«Siria, noi cristiani sotto tiro» di Giorgio Bernardelli, 22-03-2012, http://www.labussolaquotidiana.it
«Ero in macchina ad appena un
centinaio di metri da dove è avvenuta l'esplosione. Ho pensato che la mia ora
di lasciare questo mondo fosse arrivata». In una lettera diffusa dal sito arabo
cristiano abouna.org il metropolita siro ortodosso di Aleppo, mar Gregorios
Yohanna Ibrahim, racconta così l'attentato che domenica ha seminato il terrore
nel quartiere di Sulaimanya, il quartiere dei cristiani nella seconda città
della Siria. Tre i morti, una trentina i feriti, nell'ennesimo salto di qualità
nel dramma che da più di un anno ormai scuote il Paese.
Un attentato di domenica mattina
nel quartiere dei cristiani. A trecento metri dalla casa del vescovo
siro-ortodosso. E ancora più vicino all'oratorio del convento di Er Ram, della
Custodia di Terra Santa, rimasto gravemente danneggiato con un muro della
stessa chiesa crollato. I ragazzi sono usciti illesi solo perché -
provvidenzialmente - padre Shadi Bader aveva deciso di mandarli a casa un po'
prima.
Tutto questo è successo domenica
mattina ad Aleppo ed è davvero difficile non leggerlo come un attacco
premeditato contro i cristiani. Certo l'obiettivo era una sede delle forze di
sicurezza che si trova nella zona.
Ma può essere un caso che sia
stata scelta proprio la struttura di quella zona e sia stata colpita proprio
alla domenica mattina? «Erano le undici, i nostri fedeli di Aleppo stavano
rientrando a casa dopo aver partecipato alle liturgie nelle loro chiese -
racconta il metropolita nella sua lettera -. La mia auto è stata scossa
violentemente insieme alla strada sotto di noi; ho sentito il ruomore
dell'esplosione come se fosse avvenuta dentro le mie orecchie. Non vedevo
nulla, sentivo solo le voci intorno, i pianti e le urla da ogni parte:
“Signore, Signore, abbi pietà di noi... aiutaci”. Mi è venuto in mente il brano
del Vangelo che avevo commentato poco prima, durante la celebrazione. Era
quello della donna cananea che si rivolge a Gesù perché guarisca sua figlia
malata; gli dice proprio: “Figlio di Davide, abbi pietà di me”».
L'autobomba di domenica a
Sulaimanya è stato il secondo attentato ad aver colpito Aleppo, la terza città
del Medio Oriente - dopo Beirut e il Cairo - per numero di cristiani. Sono ben
300 mila qui i fedeli in un mosaico di riti e confessioni diverse. Già il 10
febbraio la guerra civile che scuote la Siria era arrivata a toccare con un
attentato suicida che aveva lasciato dietro di sé 28 morti anche questa città
da 3 milioni di abitanti, finora rimasta fedele al presidente Bashar al Assad.
Attentati firmati da chi? Tutti gli indizi portano a pensare alle milizie
islamiste che - come molteplici testimonianze raccontano - stanno prendendo
sempre più il sopravvento in quel mondo estremamente composito che con una
semplificazione parecchio grossolana viene definito dai media occidentali come
l'«opposizione siriana».
«È stato il secondo attentato nel
quartiere a maggioranza cristiana di Aleppo - commenta nella lettera mar
Gregorios Yohanna Ibrahim -. Noi non vogliamo ancora credere che l'obiettivo
specifico siano i cristiani, ma certo c'è qualcuno che sembra proprio voler
fare di tutto per confermare quest'idea. Non dimentichiamo poi il martirio di
tanti cristiani nell'assedio di Homs e le altre centinaia che sono rimasti
feriti». L'altro volto di quella tragedia di cui nessuno parla.
«I cristiani oggi in Siria hanno
di fronte a sé due gravi problemi - continua il metropolita siro ortodosso di
Aleppo -. Da una parte lo spettro dell'emigrazione che rischia di decimare le
nostre comunità come è già accaduto in Iraq: lì la metà dei cristiani ha già
lasciato il Paese ed altri si apprestano a farlo. Ma il secondo spettro è
proprio la diffusione dell'islamismo radicale, che promuove le voci del
fondamentalismo e dell'estremismo nel mondo arabo, specialmente attraverso i
salafiti e i wahhabiti dell'Arabia Saudita. Stanno rendendo pericolosa la vita
dei cristiani in tutto l'Oriente, diffondono discordia sul ruolo delle chiese,
mettono in discussione il diritto alla cittadinanza, minano quella cultura del
pluralismo, della democrazia e delle libertà che sono un requisito fondamentale
in ogni società di oggi».
Di qui l'appello che da Aleppo
mar Gregorios Yohanna Ibrahim lancia ai cristiani di tutto il mondo:
«Scrivo per dirvi che i cristiani
della Siria - insieme a tutti i musulmani che vogliono la pace - sperano che
questa nuvola nera scompaia presto dei Paesi arabi scossi dal vento della
primavera araba, che ha portato effetti negativi specialmente qui in Siria -
conclude la sua lettera -. Noi speriamo e continuiamo a pregare con le parole
della cananea: “Signore, abbi pietà di noi e aiutaci”».
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