Cristiani perseguitati, emergenza umanitaria di Marco Respinti, 02-12-2011,
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Con un messaggio al mondo
affinché denunci apertamente e senza indugi la persecuzione contro i cristiani
- un’emergenza mondiale, addirittura umanitaria, che coinvolge un milione di
vittime, con oltre 100mila morti all’anno come da tempo pubblicamente noto - si
è conclusa ieri, 1° dicembre, a Mosca la "Conferenza internazionale sulla
discriminazione e persecuzione dei cristiani" organizzata dal Patriarcato
di Mosca, suggellata da un intervento del patriarca Kirill e ampiamente
riecheggiata dai media russi.
Il metropolita Hilarion di
Volokolamsk, responsabile delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca,
l’ha definita, a ragione, la più grande riunione ecclesiastica mai organizzata
su questo tema.
La Conferenza è stata infatti
animata, tra gli altri, dai vibranti interventi degli arcivescovi cattolici
Paolo Pezzi, arcivescovo della diocesi di Mosca, Ivan Jurkovic, nunzio
apostolico in Russia, e Joseph Ender, rappresentante speciale della Santa Sede
alla conferenza; quindi del metropolita della Chiesa Assira irachena Mar
Gewargis, il quale ha denunciato il clima di terrore che si vive nel suo Paese,
clima che costringe molti cristiani a emigrare così che la comunità cristiana
rischia oramai l’estinzione; nonché di
numerosi arcivescovi e patriarchi del mondo ortodosso. Alla Conferenza hanno
pure - significativamente - preso parte rappresentanti delle comunità ebraica e
islamica russe.
La Conferenza è stata aperta dal
sociologo italiano Massimo Introvigne, rappresentante dell’OSCE (Organizzazione
per la Sicurezza e Cooperazione in Europa) per la lotta al razzismo e alla
discriminazione contro i cristiani, nonché collaboratore di spicco de La
Bussola Quotidiana, il quale - prendendo spunto dalla mostra sulla pittura
italiana dell’Ottocento in corso all’Hermitage di San Pietroburgo - ha
ricordato come uno dei temi passati nel secolo XIX dalla pittura italiana a
quella russa e documentati nell’esposizione è quello del naufragio. Se continua
a tacere sulla persecuzione dei cristiani per paura di offendere i persecutori,
«che magari», ha detto Introvigne, «ci forniscono petrolio o acquistano i nostri
buoni del tesoro», l’Europa rischia un naufragio morale e spirituale che sarà
perfino più dannoso della crisi economica.
Decisivo quindi il documento
finale della Conferenza moscovita. In esso si indicano infatti come Paesi a
rischio particolare l’Egitto, Pakistan, l’Afghanistan, la Nigeria, il Sudan,
l’Indonesia, l’Eritrea e l’India. Si plaude all’OSCE per avere organizzato il
vertice di Roma del 12 settembre 2011 sui crimini contro i cristiani. Quindi si
chiede a tutti gli Stati un’effettiva azione giudiziaria per perseguire gli
autori di violenze contro i cristiani. E infine si propone di creare un
«organismo internazionale che tenga monitorate le discriminazioni contro i
cristiani e che offra loro assistenza»: un’iniziativa, questa, di assoluto
rilievo, visto che alla Conferenza di Mosca è stata promossa dagli ortodossi ed
è perfettamente in linea con quanto auspicano anche i cattolici - in primis la
Santa Sede -, gli organismi internazionali già oggi attivi su questo fronte -
come l’OSCE e in particolare il rappresentante Introvigne - e la sensibilità di
diversi osservatori indipendenti.
È del resto significativo
ricordare il fatto che - molti lo hanno notato -, quando la battaglia contro il
tentativo di rimuovere il crocifisso dalle aule delle scuole italiane (tutto
partì del “caso Lautsi” a cui il patriarca Kirill ha fatto espresso riferimento
durante la Conferenza moscovita) vide mobilitarsi anche Papa Benedetto XVI
attraverso la diffusione di un appello che avrebbe dovuto indurre altri Paesi
ad affiancare l’Italia nel ricorso contro la sentenza di primo grado della
Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, solo dieci Paesi presentarono ricorsi
insieme all’Italia ma che di questi solo quattro, e piccoli, erano e sono cattolici (Lituania, Malta, San
Marino e Monaco) mentre gli altri sei - il “grosso” di quell’“offensiva”
giuridico-culturale - erano e sono ortodossi (Russia, Grecia, Romania,
Bulgaria, Cipro, Armenia).
Da tempo la questione della
cristianofobia (da cui non è esente nemmeno l’Europa) tiene del resto banco.
Durante la Conferenza, la Chiesa Copta ha presentato in anteprima - una vera e
propria “chicca” - un filmato (realizzato in lingua inglese) sulle violenze e
sulle brutalità praticate della polizia oggi in Egitto, le quali continuano
“allegramente” anche dopo la cosiddetta “primavera araba” e ancora a urne
aperte.
Inoltre, un religioso cattolico
pakistano (che per evidenti ragioni di sicurezza chiede l’anonimato) ha
presentato documentazione inedita sulla persecuzione di cui sono oggetto quotidiano
i cristiani in Pakistan, addirittura con episodi di sacerdoti bruciati vivi. E
un rappresentante copto ha persino riferito che in Egitto si verificano anche
casi di “donazione” forzata di organi da parte di cristiani negli ospedali.
Davvero importante è stato quindi
l’intervento del muftì di Mosca e della regione centrale della Russia, Albir
Krganov, il quale ha affermato che la legge islamica deve essere interpretata
in termini che impongano il divieto di uccidere sacerdoti e monaci cristiani,
impegnando pubblicamente l’islam russo a denunciare le violazioni. Del resto,
solo giovedì 30 novembre il muftì aveva apertamente invitato i musulmani a
integrarsi attivamente nella società russa a seguito del grande raduno del
martedì precedente, allorché migliaia di islamici russi si sono dati convegno
nel famoso parco Sokol’niki di Mosca.
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