giovedì 29 marzo 2012


Il diritto alla vita oltre l’ideologia, 28 Marzo 2012, © Osservatore Romano - 28 marzo 2012, http://www.zammerumaskil.com

Scritto da - Staff ZM -
SANTIAGO, 28. La tutela della maternità e della vita nascente è un principio che non può essere eluso; deve essere invece promosso pienamente, con umanità e razionalità, affinché si crei una cultura profonda che sappia difendere questi valori, fondamentali per avere veramente speranza nel futuro. Lo ribadisce la Conferenza episcopale del Cile intervenendo nuovamente nel dibattito in atto relativo alle iniziative legislative per depenalizzare, in certi casi, l’aborto. In una dichiarazione, i presuli, invitando a proteggere la vita dell’essere umano dal concepimento fino alla morte naturale, offrono spunti di riflessione, «luci», con «la carità nella verità», ai cattolici, ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà sull’inviolabile «dono della vita». Si rivolgono anche e soprattutto ai legislatori e alle istituzioni perché affrontino, senza chiusure ideologiche, «un problema come il diritto fondamentale alla vita, che tocca profondamente l’anima nazionale». Nel loro appello i vescovi citano, nell’ordine, il documento della Conferenza episcopale del 28 dicembre 2010 e la lettera congiunta delle Chiese cristiane del 3 ottobre 2011, indirizzata ai poteri dello Stato e all’opinione pubblica su una «visione condivisa del diritto alla vita». In questo documento congiunto, la Chiesa cattolica e quella ortodossa, l’ufficio di presidenza ampliato delle organizzazioni evangeliche, le comunità anglicana, metodista pentecostale e pentecostale apostolica, «guardando al bene supremo degli esseri umani, della società, della nazione cilena e ai valori che ispirano una visione cristiana del mondo, dicono no all’introduzione dell’ab orto nel nostro Paese, vale a dire il poter porre fine alla vita dell’uomo nel grembo materno: non c’è alcuna ragione che renda lecito privare della vita un essere innocente». Con un ampio documento, intitolato Grido per la vita degli innocenti, i vescovi cileni, alla fine del 2010, rispondevano ad alcuni politici e legislatori che avevano aperto un dibattito sulla possibilità di depenalizzare l’aborto; possibilità contro la quale si è espresso anche il presidente e capo del Governo, Sebastián Piñera Echenique. La Conferenza episcopale scelse simbolicamente la festa dei santi Innocenti Martiri per rendere noto il proprio pronunciamento rivolto sia ai cattolici sia ai legislatori e alle autorità. «Vogliamo offrire — si legge nel documento con riferimento specifico ai tre casi per cui si propone la depenalizzazione dell’aborto (pericolo di vita per la madre, grave malformazione del feto e gravidanza frutto di una violenza) — alcune riflessioni per il discernimento consapevole del dolore che vivono una madre e la sua famiglia in tali situazioni, le quali, nonostante siano limitate, provocano angoscia, incertezza e sofferenze di fronte alle quali nessuno può restare indifferente». Di fronte a situazioni di questo tipo — prosegue la nota dei vescovi cileni — si devono cercare delle risposte che siano «rispettose della vita, sia della madre sia del figlio» e al tempo stesso lo si deve fare «nella cornice giuridica che rifletta un profondo rispetto per la vita umana in tutte le sue fasi e condizioni». Tale rispetto, inoltre, deve riguardare l’intero sistema sanitario e i servizi per la salute pubblica così come la medesima società in cui si vivono queste re a l t à . «Occorre non dimenticare — si osserva nella dichiarazione — l’importanza dell’educazione di quei valori che sono in gioco: rispetto della vita, cura dei più deboli, solidarietà, compassione e giustizia. Riteniamo che queste siano le questioni sulle quali dobbiamo discutere». Sono le risposte che saranno date a queste sfide quelle che «segneranno» la condotta da seguire «di fronte alla madre e al figlio e quelle che costruiranno sia l’anima nazionale sia la cultura del Paese». I vescovi, nel citare alcuni passi dell’enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II, ribadiscono che «l’uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale», e poi osservano: «Questo principio etico , profondamente umano, è precedente al cristianesimo e fa riferimento all’uso della ragione quando si tratta di proteggere la vita dell’essere umano non ancora nato e dunque il rifiuto della legalizzazione dell’ab orto». Il documento del dicembre 2010, riproposto dai vescovi cileni in ampie citazioni nell’attuale nota, prosegue analizzando le tre situazioni sulle quali si discute per chiedere la depenalizzazione dell’aborto e conclude: «Ci sembra più ragionevole interrogarsi sulla nostra capacità di generare istanze capaci di accompagnare in modo adeguato sia la madre sia la sua famiglia, senza fare ricorso alla distruzione di una vita. Ci auguriamo che in questi giorni in cui celebriamo la nascita di Gesù cresca in tutti noi l’amore per la vita, il rispetto della vita di tutti, e soprattutto il dovere che tutti abbiamo di proteggere la vita dei piccoli, dei sofferenti e dei più poveri della nostra società».

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