Il diritto alla vita oltre l’ideologia, 28 Marzo 2012, © Osservatore
Romano - 28 marzo 2012, http://www.zammerumaskil.com
Scritto da - Staff ZM -
SANTIAGO, 28. La tutela della
maternità e della vita nascente è un principio che non può essere eluso; deve
essere invece promosso pienamente, con umanità e razionalità, affinché si crei
una cultura profonda che sappia difendere questi valori, fondamentali per avere
veramente speranza nel futuro. Lo ribadisce la Conferenza episcopale del Cile
intervenendo nuovamente nel dibattito in atto relativo alle iniziative
legislative per depenalizzare, in certi casi, l’aborto. In una dichiarazione,
i presuli, invitando a proteggere la vita dell’essere umano dal concepimento
fino alla morte naturale, offrono spunti di riflessione, «luci», con «la carità
nella verità», ai cattolici, ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà
sull’inviolabile «dono della vita». Si rivolgono anche e soprattutto ai
legislatori e alle istituzioni perché affrontino, senza chiusure ideologiche,
«un problema come il diritto fondamentale alla vita, che tocca profondamente
l’anima nazionale». Nel loro appello i vescovi citano, nell’ordine, il
documento della Conferenza episcopale del 28 dicembre 2010 e la lettera
congiunta delle Chiese cristiane del 3 ottobre 2011, indirizzata ai poteri
dello Stato e all’opinione pubblica su una «visione condivisa del diritto alla
vita». In questo documento congiunto, la Chiesa cattolica e quella ortodossa,
l’ufficio di presidenza ampliato delle organizzazioni evangeliche, le comunità
anglicana, metodista pentecostale e pentecostale apostolica, «guardando al bene
supremo degli esseri umani, della società, della nazione cilena e ai valori che
ispirano una visione cristiana del mondo, dicono no all’introduzione dell’ab
orto nel nostro Paese, vale a dire il poter porre fine alla vita dell’uomo nel
grembo materno: non c’è alcuna ragione che renda lecito privare della vita un
essere innocente». Con un ampio documento, intitolato Grido per la vita degli
innocenti, i vescovi cileni, alla fine del 2010, rispondevano ad alcuni
politici e legislatori che avevano aperto un dibattito sulla possibilità di
depenalizzare l’aborto; possibilità contro la quale si è espresso anche il
presidente e capo del Governo, Sebastián Piñera Echenique. La Conferenza
episcopale scelse simbolicamente la festa dei santi Innocenti Martiri per
rendere noto il proprio pronunciamento rivolto sia ai cattolici sia ai
legislatori e alle autorità. «Vogliamo offrire — si legge nel documento con
riferimento specifico ai tre casi per cui si propone la depenalizzazione
dell’aborto (pericolo di vita per la madre, grave malformazione del feto e
gravidanza frutto di una violenza) — alcune riflessioni per il discernimento
consapevole del dolore che vivono una madre e la sua famiglia in tali
situazioni, le quali, nonostante siano limitate, provocano angoscia, incertezza
e sofferenze di fronte alle quali nessuno può restare indifferente». Di fronte
a situazioni di questo tipo — prosegue la nota dei vescovi cileni — si devono
cercare delle risposte che siano «rispettose della vita, sia della madre sia
del figlio» e al tempo stesso lo si deve fare «nella cornice giuridica che
rifletta un profondo rispetto per la vita umana in tutte le sue fasi e
condizioni». Tale rispetto, inoltre, deve riguardare l’intero sistema sanitario
e i servizi per la salute pubblica così come la medesima società in cui si
vivono queste re a l t à . «Occorre non dimenticare — si osserva nella
dichiarazione — l’importanza dell’educazione di quei valori che sono in gioco:
rispetto della vita, cura dei più deboli, solidarietà, compassione e giustizia.
Riteniamo che queste siano le questioni sulle quali dobbiamo discutere». Sono
le risposte che saranno date a queste sfide quelle che «segneranno» la condotta
da seguire «di fronte alla madre e al figlio e quelle che costruiranno sia
l’anima nazionale sia la cultura del Paese». I vescovi, nel citare alcuni passi
dell’enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II, ribadiscono che
«l’uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre
gravemente immorale», e poi osservano: «Questo principio etico , profondamente
umano, è precedente al cristianesimo e fa riferimento all’uso della ragione
quando si tratta di proteggere la vita dell’essere umano non ancora nato e
dunque il rifiuto della legalizzazione dell’ab orto». Il documento del dicembre
2010, riproposto dai vescovi cileni in ampie citazioni nell’attuale nota,
prosegue analizzando le tre situazioni sulle quali si discute per chiedere la
depenalizzazione dell’aborto e conclude: «Ci sembra più ragionevole
interrogarsi sulla nostra capacità di generare istanze capaci di accompagnare
in modo adeguato sia la madre sia la sua famiglia, senza fare ricorso alla distruzione
di una vita. Ci auguriamo che in questi giorni in cui celebriamo la nascita di
Gesù cresca in tutti noi l’amore per la vita, il rispetto della vita di tutti,
e soprattutto il dovere che tutti abbiamo di proteggere la vita dei piccoli,
dei sofferenti e dei più poveri della nostra società».
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