Le coppie di fatto ora spaccano i democratici - La Concia: "Chi è
contrario esca dal partito" di Clarissa Gigante, mercoledì 21 settembre
2011, © IL GIORNALE ON LINE S.R.L.
Da cavallo di battaglia della
sinistra, Pacs e DiCo continuano a spaccare il Partito democratico. Il Comune
di Grosseto boccia, grazie al no di quattro esponenti del Pd, l'istituzione di
un registro per le coppie di fatto. E la Concia si indigna: "Così si lavora
contro il partito"
Roma - Da cavallo di battaglia
della sinistra, Pacs e DiCo continuano a spaccare il Partito democratico. La
corrente cattolica nel partito non ha mai accettato il riconoscimento delle
coppie di fatto. Solo una decina di giorni fa Massimo D'Alema aveva suscitato
un vespaio di polemiche anche all'interno del partito per aver dato priorità
alla crisi economica rispetto ai matrimoni omosessuali. Ora la deputata Anna
Paola Concia inasprisce la sua crociata per i diritti degli omosessuali e
chiede ai democratici contrari alle unioni civili di lasciare il partito.
Tutto è iniziato dopo quanto
accaduto a Grosseto, dove il consiglio comunale ha votato contro la proposta di
istituire un registo per le coppie di fatto. A indignare la Concia, omosessuale
dichiarata, è stata la bocciatura da parte di tre consiglieri su cinque del Pd,
oltre al sindaco Emilio Bonifazi, ex esponente della Margherita e eletto nelle
liste dei democratici.
Secondo la deputata, in questo
caso i quattro sono andati contro l'orientamento del partito a livello
nazionale. Nel Pd, infatti, come ricorda la stessa Concia, "c'è una
Commissione diritti presieduta da Rosy Bindi che, su mandato della segreteria
nazionale, sta elaborando una proposta programmatica sul tema delle unioni tra
persone delle stesso sesso".
Già la scelta del Comune di
Grosseto è per la Concia "una posizione anacronistica e sbagliata, non
degna certo di una terra, la Toscana, che si è sempre contraddistinta per il
suo alto grado di apertura, civiltà e modernità". Casi come questi, però,
la decisione degli esponenti Pd è "in netto contrasto con il nostro lavoro
e rischia addirittura di delegittimarlo davanti agli occhi dell’opinione
pubblica e dei nostri elettori, che guardano sconcertati verso questo tipo di
comportamenti".
Ecco perché la deputata chiederà
al partito di prendere provvedimenti "contro quella che appare una scelta
autolesionista: in un partito progressista, che si candida a governare il paese
e vuole ricostruire un solido tessuto sociale di estensione dei diritti, è
inaccettabile che a livello locale ci sia una tale anarchia su questi temi; chi
non ci sta forse dovrebbe cambiare partito".
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