La tesi di Carlo Flamigni: «impedire la nascita di figli non perfetti è
compassione» - Gli stessi argomenti diffusi sotto il nazismo hanno successo
ancora oggi, 14 maggio 2012, http://www.uccronline.it/
Interessante la recensione
apparsa sull’“Osservatore Romano” a cura della storica Lucetta Scaraffia,
docente di Storia Contemporanea presso l’Università “La Sapienza”, del libro di
Karl Binding e Alfred Hoche, “Die Freigabe der Vernichtung lebensunwerten
Lebens” (“La liberalizzazione della soppressione della vita senza valore”),
uscito in Germania nel 1920.
Il libro rivela, spiega la
storica, che il pensiero eugenetico portato ai suoi esiti estremi era diffuso e
condiviso anche prima dell’avvento al potere dei nazisti. L’eugenetica venne
promossa inizialmente Francis Galton, cugino di Darwin, basandosi proprio sul
darwinismo eugenista, quest’ultimo venne introdotto in Germania dallo
psichiatra Hoche, guarda caso allievo di Ernst Haeckel, uno degli autori. I due
autori, Binding e Hoche non erano nazisti, ma la loro opera trovò ampia
diffusione da parte dei seguaci di Hitler, attraverso essa si stabilirono i motivi
per l’eliminazione delle persone malate gravemente o affette da disturbi
psichici. Sono gli stessi motivi e argomenti, afferma Scaraffia, «utilizzati
oggi dai fautori dell’eutanasia e della selezione dei feti», la cosiddetta
“cultura della morte”.
Binding e Hoche, infatti,
sostengono che non si può considerare vita in senso pieno quella di chi, a
causa della malattia, è esposto a un’agonia dolorosa e senza speranza, o quella
degli idioti incurabili, che trascinano esistenze senza scopo e utilità, imponendo
alla comunità oneri di sostegno pesanti e inutili. Essi inventano una
definizione, che è sopravvissuta oltre al nazismo, diffusa ancora oggi sui
quotidiani: «vite non degne di essere vissute». I due eugenisti parlano anche
di “morte caritatevole”, «le stesse parole che ritornano negli scritti di molti
bioeticisti contemporanei, e di molti politici che sostengono proposte
legislative di tipo eutanasico», ribadisce la storica. I due autori eugenisti
affermano anche che «per noi impedire certe nascite per avere un figlio non
perfetto, ma semplicemente normale, è un atto di compassione e di sofferenza».
Avete trovato qualcosa di strano
in queste ultime due righe? No? Significa allora che la tesi della storica
Scaraffia è confermata! La citazione infatti non è di Binding e Hoche, come
abbiamo scritto, ma è stata presa da una recentissima intervista (21 aprile
2012) a Carlo Flamigni, padre della fecondazione assistita, membro del Comitato
Nazionale di Bioetica e presidente onorario dell’associazione di atei fondamentalisti
italiani. E’ lui infatti, mentre parla di fecondazione assistita, a sostenere
che «impedire certe nascite per avere un figlio non perfetto, ma semplicemente
normale, è un atto di compassione». Incredibile, vero? Tesi eugeniste diffuse
sotto il nazismo, ripetute nel 2012 sulla “Gazzetta di Reggio” . Secondo la
storica, questo libro «dovrebbe dunque imbarazzare fortemente coloro che
sostengono l’eutanasia pensando di non avere niente a che fare con il nazismo
[...] l’eugenetica è ancora viva, e non è stata liquidata insieme al passato
nazista».
Ad onor di cronaca, riportiamo
anche il pensiero di Flamigni sulle coppie gay: «L’importante è che si eviti la
parola matrimonio per designare questo tipo di legame. I diritti, però, devono
essere gli stessi previsti per i coniugi. Intanto gli omosessuali devono
smettere di spaventare la gente con certe esibizioni nei Gay Pride». Rispetto
all’eutanasia, Flamigni la introdurrebbe solo quando il popolo sarà abbastanza
plagiato dai media: «occorre aspettare i tempi in cui essa non susciti sgomento
fra la popolazione».
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