Il calo delle adozioni, di Flavia Amabile, Inarrestabile dal 2004, sono
il 32% le coppie che hanno chiesto di partecipare alla procedura, La Stampa, 3/10/2011
Gli italiani non hanno più voglia
di adottare bambini. Non come un tempo, almeno. Lo si capisce dal numero di
richieste delle coppie che si rivolgono ai Tribunali per ottenere il «decreto
di idoneità», la patente di possibile genitore adottivo, il primo passo
necessario per ottenere un bambino come figlio.
Sono in calo costante dal 2004
coloro che decidono di sottoporsi alla procedura per adottare un bambino
all’estero e dal 2006 quelle che decidono altrettanto con un bambino italiano.
Per l’estero il calo dal 2004 ad oggi è del 32%. In cinque anni una coppia su
tre si è persa, sono passate da 8274 a 5576 del 2010, dato provvisorio ma non
troppo lontano dalla realtà. Per l’Italia il calo è anche più repentino e
sostenuto: si è passati dal picco del 2006 di 16234 richieste a 10611 del 2010,
il 35% in meno.
Le coppie italiane, insomma,
hanno sempre meno voglia di avviare il lungo iter che potrebbe portarli a
adottare. E in tanti sostengono che i motivi siano economici. Adottare un
bambino costa, e anche molto, in un momento di crisi e di instabilità come
quello che si sta attraversando non tutti hanno la forza di affrontare le spese
legate all’intera procedura. Le cifre riferite ad una sola tappa, quella del
lavoro delle associazioni, sono calcolate dalla Commissione Adozioni
Internazionali e pubblicate sul sito, in una sorta di tariffario suddiviso per
enti che seguono l’iter. Ognuna di loro è specializzata in alcuni Paesi. Per
l’Ucraina, ad esempio, ci si può rivolgere all’AIAU, Associazione Italiana
Aiuti Umanitari, e si spenderanno 5223,18 euro per tutto quello che riguarda il
pre adozione e altri mille euro e rotti per il post-adozione. Stesse cifre per
l’Ucraina per A.Mo, associazione Attraversiamo il Mondo. Ma si sale a quasi 7
mila euro se si sceglie un bambino in arrivo dalla Bulgaria. Con l’Ai.Bi, Amici
dei Bambini, si va da oltre 12 mila euro per un bambino in arrivo dal Nepal, a
circa 3.500 se invece si sceglie un bambino in arrivo dal Marocco. E con
l’Associazione Arcobaleno si spendono oltre 6 mila euro per un bambino in
arrivo dalla Federazione Russa.
L’elenco è lungo, le tariffe
varie, le associazioni sono una sessantina, i criteri per scegliere legati
innanzitutto al Paese di origine del bambino che si intende adottare. Ma è
evidente che, a parte alcune eccezioni, quelli che costano di più sono i più
richiesti, bambini di provenienza europea, e sono sempre meno numerose le
famiglie che decidono di fare questo passo. Perché alla fine, per l’intero iter
si va a spendere tra i 17mila e i 25mila euro.
«Nessuno ha pensato di studiare i
motivi del calo - spiega Marco Griffini, presidente dell’Ai.Bi - anche se noi
abbiamo chiesto di farlo. A mio avviso, però, i problema economico è la
principale causa di questa fuga ormai costante delle coppie dall’adozione».
Gli effetti del calo delle
idoneità si percepiranno davvero soltanto nei prossimi anni, quando il numero
delle adozioni delle coppie italiane sarà inevitabilmente più basso. Per il
momento continua il trend positivo per le adozioni internazionali nel nostro
Paese: nel primo semestre diquest’anno, si registra il +15,2% rispetto allo
stesso periododel 2010. In una ricerca realizzata dal Cea, il Coordinamento
degli enti autorizzati all’adozione, però, si spiega che il calo è dovuto
all’introduzione di «maggiori vincoli per le coppie». Ma anche alla crisi
economica. A spendere almeno 17 mila euro per adottare un bambino sono solo
coppie che possono permetterserlo, il 65% delle quali è residente nelle regioni
centro settentrionali. La Lombardia è stata la regione con il maggior numero di
bambini adottati dal 200 al 2009, seguita da Veneto, Toscana, Lazio e Campania.
