Gran Bretagna: vietato credere ai miracoli di Gianfranco Amato, Corrispondenza
romana, 27 marzo 2012, 1235, Politica estera
(di Gianfranco Amato) In Gran
Bretagna sulla tutela dei consumatori in tema di pubblicità ingannevole vigila
severa la Advertising Standards Authority (ASA). Paiono davvero inflessibili
gli occhiuti censori di quell’autorità, che non intendono far sconti a nessuno,
neppure al Padreterno. Sì perché l’ultimo provvedimento dell’ASA riguarda
un’ingiunzione notificata ad un’organizzazione cristiana, con la quale si
proibisce di comunicare pubblicamente il fatto che attraverso la preghiera sia
possibile ottenere una guarigione fisica.
Ecco cosa è accaduto. A Bath,
nella celebre città termale della contea del Somerset, l’associazione cristiana
Healing On The Streets (HOTS), composta da volontari che si offrono di pregare
per le persone ammalate, ha avuto la malaugurata idea di scrivere sul proprio
sito web, e su alcuni volantini distribuiti pubblicamente, che attraverso la
preghiera si può guarire. Pubblicità truffaldina ed ingannevole secondo i
funzionari della draconiana ASA. A denunciare l’asserito raggiro ha provveduto
un’attivista atea, Hayley Stevens, la quale si è sentita profondamente offesa
dal cinismo con cui i cristiani «promettono false speranze alle persone
ammalate».
Hayley Stevens, nel suo esposto
inoltrato alla Advertising Standards
Authority, ha anche evidenziato i rischi di quella «pericolosa impostura»,
sottolineando gli effetti negativi che si potrebbero avere «nei confronti di
soggetti affetti da gravi patologie, qualora questi rinunciassero alle cure
mediche per rifugiarsi nell’illusione religiosa». La Advertising Standards
Authority, ritenendo inaccettabile un simile broglio, e nella convinzione di
dover tutelare i cittadini britannici da ogni possibile frode comunicativa, ha
deciso di accogliere le doglianze della Stevens, ed ha conseguentemente emesso
un provvedimento inibitorio a carico dell’associazione cristiana Healing On The
Streets, il cui comportamento è stato definito, oltre che illegittimo, anche
«irresponsabile».
Paul Skelton, il fondatore di
HOTS, si è dichiarato allibito per quanto successo, ritenendo «assurda la
pretesa dell’ASA di impedire la comunicazione, attraverso il sito web, di un
principio religioso cristiano, come quello della possibilità di guarigione
attraverso la preghiera». «La Advertising Standards Authority ‒ ha precisato
Skelton ‒ ci ha persino imposto di sottoscrivere un documento in cui ci saremmo
impegnati a non dare più, in futuro, quella comunicazione». Sembra di essere
tornati ai tempi antichi delle persecuzioni, quando ai cristiani veniva
intimata la denuntiatio, ovvero la diffida a non divulgare il loro credo (“ne
loquerentur in nomine Iesu”), cui seguiva, successivamente, l’imposizione della
abiuratio.
Nonostante le intimidazioni
subite, Paul Skelton ha deciso, a nome dell’associazione che rappresenta, di ricorrere
contro la decisione della Advertising Standards Authority, per cui sarà
interessante vedere cosa deciderà in merito l’autorità giudiziaria. Se davvero
si riterrà di dover applicare all’annuncio cristiano gli advertising standard
dell’ASA, e quindi di sottoporre quella fede alle ferree leggi del codice
pubblicitario britannico, qualche interrogativo si imporrà.
Sarà ancora lecito affermare, ad
esempio, che i peccati possono essere perdonati? Che è possibile guadagnarsi il
Paradiso dopo la morte? Che i miracoli esistono? Non oso neppure immaginare
cosa potrebbe accadere, in caso di conferma della decisione dell’ASA, ai
volontari della Catholic Association, l’organizzazione cattolica britannica che
da più di cento anni organizza pellegrinaggi di malati a Lourdes. Ora l’assurda
e prepotente logica del politically correct oltre alla fede intende uccidere
anche la speranza.
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