In Algeria i cristiani sono cittadini di "serie b" di Danilo
Quinto, 03-12-2011, http://labussolaquotidiana.it/
Il rapporto 2011 di Amnesty
International, sottolinea come, nel contesto di un’incessante repressione sulle
Chiese protestanti, i cristiani, comprese persone convertite, sono incorsi in
Algeria in procedimenti giudiziari per aver “praticato riti religiosi senza
autorizzazione”, ai sensi dell’Ordinanza 06-03 che regolamenta le fedi
religiose diverse dall’islam.
A gennaio 2010, una chiesa
protestante di Tizi Ouzou è stata saccheggiata; le autorità non hanno
provveduto a svolgere indagini. Ad agosto, nella città di Al-Arba’a Nath
Irathen è iniziato il processo a carico di Mahmoud Yahou, che all’inizio
dell’anno aveva fondato una chiesa protestante nella provincia di Tizi Ouzou, e
di altri tre convertiti al Cristianesimo. Essi sono stati accusati di
infrazioni all’Ordinanza 06-03. La chiesa non era stata registrata, a quanto
pare, a causa del rifiuto opposto dalle autorità a costituire una qualsiasi
nuova chiesa protestante. A dicembre, i quattro sono stati condannati al
carcere con sospensione della pena e sono stati multati.
Alcune persone sono state
perseguite per aver interrotto il digiuno durante il mese sacro del Ramadan, ai
sensi dell’art. 144 bis comma 2 del codice penale. I tribunali non sono stati
coerenti nel pronunciamento delle sentenze, in alcuni casi archiviando l’accusa
e in altri comminando pene detentive e ammende.
Il 5 ottobre, un tribunale di Ain
El-Hammam ha scagionato da ogni accusa due convertiti al Cristianesimo, Hocine
Hocini e Salem Fellak. Erano stati perseguiti per aver mangiato nelle ore
diurne durante il Ramadan.
Riporta l’organizzazione
religiosa Porte Aperte che il 9 aprile, un cristiano algerino è stato
condannato a due anni di carcere per proselitismo. Nel mese di aprile, sono
state chiuse sette chiese nel paese. La condanna per proselitismo viola
l’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che afferma il
diritto di esprimere pubblicamente la propria fede. Il cristiano condannato
pensa di ricorrere in appello contro la sentenza a due anni (per ora sospesa) e
la ammenda a 100.000 dinari (circa 1.000 euro). La sospensione della condanna
gli permette di rimanere libero fino a che non ripeterà il “reato”. L’accusa
sembra essere scattata dopo che il credente ha dato una Bibbia ad un ufficiale
della polizia in incognito che ha fatto domande sul cristianesimo e gli ha
espressamente richiesto il libro.
Il 9 maggio. sei cristiani sono
stati fermati dalla polizia mentre uscivano dall’abitazione di uno di loro,
dopo aver avuto un incontro di condivisione e preghiera. Sono stati condotti al
commissariato di polizia dove hanno passato la notte, per comparire il giorno
dopo davanti al procuratore. L’accusa a loro carico è quella di “contaminare la
fede dei musulmani”.
Dieci giorni prima, il 29 aprile,
un altro cristiano è stato condannato a 300 euro di ammenda e a un anno di
reclusione col beneficio della condizionale a Djilfa (240 km a sud di Algeri).
Il fratello, che si è convertito 8 anni fa, è stato arrestato la mattina del 25
aprile, durante un controllo della polizia mentre viaggiava su un taxi
collettivo. Gli agenti hanno trovato nei suoi bagagli una Bibbia e qualche
libro cristiano. Questo fatto è stato sufficiente per farlo finire in carcere.
Durante i cinque giorni della sua detenzione, i poliziotti lo hanno brutalmente
minacciato per spingerlo a tornare all’Islam, ma non hanno usato violenza
fisica.
Il 27 maggio scorso, il
procuratore di uno Stato dell’Algeria ha chiesto una sentenza di 2 anni di
reclusione e un’ingente multa per 6 musulmani convertiti al cristianesimo.
La Costituzione algerina
garantisce la libertà religiosa, ma l’Islam è considerata religione di Stato. I
fedeli della Chiesa cattolica - così come i protestanti - sono tollerati, ma
non devono cercare di convertire gli algerini. Nonostante questo – riferisce il
rapporto dell’Istituto di Diritto Pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre”, da
alcuni anni si assiste ad un numero crescente di convertiti al cristianesimo,
accolti in misura crescente nella Chiesa protestante d’Algeria, articolata in
trenta differenti denominazioni. Secondo fonti locali, la Chiesa cattolica
avrebbe battezzato non più di 500 persone negli ultimi trent’ anni; mentre ci
sarebbero stati, dagli anni ’90 in poi, duecento battesimi protestanti l’anno.
Gli algerini che si professano
cristiani incontrano delle difficoltà per vivere pienamente la loro fede e far
rispettare la loro identità. Ad esempio, non possono dare un nome cristiano ai
loro bambini perché in quel caso l’amministrazione statale rifiuta di
iscriverli all’anagrafe.
Per frenare il movimento di
conversioni, lo Stato algerino ha votato, in Parlamento, una legge sulla
regolamentazione del culto religioso, entrata in vigore con decreto attuativo
datato primo marzo 2006. Numerose misure contro ecclesiastici e responsabili
cristiani sono state adottate in applicazione di queste disposizioni.
Inoltre, una campagna di stampa
senza precedenti contro gli evangelici, ha alimentato l’amalgama tra il
proselitismo dei pentecostali americani e la missione della Chiesa cattolica, i
cui simboli vengono riprodotti sistematicamente a guisa d’illustrazione sui giornali
che pubblicano servizi sull’evangelizzazione. La campagna contro la
cristianizzazione degli algerini sarebbe appoggiata dai servizi di sicurezza
del paese.
Il 26 dicembre 2009, a Tizi-Ouzou
(Cabiria), durante l’ufficio del mattino, una ventina di assalitori musulmani
ha attaccato una chiesa della comunità pentecostale Tafat (in berbero “luce”),
costruita di recente. Tutti i 300 membri di questa comunità sono di origine
musulmana. Due giorni dopo, durante la notte, alcuni degli assalitori sono ritornati
sul luogo dell’assalto e sono entrati nell’edificio, saccheggiandolo e dandogli
fuoco. Il 2 gennaio successivo, un altro gruppo di assalitori è penetrato nella
chiesa e ha interrotto l’ufficio. Altri ancora sono ritornati, il 9 gennaio,
per bruciare tutto ciò che trovavano (mobili, Bibbie, libri degli inni e una
croce).
In occasione di un simposio sulla
libertà di culto - svoltosi ad Algeri nel febbraio 2010 per iniziativa del
Ministero degli Affari Religiosi - mons. Ghaleb Bader, Arcivescovo della capitale,
è intervenuto per difendere fermamente i diritti della Chiesa.
Pur esprimendo la propria
soddisfazione per il fatto che l’ordinanza del 2006 riconosce l’esistenza di
altre religioni diverse dall’islam, ha fatto notare che la presenza di
sacerdoti è necessaria affinché il culto cattolico possa essere celebrato. Di
fatto, l’amministrazione rifiuta sempre più frequentemente di concedere i visti
ai sacerdoti e ai religiosi che ne fanno richiesta. Mons. Bader ha inoltre
deplorato il fatto che i protestanti, che sono numerosi in Cabiria, non
dispongano di un numero sufficiente di luoghi di culto, soltanto perché la loro
presenza è recente, contrariamente a quella della Chiesa cattolica, di più
antica tradizione.
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