Quando il vampiro è pro-life di Massimo Introvigne, 09-12-2011, http://www.labussolaquotidiana.it
Breaking Dawn. Prima parte, il
film che sta realizzando incassi record in tutto il mondo, è il quarto della
serie tratto dalla saga Twilight della scrittrice americana Stephanie Meyer.
Com'è avvenuto per Harry Potter, a ogni romanzo corrisponde una trasposizione
cinematografica ma il quarto volume ha generato due film, il che significa naturalmente anche due
incassi.
La formula generale di Twilight è
nota, e non è nuova: ragazza s'innamora di vampiro, seguono complicazioni. Da
quando Lucy Westenra s'innamora del conte Dracula nel romanzo del 1897 di Bram
Stoker (1847-1912) la formula non è mai passata di moda. Almeno due serie
televisive tuttora in corso e note anche in Italia, True Blood e The Vampire Diaries,
ne esplorano tutte le varie sfaccettature.
Tuttavia - anche se proprio The
Vampire Diaries costituisce già in parte un'eccezione - da decenni alle donne
che s'innamorano di vampiri - per non parlare dei vampiri stessi - i romanzieri
e gli sceneggiatori attribuiscono una sessualità disinibita e trasgressiva.
Twilight ha avuto successo perché rovescia il cliché consueto. Mentre il mondo
intorno a lui vive il sesso in modo casuale, il vampiro Edward - che avendo più
di cento anni, anche se ne dimostra diciotto, è uomo di un'altra epoca - inizia
la liceale Bella [nella foto] a una visione del mondo dove i rapporti
prematrimoniali sono sbagliati e occorre attendere l'altare e l'abito bianco.
Forse i ragazzi che si
entusiasmano per Twilight accettano da un vampiro una lezione che
rifiuterebbero se il protagonista fosse, che so, un comune studente cattolico,
ma il successo dei libri e dei film mostra che la trasgressione ha ormai
stancato molti giovani e che la morale tradizionale attrae perché è rimasta l'ultimo
vero anticonformismo. Per questo la Commissione cinematografica della
Conferenza episcopale americana ha dato un giudizio positivo sui film,
definendo Edward «un vampiro gentleman».
Il quarto film che è arrivato ora
nelle sale è un po' diverso. Se nei precedenti è Edward a insegnare a Bella un
valore morale, la castità prematrimoniale, qui è Bella a impartire a Edward una
lezione molto delicata sul tema dell'aborto. All'inizio del film la strana
coppia - un vampiro e un'umana - finalmente si sposa, e va in Brasile per la
luna di miele. Qui accade l'imprevisto. Normalmente una coppia del genere non
dovrebbe essere feconda, ma Bella si scopre incinta. La prima reazione di
Edward è la fuga di fronte a questa gravidanza che secondo gli antichi testi
potrebbe produrre un mostro. Propone l'aborto, e sia i vampiri sia i loro
nemici storici - i lupi mannari - cercano di persuadere Bella ad abortire. Ma
Bella rifiuta e s'indigna quando altri parlano prima di "cosa" e poi
di "feto". Accetta solo la parola "bambino".
La vicenda diventa ancora più
drammatica quando il bambino si rivela così "diverso" - una chiara
metafora del rischio di aborto che colpisce particolarmente i bambini
diagnosticati a vario titolo come "diversi" - da rendere chiaro che
Bella morirà se cercherà di portare a termine la gravidanza. Edward, cui Bella
spiega che - anche se morisse - potrà ancora amarla nel bambino che nascerà,
risponde supplicando ancora una volta Bella di abortire: non potrà amare,
afferma, un bambino responsabile della sua morte. Ma Bella tiene duro, dà alla
luce una bella bambina - quanto eccezionale sarà rivelato nel prossimo film - e
alla fine non muore, ma è trasformata in vampiro.
Non so se l'autrice di Twilight,
Stephanie Meyer, conosca la storia di santa Gianna Beretta Molla (1922-1962),
che preferì morire e dare alla luce la quarta figlia piuttosto che abortire e
salvarsi. Ma Bella si trova nella stessa situazione della santa italiana, e
anche lei sceglie la vita. L'insistenza sulla vita e la famiglia non è casuale,
perché la Meyer è una devota mormone e le allusioni al mormonismo, per quanto
non percepibili dal lettore italiano medio, sono piuttosto numerose nei suoi
libri. Dopo avere abbandonato la poligamia - che resta praticata solo da gruppi
scismatici - nel 1890 la comunità mormone ha fatto della difesa dei valori
familiari uno dei suoi capisaldi e, nonostante idee religiose evidentemente
lontane, negli ultimi decenni cattolici e mormoni si sono spesso trovati fianco
a fianco nella battaglia contro l'aborto.
Che un film di vampiri - per di
più, come qualcuno ha scritto negli Stati Uniti, di vampiri mormoni - dia una
mano alle posizioni pro life potrà sembrare singolare. Ma in questo momento
ogni aiuto nella battaglia per la vita, da qualunque parte venga, è bene
accetto. E se avete figli adolescenti entusiasti di Twilight aiutateli a
riflettete sul tema antiabortista di Breaking Dawn, anziché concentrarsi sulle
sole avventure più spettacolari di vampiri e lupi mannari.
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