Associazione Italiana Psichiatri, 30 marzo 2012, http://www.aipsimed.org/
La neurobiologia interpersonale,
una delle ultime frontiere della neuropsichiatria, indaga le conseguenze
dell’amore sul corpo e come il cuore influenza il cervello. Dai test risulta
chiaro che i sentimenti aiutano a sentire meno il dolore fisico e persino a
riprendersi da un ictus. La studiosa americana Diane Ackerman ha sperimentato
gli effetti positivi nella cura a base di affetto sul suo compagno dopo essere
stato colpito da ictus.
Gli esperimenti che Diane
Ackerman ha pubblicato sul New York Times sono impressionanti: «Ho cominciato a
sperimentare nuovi modi di comunicare: attraverso gesti, emozioni facciali,
giochi, empatia e una tonnellata di affetto. Lentamente il cervello del marito
ha cominciato a rimettersi in moto rispondendo alle sollecitazioni». A
dimostrazione che sono i sentimenti a guidare il cervello.
La più grande scoperta della
neurobiologia interpersonale è che il cervello non smette mai di modificarsi,
come sostiene la teoria di Dan Siegel dell’Università di Pasadena, soprattutto
mentre facciamo amicizia e scegliamo il nostro amore. «Il corpo – spiega
Ackerman – ricorda quell´unicità sentita con la mamma e cerca il proprio
equivalente nel partner adulto». La sincronia tra la mente del bambino e quella
della madre è stata fotografare grazie alla scansione elettronica del cervello
ed è la stessa sincronia registrata proprio tra gli innamorati. Naomi
Einseberger dell´Università della California è arrivata a conclusioni simili,
partendo però dalla situazione opposta: ha dimostrato che le aree del cervello
che registrano il dolore fisico sono le stesse che si accendono quando si viene
lasciati dal partner.
FONTE: La Repubblica, pag. 43. edott.it
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