EMBRIONI DISTRUTTI/ Un risarcimento per una terapia fallita o per una
strage di bambini? Di Monica Mondo, martedì 3 aprile 2012, http://www.ilsussidiario.net
Strage di bambini al San Filippo
Neri: 94 vittime, erano in terapia di sostegno vitale, per un guasto
all’impianto sono morti tutti. Nessuno si è accorto che la sirena d’allarme suonava,
perché il reparto era sotterraneo, tre piani sottoterra. Leggiamola così:
immaginiamo le reazioni, i servizi tv che zoommano sulle bare bianche, tutte in
fila, che raccontano le storie di quelle coppie di genitori, le dichiarazioni
dei politici in lutto, lo Stato si costituirà parte civile, chi ha sbagliato
pagherà, cose così non possono più succedere.
E invece, si tratta soltanto di
embrioni. So che anche psicologicamente c’è una differenza, che l’attacco è
forte e apre alla battaglia in armi, tra quelli che hanno la “fissa” della
bioetica, si pensa così, e quelli che pensano, ci sono già tanti problemi,
occupiamoci dei vivi. Ma è qui che si gioca la partita decisiva per l’esistenza
nostra e di una società. Qui che si sceglie da che parte stiamo, che ci si
sradica da una cultura e un’antropologia che hanno fondato per duemila anni la
nostra civiltà. Sarebbe bene che almeno questa decisione fosse consapevole e
cosciente: non è così, perché, come ha spiegato recentemente il cardinal
Bagnasco nella sua introduzione all’ultima assemblea dei vescovi, su un piano
inclinato la pallina scivola pian piano, all’inizio, poi rotola giù senza
poterla più fermare. Sul piano della difesa della vita, dal suo concepimento
alla morte naturale, è già così: a furia di chiudere gli occhi, di stabilire
differenze, di fingere comprensione per i casi singoli, trionfano gli
opportunismi, le manipolazioni della scienza, che riducono la persona a pezzo
di ricambio, un figlio a un diritto, la morte alla fine di una sofferenza o semplicemente
al clic per spegnere una non vita.
Sempre i vescovi, a parlare. Che
ne sanno loro, del desiderio di essere madri e padri, della fatica perché un
essere si annidi nel ventre di una donna, e cominci a palpitare, per dare la
gioia di essere figlio. Appunto. Non a tutti è data la salute, che sarebbe
eccome un diritto. Non a tutti è dato un figlio, che sarebbe auspicabile, per
cui si deve fare tutto il possibile, ma non è un diritto.
Quelle coppie private in modo
così volgare e squallido dei loro embrioni congelati (osceno, sì, perché non
c’è manco un po’ di liturgia drammatica, in una fine così), giustamente nella
pena esigono un risarcimento danni. Che qualcuno sia almeno obbligato a fare
ammenda, e questo preluda a maggior attenzione e sicurezza.
Ma abbiamo il coraggio di una
domanda scomoda: chiedono un risarcimento per la perdita di un figlio, o per la
noia, l’impiccio e il dramma di dover ricominciare con l’estenuante trafila di
prelevamento embrioni, monitoraggi, eccetera? La legge come si muoverà?
Brancola nel buio: perché per decidere tocca dire sì, sono vite, vite a tutti
gli effetti, e i responsabili di questa tragedia vanno condannati per omicidio
colposo; oppure no, sono pezzi di organo, come se fosse saltato il frigorifero
che tiene vitali fegati, reni e cornee da donare, la stessa cosa.
Nessuna crociata: se questa
storia servisse soltanto a far riflettere, a porre un tarlo nella mente e nel
cuore di ciascuno, genitore, medico, giudice, legislatore, che certi temi
scomodi bisogna pur affrontarli, e affrontarli andando fino in fondo, come si
fa con la realtà, che va guardata tutta insieme, senza isolarne pezzettini. O
la vita è tale sempre, dall’ovocita fino all’ultimo respiro attaccati a una
macchina, o c’è una vita che vale di più
e un’altra meno. Una vita da tenere in maggior cura, da pagare di più,
da privilegiare, da tutelare.
Attenzione, il piano è inclinato. Da qui all’eugenetica non manca poi
tanto.
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