La Ue: «Basta animali nei test. Usiamo embrioni umani» di Giovanni
Maria Del Re, 29 marzo 2012, http://www.avvenire.it/
Cellule staminali embrionali
umane, ottenute distruggendo embrioni congelati "in sovrannumero",
per sostituire cavie animali nei test tossicologici sui farmaci. Può apparire
paradossale ma è quanto prevede un progetto di ricerca, finanziato con 12
milioni di euro dall’Unione Europea nell’ambito del VII Programma quadro,
ancora in corso, e che si sta pensando di rifinanziare. Si chiama «Esnats»,
acronimo che sta per «nuove strategie di test alternativi basati sulle cellule
staminali embrionali».
Tra i programmi di ricerca sulle
staminali finanziati dalla Ue è quello che ha ottenuto la quota più alta di
fondi comunitari (che in questo specifico settore ammontano a 22 milioni di
euro per il periodo 2007-2013). A coordinarlo è Jürgen Hescheler, dell’Istituto
di Neurofisiologia dell’Università di Colonia, che guida un gruppo di 29 tra
università e aziende (per l’Italia c’è la società cremonese Avantea,
specializzata in zootecnia e biotecnologie). Per inciso, Hescheler era tra i
firmatari di una lettera apparsa lo scorso anno sulla rivista Nature contro la
possibilità – poi verificatasi a ottobre – che la Corte di Giustizia europea
vietasse la brevettabilità di embrioni o strumenti da essi derivate.
Qui però non si tratta di
studiare cure per gravi malattie, dal Parkinson alla cecità, le stesse invocate
dai fautori dell’utilizzo delle staminali embrionali. Tutt’altro. «L’obiettivo
del progetto Esnats – si legge infatti sul relativo sito Internet – è di
sviluppare una nuova piattaforma di test di tossicità all in one fondata su
cellule staminali embrionali, in particolare umane, per accelerare la
realizzazione di farmaci, ridurre i costi di ricerca e sviluppo e proporre una
potente alternativa ai test animali». L’aspetto bioetico viene riconosciuto ma
allo stesso tempo liquidato affermando che le staminali verrebbero prelevate da
embrioni umani congelati che «sarebbero stati distrutti comunque».
«Il paradosso – osserva David
Fieldsend, direttore per l’Europa di "Care for Europe", Ong cristiana
specializzata in ricerca e istruzione – è che, anziché considerare le cellule
embrionali come degne di un più elevato rispetto o protezione, sono le stesse
cellule embrionali a essere ridotte al rango di un’alternativa a qualcos’altro
ritenuto degno di maggiore protezione». Ovvero gli animali. In gioco, neanche a
dirlo, sono «enormi interessi commerciali». In effetti, se il progetto avrà successo,
«sarà necessario ri-testare tutta una serie di prodotti farmaceutici: si apre
un mercato immenso». Ma non basta. Secondo Care for Europe, paradossalmente
proprio una direttiva Ue – secondo la quale è obbligatorio utilizzare sempre
alternative a test animali quando disponibili – potrebbe spingere a usare un
crescente numero di embrioni umani. «È piuttosto curioso – commenta
l’eurodeputato del Ppe slovacco Miroslav Mikolášik, medico che ha lavorato in
reparti di terapia intensiva, ora tra i parlamentari Ue più attivi sui temi
bioetici – si accetta la distruzione di embrioni umani per non dover alimentare
e gestire animali da laboratorio».
In seno al Parlamento Europeo sta
però crescendo il numero di quanti nutrono forti dubbi sull’opportunità di un
finanziamento Ue della ricerca sulla staminali embrionali, che Bruxelles
vorrebbe mantenere anche in Horizon 2020, il nuovo programma quadro (l’ottavo)
per il periodo 2014-2020, dotato di 87 miliardi di euro complessivi. «Qualsiasi
ricerca sulle cellule staminali umane, allo stato adulto ed embrionale – si
legge nella bozza della Commissione –, può essere finanziata». La questione, in
verità, non è soltanto etica, come sottolinea Mikolášik, ma anche scientifica.
«Fino a oggi – sottolinea – non un solo paziente al mondo è stato curato con
staminali embrionali».
Molto più promettenti sono invece
le staminali prelevate da adulti o dal cordone ombelicale. Come ha riferito
ieri a Bruxelles Colin McGuckin, presidente dell’Istituto per la ricerca sulla
terapie cellulari di Lione, fino a oggi sono state trattate ben 70 malattie
grazie a cellule staminali adulte e cordonali, e altri 600 casi sono in fase di
test clinico. Grazie a queste cellule a McGuckin è riuscita, primo al mondo, la
creazione di un nuovo fegato del tutto naturale con le cellule dello stesso
paziente. Perché – si chiede Mikolášik in un’interrogazione scritta – la
Commissione non si concentra su queste ricerche, lasciando perdere quelle sulle
embrionali, controverse e oggetto ora anche di una sentenza della Corte Ue? Ma
la Commissione, per ora, non ci sente. «Ci sono pazienti che attendono – taglia
corto Ruxandra Draghia-Akli, medico e dirigente della Direzione generale salute
dell’esecutivo Ue – finanzieremo tutti i progetti che potranno portare a cure».
Un modo per far passare tutto.
Nessun commento:
Posta un commento