In Danimarca la guerra alla sindrome di Down a colpi di aborto, 21
marzo, 2012, http://www.uccronline.it/
«È chiaro che la Chiesa cattolica
possa non essere d’accordo con l’eutanasia. Personalmente però ritengo che
questa posizione non sia veramente umanitaria. La Chiesa (…) predica la pietà,
ma in questo caso si rivela crudele poiché, secondo una valutazione puramente
emotiva, richiede il perpetuarsi di una penosa sofferenza senza fine». Questo
toccante intervento di tolleranza modernista, dinanzi al quale tutti gli
abortisti anticattolici sorriderebbero soddisfatti, lo dobbiamo a Valentin
Faltihauser, uno dei responsabili della morte di più di 250 mila persone per
colpa delle malsane idee eugenetiche naziste: questa fu la sua difesa al
processo di Norimberga. Le parole dello scienziato nazista sono le stesse che
scorrono dagli “esperti” in qualsiasi show televisivo e nelle opinioni
dell’uomo medio.
In Danimarca il governo ha
intrapreso una propria guerra contro la Sindrome di Down tramite fitta
propaganda e la pur notevole iniziativa di aver reso gratuita l’analisi
prenatale del bambino. L’inquietante scopo finale però è quello di abortire
ogni feto “imperfetto” fino all’estinzione totale della malattia entro il 2030.
«Ora (in Danimarca, n.d.A.) si eliminano i bambini Down…» scrive Josephine
Quintavalle, la più nota esponente laica del movimento pro-life britannico,
fondatrice e direttrice del Comment on Reproductive Ethics , «ma chi può
determinare cosa sia l’imperfezione? In Inghilterra, ad esempio, lo fa lo Stato
che ora si è spinto anche più in là, ritenendo inaccettabile qualsiasi anomalia
fisica: la legge consente l’aborto fino al nono mese se il bambino ha il labbro
leporino o se ha un dito in più. Anche il naso storto o le orecchie a sventola
sono difetti: se seguiamo la logica perfezionista pure i bambini con queste
imperfezioni dovrebbero essere abortiti». Il rischio eugenetico non si è
estinto con il razzismo del primo novecento, ma ha solo cambiato faccia,
ricoprendosi di una patina individualistica e faustiana estremamente popolare.
Il Professor Giorgio Israel,
docente ordinario di Matematica presso “La Sapienza”, così si è recentemente
espresso a tal proposito: «Esiste da sempre il mito prometeico della perfezione
[...], la convinzione che si possa vincere la malattia, ogni difetto e creare
un’umanità perfetta c’è da tempo. Se il nazismo la saldava con un’ideologia
razziale, oggi è diffuso invece il mito individualistico, per cui ognuno deve
poter scegliere come deve essere fatto perfino suo figlio. Cambia la forma, ma
alla base c’è sempre la stessa illusione: rifare ciò che sarebbe stato fatto
male dalla natura». Il matematico rileva due problemi di questa ideologia: «il
primo è il pangenetismo, l’idea secondo cui tutto è genetico, ogni aspetto
negativo della persona è riconducibile ai geni. L’ambiente non c’è più, non
contano i rapporti. Eppure una persona può essere perfetta, avere un cuore
sanissimo e ammalarsi di cuore perché gli muore una persona cara. Non tutta la
vita dell’uomo è inscritta nella genetica. Oggi invece, senza nessun
presupposto razionale e scientifico, si crede così». Il secondo si riassume in
questa domanda: «Chi decide quale vita è degna di essere vissuta? Chi dice che
è meglio eliminare il feto piuttosto che far nascere un bambino Down? L’altro
giorno ho visto una persona con una grave imperfezione: non aveva una gamba.
Ma, proprio come Pistorius, correva con una protesi. Lui ha reagito, chi può
decidere che quella non è una vita degna? Questo è un criterio nazista».
Basterebbe ricordare la storia di Lizzie
Valasquez o quella delle gemelle Abby e
Brittany nate in un solo corpo.
Noi preferiamo lasciare a Dio (o,
per i non credenti, alla Natura) il compito di decidere chi debba morire e chi
debba vivere: l’unica speranza è che a tali più miti consigli tornino anche i
vate dell’eugenetica contemporanea, prima che sia troppo tardi per tutti: anche
per i loro figli.
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