Il dato della Lombardia risulta confermato anche dall’ultima relazione
semestrale della commissione per le Adozioni Internazionali sui bambini
effettivamente adottati. Nei primi sei mesi del 2011 in Lombardia è andato il
maggior numero di bimbi (388). Seguono il Lazio (213), la Toscana (184), il
Veneto (164).
Sempre dalla ricerca emerge che a
decidere di adottare sono coppie con un livello medio di reddito e con un buon
livello culturale, più alto della media italiana, insomma una minoranza che con
la crisi diventa anche più esigua.
La ricetta per far tornare le
coppie italiane a adottare bambini? «Una razionalizzazione dei costi - risponde
Marco Griffini dell’Aibi - Non è possibile che ogni sentenza deliberata dai
tribunali stranieri debba essere adeguata dai tribunali italiani. Per ottenere
la valutazione dai servizi sociali si devono superare anche 15 colloqui. Sono
passaggi che fanno perdere tempo, con una razionalizzazione si potrebbe
risparmiare fino a 60 milioni di euro l’anno».
Sottosegretario Giovanardi,
presidente della Commissione Adozioni Internazionali, in Italia le richieste di
adozioni continuano a calare. E’ l’effetto della crisi sostengono in molti:
adottare costa troppo.
«A me risultano dati molto
diversi. Dall’ultima relazione semestrale della Commissione risulta invece che
continua il trend positivo per le adozioni internazionali nel nostro Paese: nel
primo semestre di quest’anno, si registra il +15,2% rispetto allo stesso
periodo del 2010. Mediamente entrano nel nostro paese come figli di coppie
italiane non meno di 300 bambini ogni mese.
I dati sulle adozioni pubblicati
dalla Commissione si riferiscono a procedure concluse e dunque avviate molti
anni fa. In calo sono le richieste, l’inizio della procedura. I dati indicano
un calo costante dal 2004 per quelle internazionali. Nel 2010 le coppie che
fanno richiesta sono il 32% in meno per quelle straniere, il 35% per quelle
italiane.
«Se ragioniamo sulle richieste il
calo esiste. Ma la crisi mi sembra una motivazione solo congiunturale. I veri
motivi in grado di spiegare questa diminuzione sono altri, e di carattere
strutturale».
Quali?
«Esiste una realtà di adozioni
che è in salita, ed è sempre più difficile di anno in anno. I Paesi stranieri
stanno in gran parte chiudendo le adozioni oppure ponendo limiti ancora
maggiori. E’ sempre meno semplice venire incontro al sogno della gran parte dei
genitori di adottare un bambino piccolo. Chi vuole adottare deve spesso adattarsi
ad accogliere bambini grandi, con fratelli, a volte anche con problemi. Devo
dare atto alle coppie italiane di voler andare avanti nonostante tutto».
Non si potrebbe fare qualcosa per
impedire il calo e aiutare le coppie italiane che vogliono adottare?
«Non mi sembra. Se il problema è
rappresentato dai costi, sono i Paesi stranieri a deciderli. Se è rappresentato
dai limiti, anche in questo caso l’Italia non ha poteri».
Alcune associazioni sostengono
che si potrebbe almeno eliminare qualche passaggio di una procedura troppo
lunga.
«Sarebbe un grave errore e si
otterrebbe l’effetto contrario: un ulteriore calo delle adozioni. Se gli
italiani sono leader nel mondo e vengono accolti anche in Paesi dove le
procedure sono chiuse alla gran parte degli altri Stati, come in Cambogia o in
Russia, lo si deve proprio alla garanzia di serietà che la procedura italiana
assicura».
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