Clamoroso al Cern: i neutrini
sono più veloci della luce. Secondo le leggi conosciute sarebbe impossibile
La telefonata arriva verso sera.
«Sono Zichichi». «Professore come sta?». «Bene, bene. Ma mi ascolti. Qui gira
voce di una scoperta straordinaria». Zichichi è l’autore del progetto che fa
viaggiare i neutrini prodotti dal Cern fino al Gran Sasso. Settecentotrenta
chilometri di viaggio sottoterra. «Lei conosce i neutrini?». «Non
personalmente. Diciamo che ne ho sentito parlare». «Come lei saprà un tempo si
riteneva che i neutrini non avessero massa. Proprio come la luce». Per dirla in
modo rozzo invece i neutrini un po’ di massa, piccola, infinitesimale, ce
l’hanno.
Ma questa, professore, non è una
novità?
«Certo che no. Mi lasci finire.
Cerco di spiegarle, come dice lei, in modo rozzo, semplice, quello che sembra
sia successo. Se i neutrini hanno massa, per quanto piccola, a che velocità
vanno rispetto alla luce?».
Sono più lenti. Viaggiano a una
velocità inferiore alla luce.
«Esatto. Dovrebbe essere così. Il
problema che al Cern è accaduto qualcosa di imprevisto. I neutrini prodotti al
Cern arrivano nei laboratori del Gran Sasso prima di quanto impiegherebbe un
raggio di luce».
I neutrini sono più veloci della
luce? Ma questo è impossibile.
«È per questo che l’ho chiamata.
Se venisse confermata, sarebbe la scoperta del secolo. Anzi la più grande
scoperta da quando Galilei incominciò a studiare la logica che regge il mondo:
logica cui si dà il nome di Scienza».
Sembra fantascienza. I neutrini,
come Superman, si ribellano alle leggi della fisica.
«Sarebbe un terremoto
incredibile. La velocità della luce nel vuoto è il massimo valore che possa
esistere per trasmettere segnali. La cosiddetta “Relatività Speciale” (che
Einstein sviluppò partendo dalla Relatività Galileiana) ha come base
fondamentale il fatto che non deve esistere alcuna particella che possa
viaggiare a velocità superiore a quella della luce, che è di circa un miliardo
di chilometri l’ora».
Ma chi sono questi neutrini?
«I neutrini sono le più
formidabili particelle dell’universo subnucleare. Quando io ho elaborato il
progetto Gran Sasso, in cui era incluso il fascio di neutrini Cern-Gran Sasso,
la maggior parte dei fisici pensava che i neutrini dovessero essere particelle
con massa zero, come le particelle (fotoni) di cui è fatta la luce. Era il
1979. Adesso è fuori discussione che i neutrini hanno massa. Per potere
viaggiare alla velocità della luce bisogna avere massa zero. I neutrini sono le
particelle più leggere che noi conosciamo; leggerissimi, ma non di massa zero.
Ecco perché non possono viaggiare alla velocità della luce».
E perché questa scoperta sarebbe
così importante?
«Per il semplice motivo che
farebbe saltare uno dei pilastri fondamentali su cui si regge la nostra fisica
basata sulla struttura di spazio-tempo con un totale di 4 dimensioni: 3 di
spazio e una di tempo».
Qual è questo pilastro?
«Il principio di causalità».
Non c’è più alcuna connessione
tra il prima e il dopo?
«Il povero Cavaradossi morì dopo
che i fucili del plotone d'esecuzione spararono. Non prima che i fucili
sparassero. Il principio di causalità dice che l’effetto non può precedere la
causa».
Professore, magari il
cronometrista ha semplicemente sbagliato a prendere il tempo?
«Esempio rozzo ma efficace.
Infatti la scienza non si accontenta di un semplice evento. Serve il rigore e
la riproducibilità. Dobbiamo anzitutto aspettare che i fisici impegnati in
questo lavoro spieghino rigorosamente cosa hanno fatto. Se le voci venissero
confermate (dovrebbe avvenire nei prossimi giorni) la priorità assoluta sarebbe
di progettare un esperimento di alta precisione per stabilire cosa succede con
i neutrini prodotti al Cern e osservati al Gran Sasso. E qui entra in gioco la
tecnica per la misura dei tempi di volo delle particelle subnucleari. Tecnica
nella quale il mio gruppo detiene il record mondiale di precisione: 15
picosecondi (millesimi di miliardesimo di secondo)».
Picosecondo?
«Il nostro cuore batte al ritmo
di un colpo al secondo. Se battesse al ritmo di un colpo ogni picosecondo,
centomila anni corrisponderebbero ad appena 3 secondi».
Come cambia l’idea di universo? .
«La nostra idea di universo
legata alle osservazioni sperimentali non può cambiare. Cambierebbe ciò che noi
pensiamo possano essere le estrapolazioni di ciò che abbiamo sperimentalmente
accertato. Come ad esempio il numero delle dimensioni dello spazio-tempo. Non
quattro ma 43, come vorrebbe l’ipotesi del Supermondo».
Per Einstein Dio non gioca a
dadi. Ma se salta il principio di causalità cosa dobbiamo dire: Dio gioca a
dadi? E magari scommette?
«No. Non c’entra nulla. Il
problema dei dadi riguarda la Fisica Quantistica e cioè il fatto che il
“continuo” non esiste; è pura illusione ottica; tutto è fatto di pezzettini
(quanti)».
L’ultima curiosità. Questa
scoperta ha a che fare con il sogno, fantascientifico, di viaggiare avanti e
indietro nel tempo?
«Assolutamente sì. È bene però
precisare che per noi miseri mortali quello di viaggiare avanti e indietro nel
tempo è un sogno destinato a non trasformarsi mai in realtà. Ripeto, mai».
© IL GIORNALE ON LINE S.R.L.
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