Irlanda - Maternità surrogate, figli apolidi - In assenza di una legge sulla fecondazione sono 35 i casi di nati da uteri in affitto senza nazionalità né passaporto - di Valentina
Fizzotti, Avvenire 1 dicembre 2011
Al momento il governo irlandese
ha un bel po’ di guai economici di cui occuparsi, ma – dicono – il ministro
della Giustizia Alan Shatter ci sta lavorando: sono in arrivo il mese prossimo
le linee guida sulla fecondazione assistita. A rendere urgente la questione
sarebbe il problema sollevato dalle gravidanze surrogate, perché i bambini nati
da pance affittate all’estero finiscono «in un limbo legale», senza patria e
senza famiglia. Come nel caso di una coppia che, dopo aver fatto portare in grembo
la propria figlia a una donna americana, ora minaccia di rivolgersi alla Corte
Europea dei Diritti Umani se lo stato non si sbrigherà a risolvere la
situazione: la bimba risulta una cittadina americana ospitata illegalmente in
Irlanda da persone che non possono diventare i suoi genitori. Anche l’Irlanda sta prendendo la scorciatoia bioetica:
prima viene la pratica e poi una legge che la consenta e sistemi eventuali strascichi.
Lo stesso desiderio che hanno Ross e Jason, volati da Dublino a Delhi, in India,
a prendersi i suoi due gemelli, ottenuti grazie all’ovulo di una donna
canadese, al seme di entrambi e a una pancia indiana. Li hanno aiutati ben due organizzazioni, una
americana e una indiana. Ispirati da una rivista, non erano alla ricerca del
bimbo perfetto, quanto di almeno un paio di donne utili allo scopo: una
partoriente (sana) e una donatrice (disponibile). Poiché il preventivo
americano era proibitivo (oltre 100mila dollari) hanno preferito fare acquisti
in India per un totale di 20mila euro, 4mila di affitto dell’utero.
Sono in grande compagnia:
l’industria di settore in India vale 2 miliardi di euro. «Ma che cosa stavano
facendo i nostri politici e legislatori – ha chiesto James all’Irish Times –
mentre gli altri Paesi si mettevano al passo con la maternità surrogata?».
Nella vecchia Irlanda, come la chiama James, in effetti non esiste una legge in
materia di fecondazione assistita. Lì la donna che porta il bambino in grembo è
riconosciuta come madre perché nessuno ha mai pensato che le mamme potessero
essere due o tre. Nel 2005, dopo cinque anni di lavoro, una commissione
incaricata di dirimere le questioni attorno a nascite e provette ha dato il suo
parere: la maternità surrogata deve essere permessa per legge. Ma il parere
finora è restato in un cassetto e chi voleva affittarsi una pancia è volato
altrove, dove si risparmia. Intanto il
ministro agli Esteri e al Commercio, Eamon Gilmore, simpatizza con i genitori
arrabbiati e con i bambini (35 negli ultimi 18 mesi) senza nazionalità né passaporto,
promette che lo Stato darà gratis la consulenza legale in caso di ricorsi
all’Alta corte. Per il ministro della Salute, James Reilly, che invece fa i
conti con le poche risorse a disposizione, la priorità è un’altra scorciatoia
bioetica: far partire a fine anno il gruppo di 14 esperti che lavorerà alla questione
normativa (ovvero alla legalizzazione) dell’aborto in Irlanda.
Il sottinteso dell'articolo è: meglio una legge sulla fecondazione artificiale che nessuna regola.
RispondiEliminaIn questo modo si fa passare il concetto che una legge anche ingiusta, in quanto comporta la soppressione di un notevole numero di embrioni, cioè di vite umane, è meglio di niente.
Lo scopo sarebbe quello di limitare i danni ed evitare problemi complicati.
In realtà, il male, anche minore, è sempre male e non può essere giustificato in alcun modo.
Un conto è regolare gli effetti di condotte moralmente illecite, come l'utero in affitto e la fecondazione artificiale; un altro è introdurle, legittimandole, nell'ordinamento giuridico.