetta “cultura della morte”.

Binding e Hoche, infatti, sostengono che non si può considerare vita in senso pieno quella di chi, a causa della malattia, è esposto a un’agonia dolorosa e senza speranza, o quella degli idioti incurabili, che trascinano esistenze senza scopo e utilità, imponendo alla comunità oneri di sostegno pesanti e inutili. Essi inventano una definizione, che è sopravvissuta oltre al nazismo, diffusa ancora oggi sui quotidiani: «vite non degne di essere vissute». I due eugenisti parlano anche di “morte caritatevole”, «le stesse parole che ritornano negli scritti di molti bioeticisti contemporanei, e di molti politici che sostengono proposte legislative di tipo eutanasico», ribadisce la storica. I due autori eugenisti affermano anche che «per noi impedire certe nascite per avere un figlio non perfetto, ma semplicemente normale, è un atto di compassione e di sofferenza».

Avete trovato qualcosa di strano in queste ultime due righe? No? Significa allora che la tesi della storica Scaraffia è confermata! La citazione infatti non è di Binding e Hoche, come abbiamo scritto, ma è stata presa da una recentissima intervista (21 aprile 2012) a Carlo Flamigni, padre della fecondazione assistita, membro del Comitato Nazionale di Bioetica e presidente onorario dell’associazione di atei fondamentalisti italiani. E’ lui infatti, mentre parla di fecondazione assistita, a sostenere che «impedire certe nascite per avere un figlio non perfetto, ma semplicemente normale, è un atto di compassione». Incredibile, vero? Tesi eugeniste diffuse sotto il nazismo, ripetute nel 2012 sulla “Gazzetta di Reggio” . Secondo la storica, questo libro «dovrebbe dunque imbarazzare fortemente coloro che sostengono l’eutanasia pensando di non avere niente a che fare con il nazismo [...] l’eugenetica è ancora viva, e non è stata liquidata insieme al passato nazista».

Ad onor di cronaca, riportiamo anche il pensiero di Flamigni sulle coppie gay: «L’importante è che si eviti la parola matrimonio per designare questo tipo di legame. I diritti, però, devono essere gli stessi previsti per i coniugi. Intanto gli omosessuali devono smettere di spaventare la gente con certe esibizioni nei Gay Pride». Rispetto all’eutanasia, Flamigni la introdurrebbe solo quando il popolo sarà abbastanza plagiato dai media: «occorre aspettare i tempi in cui essa non susciti sgomento fra la popolazione».

Nessun commento:

Posta un commento